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Luiss Business School: al via l’Osservatorio “Il Welfare del futuro”
Farina (Poste Italiane): “Welfare area più colpita dalla pandemia”. Padoan (Unicredit): “importante ripensare al sistema Welfare”
Luiss Business School: “Il Welfare del futuro, dopo la pandemia” l’osservatorio per pensare a una nuova struttura Welfare.
Si è svolto oggi il webinar di inaugurazione promosso dalla Luiss Business School dell’osseravatorio sul Welfare “Il Welfare del futuro, dopo la Pandemia”
In un Paese stretto fra rivoluzione digitale e sanitaria, come sviluppare un welfare che sappia garantire crescita e sostenibilità? è questo obiettivo, con il quale la Luiss Business School ha promosso l’osservatorio.
Il progetto, prevede di seguire uno dei settori chiave del prossimo futuro per la sostenibilità economica e sociale dei dei paesi. Il webinar affronterà le tematiche del post pandemia, discutendo su quale sarà l’evoluzione del mercato del Welfare nei servizi sia per privati che per gli operatori del settore pubblico, ragionando sulle sfide da cogliere per garantire una stabilità, una capacità di benessere e di investire sul futuro.
L’osservatorio ha come obiettivo di raccogliere tutti i soggetti del mercato e di proporre una fotografia delle sfide del momento, analizzando diversi punti come il ruolo degli investimenti pubblici e privati e l’utilizzo del Recovery, si propone di ripensare la struttura attuale del welfare il costo l’efficienza e la distribuzione territoriale.
Nei saluti introduttivi Luigi Abete, Presidente Luiss Business School ha spiegato che “L’iniziativa si colloca nel momento più opportuno, perché il tema che ci troviamo di fronte in questo periodo è quello del nostro osservatorio, il welfare del futuro” aggiungendo l’importanza di capire “le modalità di inserimento del mondo del lavoro per chi si trova in difficoltà occupazionale. Sono temi presenti sul tavolo negli ultimi anni e negli ultimi mesi – conclude Abete - che con il governo Draghi diventano ancora più importanti, perché solo una condivisione di questi temi può consentire di attivare la macchina della crescita post pandemia. Sperando che i vaccini vengano distribuiti in tempi rapidi.”
Farina (Poste Italiane): “quello del Welfare è una delle aree in cui si manifestano gli effetti della pandemia con più forza”
Maria Bianca Farina, Presidente Poste Italiane, ha così parlato durante il suo intervento nella tavola rotonda: “Quello del Welfare è una delle aree in cui si manifestano gli effetti della pandemia con più forza. Nonostante gli interventi di sostegno, l’impatto della crisi pandemica sull’attività economica e sul mercato del lavoro è stata molto pesante, purtroppo a breve potremmo avere un impatto ancora più forte. A questo è seguito il calo sul finanziamento di tutto il nostro sistema di Welfare.
Si pone oggi la necessità di compier scelte corrette anche nella prospettiva dei fondi del Next generation Ue, scelte dalle quali dipende il futuro del nostro paese. Serve un disegno complessivo di riforma del sistema che deve mettere al centro le persone.
In questo l’assicurazione può essere una componente fondamentale per lo sviluppo di un’economia sostenibile, questo è possibile facendo leva sui capisaldi della nostra industria, la gestione e la mutualizzazione del rischio da un lato e dall’altro gli investimenti a lungo termine. Per quanto riguarda la gestione dei rischi, le assicurazioni proteggono cittadini e imprese dove l’intervento pubblico non riesce ad arrivare, da questo punto di vista si dovrebbe fare molto in Italia, per integrare al meglio, sotto la regia pubblica, integrandola tra polizze assicurative e welfare pubblico. La strada da seguire è una partnership tra pubblico e privato, dove i compiti del primo devono essere definiti trovando complemento nel privato. Questo mix è l’approccio ottimale per rispondere ai bisogni di sicurezza, mai come in questo momento. L’integrazione pubblico privato va definita in molti contesti, come per esempio nella sanità, dove siamo molto più indietro, nelle catastrofi naturali dove siamo l’unico paese al mondo che non ha ancora un sistema organizzato.
Il contesto che viviamo è ovviamente caratterizzato da un gap di protezione e di sotto assicurazione. La spesa assicurativa degli italiani nei rami della protezione è meno della metà di quanto sia in Francia e in Germania. Questo avviene per le troppe aspettative dello stato. Le famiglie poi, però, spendono molto di tasca proprio per ovviar alle carenze, e aumentano a dismisura i risparmi precauzionali.
L’esplosione del contagio ha sottoposto il sistema sanitario a uno shock gravissimo, evidenziando la crucialità della componente pubblica che ha bisogno di investimenti per il rinnovamento. Sono emersi nuovi bisogni di assistenza ai quali è difficile dare risposte efficaci. Al momento le componenti pubblica privata nella sanità non sono integrate, questo è testimoniato dall’alta spesa privata che l‘anno scorso ha raggiunto i 40 miliardi di euro; c’è da pensare a chi non dispone dei mezzi e deve rinunciare alla cura.
Tanta spesa e poco ci si affida a chi mutualizzando la spesa rende l’onere molto basso per i tanti esposti al rischio.
Ieri al senato Draghi ha posto centrale il tema del Welfare, chiedendo di rafforzare e ridisegnare la sanità territoriale. La casa come principale luogo di cura, è secondo me oggi un obbiettivo possibile. Le imprese di assicurazione hanno da tempo investito in questi termini, e danno servizi che portano proprio le cure nelle case. Il settore assicurativo potrebbe supportare la sanità facendo un uso più efficiente delle risorse private. Non c’è da cercare risorse ma c’è da utilizzarle meglio e, ove possibile, meno.
Abbiamo pensato che, si potrebbe, ad esempio, portare una soluzione sul tema dell’assistenza con la creazione di un fondo di avviamento strutturale che aiuti gli assicuratori a fornire polizze più accesibili a una popolazione più giovane.
La crisi pandemica rende più evidente un’esigenza che era già presente: quella di mettere a fattor comune risorse pubbliche e risorse private che garantisca una sostenibilità di lungo termine del nostro sistema di Welfare.
Questo sistema deve dare delle risposte ai temi che con forza sono fuoriusciti e i fondi del Next Generation UE possono aiutare a trovare queste risposte.”
Padoan (Unicredit): “È importante dire chiaramente che bisogna ripensare al sistema Welfare non solo dal punto di vista nazionale ma anche globale”
Pier Carlo Padoan, Presidente designato UniCredit, ha così parlato durante il suo intervento: “Questo lavoro è molto importante, perché si prefigge di dare dei sostegni alla costruzione di un nuovo modo di vedere il Welfare. La crisi Covid-19 ha messo in discussione tutti gli aspetti dell’attività economica compreso il Welfare che bisogna ripensare in un concetto sistemico.
Propongo alcuni punti che sono l’elenco di dove questa crisi ha messo in evidenza la necessità di ripensare al Welfare.
L’assistenza sanitaria, gli investimenti nella sanità sono molto più importanti di quello che pensavamo. Non dimentichiamoci che come atteggiamento generale prima della crisi Covid gli investimenti erano crescenti al crescere della longevità della situazione e quindi era un problema di assistenza. Questo si è dimostrato non vero, gli investimenti devono essere maggiori e quindi gli investimenti in sanità dovranno essere maggiori rispetto al passato. Anche perché gli esperti ci premettono che nuovi virus pandemici verranno nei prossimi anni, e dobbiamo prevederli con capacità di anticipo; questo richiede più risorse e modi più efficienti di organizzazione.
La minaccia delle pandemie, ha una dimensione globale per definizione, che richiede una risposta globale a livello di istituzione e di governo. L’organizzazione mondiale della sanità, non è stata all’altezza di fornire prevenzioni a questa minaccia, e anche la risposta di alcuni paesi è stato nazionalistico a livello economico.Il nuovo scenario ci dice che bisogna avere un approccio globale: Lo dico anche per ricordare che quest’anno il G20 sarà presieduto dall’Italia, mi auguro che un istituzione globale sia utilizzata anche per froneggiare una minaccia globale che è una minaccia ai Welfare nazionali, perché se i Welfare devono farsi carico anceh della mancanza di assistenza sanitaria nei paesi dove questa è carente, c’è un fallimento della politica che va affrontato.
Il terzo punto è che l’uscita dall’emergenza Covid e l’avvio verso un nuovo modello di sviluppo pone un problema di riallocazione. Il capitale e il lavoro non possono essere più allocati dove si trovavano prima, ma bisogna avere strumenti che facilitano la riallocazione e minimizzino i costi di aggiustamento, sia sul mercato del lavoro sia anche sul mercato dei capitali, perché sarà necessario avere strumenti di politica di lavoro che gestiscano le fasi di transizione acuta. Ci sono settori o imprese che hanno ricevuto risorse e le hanno messe in depositi bancarie, altri settori che l’hanno ricevuta in maniera meno evidente e si devono indebitare, c’è un problema di meccanismi allocativi. Stesso discorso va fatto nel mondo del lavoro. Quindi c’è un problema di Welfare delle imprese che va affrontato.
Una delle caratteristiche su cui tutti siamo d’accordo del nuovo mondo è che l’inizio del rapporto fra lavoro a distanza e lavoro in loco, pone il problema di come facilitare l’utilizzo di tecnologie di trasmissione dati e di informazione a distanza in tutta la popolazione cercando di evitare il perdurare di diseguaglianze generate dalla tecnologia: il digital divide.
Il nuovo paradigma delle imprese, l’ESG cioè la creazione di quel sistema di incentivi e di punti di riferimento per imprese in base alle quali gli investimenti vengono valutati non solo in base a criteri di rischio e ritorno ma anche di accettabilità in base a questo nuovo paradigma. Questo si sta dimostrando anche valido a livello finanziario, perché la Finanza Verde si sta dimostrando anche un buon investimento. Bisogna capire in che modo la sostenibilità e il profitto possano essere meglio coniugati.
Il debito sta aumentando, va arricchita, come suggerito da Draghi, la distinzione tra far debito cattivo e debito buono. Dal punto di vista del Welfare debito buono vuol dire che la valutazione del debito va fatto non solo considerando quali sono i fattori che permettono di sostenere la produttività e la crescita, cosa indispensabile, ma anche fattori che permettono di migliorare la composizione dell’aspetto pubblico, delle risorse a sostegno del nuovo Welfare.
È importante dire chiaramente che bisogna ripensare al sistema Welfare dal punti di vista complessivo, non solo dal punto di vista nazionale ma anche globale, perché le ramificazioni sono importanti e le conseguenze possono essere gravi.”