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Imprese manifatturiere. Srm (Intesa Sanpaolo): “La speranza è nel Pnrr”
Il Centro studi di Intesa Sanpaolo presenta l’Osservatorio ripresa e resilienza, un’opportunità di crescita per le imprese manifatturiere del Mezzogiorno
Intesa Sanpaolo, il Centro Studi e Ricerche per il Mezzogiorno presenta l’Osservatorio ripresa e resilienza per le imprese manifatturiere
Imprenditori ancora sfiduciati, a rilento gli investimenti nel Paese, nonostante gli incentivi fiscali, le imprese sperano nel Pnrr. E’ questo il quadro tracciato da Srm, Centro studi legato al Gruppo Intesa Sanpaolo, che domani presenta l’Osservatorio ripresa e resilienza, un’indagine sulle opportunità che hanno le imprese manifatturiere meridionali.
Secondo l’indagine, nell’ultimo triennio solo il 36% delle imprese ha infatti realizzato investimenti nel Paese, il 34% nel Mezzogiorno. Elettronica, sistemi innovativi per l’ambiente e sistema moda fanno da traino. Tuttavia, in quest’area del Paese, il 59% delle imprese ha investito in maniera rilevante rispetto alla media nazionale (54%), superando il 20% del fatturato aziendale in termini di ammontare. Il Pnrr può però contribuire ad una crescita delle performance aziendali se si investirà sui territori. L’organismo napoletano rileva che il 48,7% di queste imprese investitrici ha realizzato investimenti nel campo della sostenibilità e dell’innovazione oltre il 3% in più che mediamente in Italia. Si investe soprattutto in digitale, in sostenibilità ambientale e in ricerca, ritenuti i tre elementi chiave del Pnrr.
Con riferimento agli investimenti in digitale, gli analisti di Srm rilevano che il 62% delle imprese al Sud incrementano gli investimenti (il 38% per una quota di almeno il 15%), contro il 55% in Italia. Si investe per lo più in beni strumentali innovativi e in digitalizzazione dei processi di fornitura. Per gli investimenti in innovazione sostenibile le differenze territoriali sono ancora più accentuate: il 62% è la quota di imprese meridionali che prevede di aumentare gli investimenti in questo ambito, contro 51% a livello nazionale. Tra i fattori che favoriscono gli investimenti in innovazione sostenibile, le pressioni esercitate dalla domanda, il miglioramento delle performance aziendali e solo negli ultimi anni la disponibilità di incentivi fiscali. In sostanza, le imprese meridionali valutano gli investimenti in innovazione e sostenibilità più come funzionali per competere sui mercati che come opportuni considerando la disponibilità di incentivi.
Anche le previsioni degli investimenti in formazione e ricerca risultano migliori per le imprese meridionali: il 56% pensa di aumentarli, rispetto al 49% a livello nazionale. Particolare attenzione si registra per gli investimenti al web marketing e alle tecniche/strumenti di vendita online. In media, le imprese meridionali prevedono di incrementare le spese per investimenti “innovativi” del 9,7% (8,5% a livello nazionale), in particolare quelle per investimenti in innovazione sostenibile (+1,5% di crescita aggiuntiva per il Mezzogiorno rispetto alla media italiana).
Tutto ciò trova, evidenzia l’indagine, particolare centralità alla luce dell’annuncio dei primi bandi: sono previsti 6 miliardi di euro da utilizzare entro i primi mesi del 2022 per il finanziamento di circa 60 progetti su grandi filiere e ricerca business.
Imprese manifatturiere al Sud: i mercati
Per quanto riguarda le vendite all’estero, Il Centronord fa meglio del Mezzogiorno dove l’internazionalizzazione delle imprese è inferiore al 50%. Tuttavia, per una percentuale rilevante di imprese meridionali - circa ¼ del totale - l’incidenza delle vendite all’estero sul fatturato supera il 40%, un dato in linea con quello nazionale. Rispetto alla media italiana, le imprese meridionali hanno una minore capacità di proiezione sui mercati di sbocco più distanti. Circa l’8% è presente sui mercati asiatici, contro il 14% mediamente per le imprese italiane. Nelle previsioni degli imprenditori al 2023, le vendite domestiche sono viste in crescita da parte di 1/3 delle imprese meridionali (26% mediamente in Italia) e quelle sui mercati europei dal 25% delle imprese (20% in Italia).
Campania e Puglia sono le regioni che trainano gli investimenti al Sud, in speciale modo quelli innovativi con una quota superiore al dato medio dell’area (rispettivamente 49,1% e 51,8% contro il dato medio del 48,7%). La Sicilia si ferma al 45,7%. Analoga situazione si registra se si considerano le previsioni di investimento in digitale nei prossimi tre anni: secondo il Centro studi di Intesa Sanpaolo per il periodo 2021-2023, la quota di imprese che prevede un aumento è pari al 64% sia per la Campania che per la Puglia, a fronte di una media meridionale del 62%; per la Sicilia è pari al 59%. Primo mercato di riferimento delle imprese meridionali è quello domestico con cui si relaziona l’89% delle imprese campane, il 92% di quelle pugliesi e l’84% di quelle siciliane (88% il dato Mezzogiorno); mentre guardando alla capacità competitiva a livello internazionale, dall’indagine emerge una difficoltà a raggiungere i mercati più lontani e ciò è vero soprattutto per le imprese di Puglia e Sicilia. Le imprese campane, invece, sono presenti sui mercati europei e del Nord America in misura maggiore rispetto alla media dell’area.
Infine il Pnrr. Il 54% delle imprese, sia nel Mezzogiorno che mediamente in Italia, intravede opportunità e possibili vantaggi indiretti per la propria azienda, e il 31% si dichiara pronto a coglierne sia direttamente che indirettamente i vantaggi. La strada indicata è sempre quella: l’adeguamento delle infrastrutture,la riqualificazione antisismica ed energetica, l’agroalimentare, strutture socio-sanitarie, reti elettriche ed idriche, riqualificazione urbana.