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Intesa Sanpaolo, il Rapporto sui Distretti. Messina: "Investire sulle filiere"

Roberta Bonetti

De Felice (Intesa Sanpaolo): "L'approccio alla ripresa dell'Italia punta sulla resilienza, sulle riforme, sul rafforzamento della nostra struttura produttiva"

Intesa Sanpaolo presenta il tredicesimo Rapporto dedicato all’economia e la finanza dei Distretti Industriali

A un anno di distanza dallo scoppio della pandemia, il 13°Rapporto Economia e Finanza dei Distretti Industriali 2020 di Intesa Sanpaolo si pone l’obiettivo di rappresentare lo stato di salute dei distretti, evidenziando le criticità da superare, i fattori di resilienza su cui far leva e le priorità da affrontare per un rilancio economico duraturo e sostenibile. Durante la presentazione del Rapporto, in live streaming, si sono infatti offerti molti spunti di riflessione su quello che è lo stato di salute di circa 20.000 imprese che fanno parte di 160 distretti industriali e su quelle che sono le priorità per il loro rilancio. A presentare il Rapporto sono intervenuti il Chief Economist e Responsabile Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo Gregorio De Felice e Fabrizio Guelpa, Responsabile Industry & Banking, Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo. A chiudere l’evento di presentazione è intervenuto il Consigliere delegato e CEO Intesa Sanpaolo Carlo Messina.

E’ un momento difficile - ha detto Gregorio De Felice, Chief Economist e Responsabile Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo - però vediamo i primi segnali di ripresa, purtroppo e soprattutto, al di là dell’oceano, ma siamo convinti che poi si estenderanno anche in Europa e in Italia, che ha avuto e sta avendo un approccio diverso alla ripresa, puntando non soltanto sul rimbalzo nel garantire ristori all’economia, ma puntando molto sulla resilienza, sulle riforme, sul rafforzamento della nostra struttura produttiva. Per capire se il nostro sistema produttivo è in grado di approfittare dell'occasione che rappresenta il PNRR italiano (che si collega la Next Generation EU), osserviamo la realtà dei distretti. Una realtà molto variegata che rappresenta una punta di diamante rispetto al manifatturiero italiano nel suo complesso. Più di 20.000 aziende distrettuali confrontate con circa 62-63.000 imprese non distrettuali. Sotto molti profili le imprese dei distretti vanno meglio e hanno dei fattori di forza rispetto alle altre”. 

Dopo un calo di fatturato stimato pari al 12,2% nel 2020, per il 2021 è atteso un rimbalzo dei livelli produttivi, con un incremento dell’11,8%. Le previsioni indicano che il recupero sarà parziale e lascerà il fatturato dell’aggregato distrettuale del 3% circa inferiore al livello del 2019. Pesano le difficoltà del Sistema moda e, più in generale, una prima parte dell’anno ancora penalizzata dalla pandemia. La reazione è significativa considerando che lo scorso anno il 25,2% delle imprese aveva avuto una marginalità negativa; circa la metà di queste imprese ha potuto contare sulla liquidità interna per appianare le perdite; le restanti hanno potuto attivare moratorie o finanziamenti garantiti a tassi agevolati. 

Sul fronte del digitale, nei distretti già prima della pandemia era in crescita l’incidenza di ICT e R&S sul totale degli acquisti di beni e servizi, salita nel 2019 al 4,1% (dal 3,7% del 2016), grazie al traino della meccanica (7,1% vs 5,7% delle aree non distrettuali, il 25% in più). I processi di digitalizzazione hanno subito un’accelerazione nel 2020, soprattutto nel lavoro a distanza e nei distretti. Restano però ritardi in modo particolare tra le imprese più piccole.

A riguardo della digitalizzazione - ha continuato De Felice -, io penso ci siano ancora molto spazio di miglioramento per il digitale nel nostro Paese, soprattutto per per le imprese piccole che sembrano restare più indietro rispetto a quelle grandi. Il grosso degli sforzi è stato fatto per il mondo dello smart working. Per quanto riguarda la transizione ambientale, possiamo dire che l’Italia non è leader, ma può diventarlo perché ha molti punti di forza. In ambito di sviluppo tecnologico aumenta sempre più la percentuale di brevetti green. Io sono convinto che questo provocherà una grandissima domanda di prodotti green e potrebbe essere davvero una quinta rivoluzione industriale”. 

Nei distretti l’incidenza di imprese con impianti di produzione di energia da fonte rinnovabile e beneficiari degli incentivi del GSE (Gestore Servizi Energetici) è pari complessivamente all’11,8% (il 14% in più rispetto alle aree non distrettuali), con punte del 25,2% tra le aziende di grandi dimensioni, contro il 20,3% delle medie, il 13% delle piccole e il 6,4% delle micro. La crescita degli investimenti green si è accompagnata a un progressivo sviluppo tecnologico: tra le imprese distrettuali italiane la quota di brevetti green sul totale è salita al 6,3% negli anni più recenti (2014-2018), una quota più che doppia rispetto ai primi anni Duemila.

I distretti sono fatti di relazioni sul territorio, quello che noi oggi chiamiamo soprattutto ‘filiere’ - ha spiegato Fabrizio Guelpa, Responsabile Industry & Banking, Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo -. Abbiamo analizzato il tema filiere da più punti di vista. Uno degli elementi messi in luce è stato quello che è successo dal punto di vista della catena di fornitura di prossimità. I distretti sono ricchi di imprese e ricchi di relazioni. Nel 2020 c’è stato un enorme problema sul fronte delle forniture che venivano da lontano, infatti si sono interrotte alcune catene di forniture, mettendo in difficoltà le imprese. Molte aziende italiane hanno avuto dei problemi e quelle industriali dei distretti sono comunque riuscite ad avere rapporti in prossimità, trovando sostituti sul territorio ai fornitori esteri o italiani che si trovano in difficoltà. Tra i diversi elementi messi in luce dal Rapporto, un altro riguarda il fatto che le imprese dei distretti tendono a produrre, nei territori distrettuali, con uno o più stabilimenti a seconda di quelle che sono le dimensioni. Le politiche di insediamento delle imprese nei distretti sono normalmente a favore dei distretti con una maggiore propensione all’avere tanti stabilimenti sparsi sul territorio”.

Nei distretti il 47% dei nuovi fornitori attivati durante la pandemia (pari nei primi nove mesi del 2020 al 19% in quantità e al 7,6% in valori) sono locali (entro i 50 Km) e hanno spesso sostituito forniture strategiche di prossimità. L’effetto netto è stato un lieve allungamento delle filiere distrettuali (+3,1 Km, un valore allineato ai non distretti), che tuttavia mostrano distanze di approvvigionamento significativamente inferiori rispetto alle aree non distrettuali (116 Km vs 157). La localizzazione delle filiali produttive e commerciali conferma il maggior radicamento locale per le PMI distrettuali: non solo è più bassa la quota di imprese plurilocalizzate (11,2% vs 13,1% nelle aree non distrettuali), ma in queste una percentuale più elevata di addetti lavora nella provincia della sede operativa (78% vs 72%). Le grandi imprese distrettuali, invece, sono articolate su scala nazionale e sono aperte all’estero, portando i prodotti realizzati nei distretti anche al di fuori dei confini nazionali.

Il Consigliere delegato e CEO Intesa Sanpaolo Carlo Messina ha illustrato il ruolo della banca a sostegno dell'economia reale e a supporto del PNRR. Intesa Sanpaolo, grazie alla propria rete, può garantire un approccio integrato, inclusivo e trasversale rispetto a imprese capo-filiera, PMI micro-imprese e start up, necessario per accelerare iniziative di sistema lungo la supply chain, che abilitino progetti di innovazione e transizione sostenibile, con un impatto positivo su competitività internazionale, resilienza e sostenibilità di tutte le imprese, incluse quelle di piccola e media dimensione. La Banca ha una serie di esperienze consolidate nelle attività di finanziamento e advisory che riguardano le aree di interesse del Recovery Plan e intende rafforzare ancora di più il suo ruolo a sostegno del Paese, con il coinvolgimento del tessuto imprenditoriale italiano anche tramite filiere e indotto circa 270.000 PMI, a cui si aggiungono circa 700.000 micro-imprese, con execution di grandi operazioni di finanza strutturata, di cui è leader di mercato, con il rapporto consolidato con grandi investitori istituzionali sia nazionali che internazionali e con interlocuzioni privilegiate della Banca con la clientela di riferimento e con le istituzioni locali.

Ogni volta che ascolto questo rapporto, traggo conferma della mia visione di questo Paese - ha dichiarato Carlo Messina, Consigliere delegato e CEO Intesa Sanpaolo -. L’Italia ha dei punti di forza assoluti, unici in Europa. Questi punti di forza nel mondo delle imprese sono rappresentati da questa struttura basata su filiere ,che di fatto è infrastruttura produttiva e di crescita dell’economia reale dell’Italia. Un’infrastruttura che si conferma solida, forte, con elementi su cui dover ovviamente lavorare per poter accelerare una ripresa per i prossimi anni, ma indubbiamente infrastruttura che si conferma solidissima nelle prospettive del nostro paese. Questo si affianca a un risparmio delle famiglie, che sappiamo essere un elemento unico nel panorama europeo. La combinazione di questi due elementi, risparmio delle famiglie, ulteriormente accresciuto dalla riduzione della propensione ai consumi in questa fase e che quindi ha portato a una crescita dei depositi bancari, e la forte crescita dei depositi bancari delle imprese, che a fronte di una fase di grande incertezza hanno accresciuto l'ammontare dei depositi presso le banche (ma depositi che sono pronti a tornare nell’economia reale), è riuscita a controbilanciare un punto di grande attenzione, che è la dimensione del debito nel nostro Paese e la sua incidenza relativa rispetto al Pil. Questo è un punto sul quale dobbiamo lavorare tutti con grande attenzione, attraverso l’accelerazione della crescita il debito può mantenere una sua sostenibilità. E per l'accelerazione della crescita è indispensabile poter far leva dal un lato sul ritorno ai consumi delle famiglie e soprattutto sulle imprese”. 

Non c’è altra possibilità che quella di investire sul settore delle imprese del nostro Paese - ha continuato Messina - e investire sul settore delle filiere nei distretti. L’Italia è il paese delle filiere, e indubbiamente il paese che può rappresentare meglio questo elemento della forza delle filiere riprodotto sulla accelerazione dell’economia reale. Da questo punto di vista, l'unico motore vero che può fare la differenza per una forte accelerazione delle filiere, dall’altra parte per portare i depositi che oggi sono allocati verso le banche di nuovo nel settore produttivo, è rappresentato dal piano nazionale di ripresa e resilienza. Questo diventa un punto discriminante per muovere il nostro Paese da una posizione di crescita modesta a una posizione di crescita accelerata, che può da un lato consentire di recuperare occupazione, riducendo le disuguaglianze sociali e quindi di contenere il fenomeno drammatico della crescita della povertà, e dall’altro lato quindi di consentire di stabilizzare anche il rapporto tra il debito e il Pil. Dobbiamo aiutare i distretti e Intesa Sanpaolo si candida a poter essere l’interlocutore utilizzato anche per l'accelerazione che nascerà dal piano che verrà approvato la settimana prossima da parte del Governo”.

Per continuare a giocare il ruolo a sostegno dell’economia reale e di accelerazione della crescita e, al contempo, per proporsi quale grande soggetto istituzionale a supporto dell’attuazione del Recovery Plan, Intesa Sanpaolo intende mettere a disposizione nell’orizzonte del PNRR oltre 400 miliardi di erogazioni a medio-lungo termine, di cui: circa 120 miliardi la Imprese con fatturato fino a 350 mln, circa 150 miliardi a Imprese con fatturato superiore a 350 mln e oltre 140 miliardi a Privati. Gli interventi a favore delle imprese saranno realizzati principalmente in ambiti strettamente collegati con il PNRR, ovvero green, circular e transizione ecologica, infrastrutture e trasporti, progetti di rigenerazione urbana e inclusione sociale. La banca ha già attivato le sue strutture per fornire supporto alle imprese nell’accedere ai fondi europei e collaborazione nella verifica del rispetto dei tempi di realizzazione dei singoli progetti, attraverso l’offerta di servizi dedicati con specifico know-how in ambito digitale e sostenibilità.