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Mama Industry a ComoLake 2024: “intermediare” l’innovazione per le mPMI

di Sofia Gabbanini

Travaglini (Mama Industry): "È fondamentale trasferire la conoscenza per avere la possibilità di mettere a terra la tecnologia"

ComoLake 2024, Mama Industry: si accende il dibattito sulle soluzioni per semplificare la trasformazione digitale delle piccole e medie imprese

Il Centro Internazionale Esposizione e Congressi di Villa Erba, a Cernobbio, è anche quest'anno, dal 15 al 18 ottobre, la cornice di ComoLake 2024 - The Great Challenge. L'evento - teatro del fondamentale dibattito tra istituzioni, imprese e università - ha ospitato, tra gli altri, l'incontro "Innovazione e Giovani al centro del futuro", che ha offerto una prospettiva unica rispetto all'impatto dell'AI, delle nuove tecnologie e dei giovani innovatori relativamente a quello che è il macrotema della trasformazione digitale. 

Ospiti del panel "Processi e persone: il cambiamento in corso nella cultura d'impresa" - inaugurato dal Presidente di ANGI Gabriele Ferrieri Marco Travaglini, Founder e CEO di Mama Industry; Danilo Broggi, Presidente del Centro per la Cultura di Impresa; e Antonio Bisci, Direttore Commerciale di Mama Industry

Tra i temi affrontati, la complessità delle nuove tecnologie, che rappresenta di fatto una sfida significativa per le piccole imprese, molte delle quali restano bloccate in modelli produttivi tradizionali e faticano a comprendere e adottare soluzioni innovative. Fondamentale in questo contesto risulta il ruolo dell’intermediazione per le micro, piccole e medie imprese nella transizione digitale.

"Il tema della tecnologia è molto complesso da mettere a terra", ha affermato Travaglini nel corso dell'evento. "Se per il consumatore finale possiamo trovare strumenti di intermediazione efficaci, per le imprese questo richiede una competenza mirata, che sappia anche essere amica del piccolo imprenditore, colmando un divario spesso enorme tra il loro mondo e quello dell’innovazione". 

Le difficoltà riscontrate dai piccoli imprenditori nell'adozione di strumenti come l'intelligenza artificiale, la cyber security e le query avanzate sono evidenti. Secondo un’indagine di Confartigianato del 2022, oltre il 65% delle microimprese italiane ha dichiarato di non avere le competenze per integrare le nuove tecnologie nei propri processi produttivi. Inoltre, il rapporto DESI 2023 (Digital Economy and Society Index) della Commissione Europea colloca l’Italia al 18° posto tra i 27 Paesi membri per livello di digitalizzazione delle piccole e medie imprese, con solo il 17% delle PMI italiane che utilizza tecnologie avanzate come il cloud computing, contro una media europea del 41%. Questi dati confermano l'urgenza di una trasformazione digitale supportata da attori competenti e strutturati.

Marco Travaglini ha poi posto l’accento sulla necessità di un intermediario tra le imprese del mercato OFF e il mondo dell'innovazione, che permetta di adottare un approccio accessibile: "Il nostro compito è aiutare queste piccole imprese a colmare la distanza che le separa dalla tecnologia. Il grosso salto è quello di non considerare l’innovazione solo come una questione tecnica, ma anche come un fatto umano, iniziando dal concetto del cambiamento, perché portare subito la tecnologia a queste imprese le spaventerebbe" e ha proseguito sottolineando l’importanza di fare un lavoro di semplificazione per aiutare questi imprenditori a entrare nel futuro con gli strumenti giusti, senza essere sopraffatti dalla complessità attraverso una forma di intermediazione che deve basarsi su un supporto finalizzato ad attenuare le distanze e le reticenze tra il mondo della piccola imprenditoria e quello dell’innovazione.

Un altro dato significativo, infatti, proviene da una ricerca condotta da Unioncamere e InfoCamere nel 2023, che evidenzia come solo il 29% delle imprese italiane con meno di 10 dipendenti abbia adottato strategie digitali avanzate. Questo conferma quanto sia fondamentale un approccio più scalabile per accompagnare le PMI nel processo di digitalizzazione.

A seguire, anche Danilo Broggi ha evidenziato la difficoltà dei piccoli imprenditori nel fare innovazione, partendo da un dato che invita alla riflessione: "Sapete quante imprese italiane sono iscritte al Registro (su base volontaria) delle imprese ultracentenarie? Sono circa 2400. Imprese che hanno superato la Prima e la Seconda guerra mondiale, che hanno superato la Spagnola (ben più mortale del Covid). Come ci sono riusciti? Hanno innovato sì, ma hanno usato quella che in economia si chiama 'innovazione incrementale'. Che è cosa completamente diversa da quello che sta succedendo oggi, dove l'innovazione è sempre più 'disruptive'".

Broggi ha sottolineato come, sebbene oggi la sfida richieda un approccio diverso, "non siamo pronti per affrontare il tema della 'disruptive innovation'. Non siamo pronti culturalmente". Fa quindi riferimento alle nuove generazioni, che potrebbero essere i protagonisti di questo cambiamento, ma che, rispetto alle piccole realtà più 'attempate', "hanno un ecosistema e un contesto che parlano un'altra lingua". Ha rimandato poi ai dati sulle PMI, che ci collocano agli ultimi posti in Europa, sottolineando come l’uso del digitale da parte di queste imprese non debba essere una risposta occasionale a un bisogno, ma una leva strategica di sviluppo.

L'intervista di affaritaliani.it a Marco Travaglini, Founder e CEO Mama Industry

"Esiste un'enorme fetta di soggetti che necessita, ancora prima della tecnologia, di essere guidata da un punto di vista della conoscenza. Bisogna trasferire la conoscenza per avere la possibilità di mettere a terra la tecnologia, e questo è un tema fondamentale", ha dichiarato a margine dell'evento Travaglini.  

"Come Mama Industry, stiamo sfruttando molto l'Intelligenza Artificiale. Il nostro gruppo tecnico sta lavorando con l'obiettivo di rendere questi strumenti più semplici e accessibili sia a livello economico che emotivo. Cerchiamo quindi di abbassare il costo economico e di effort, sopratutto per quanto riguarda quello che è il primo contatto, che è il passo che fa la differenza", ha proseguito il Founder di Mama Industry.  

Ad oggi, spiega Travaglini, tra i problemi più grandi per mettere a terra questi processi vi è la mancanza di fiducia: "In un mondo in cui sta diventando tutto più freddamente tecnologico, si deve tornare a parlare dei valori base, che non sono solo valori sociali, ma sono quelli necessari a diffondere fiducia". Inoltre, è fondamentale portare avanti il dialogo con le istituzioni e con tutti gli altri attori coinvolti, come anche banche e università. "Tutti dovrebbero mettersi nella condizione di non fare solo un lavoro di tipo tecnico scientifico, o classico istituzionale, ma fare un lavoro di vicinanza e di prossimità. È faticoso inizialmente, ma poi si acquisisce una fiducia che porta a lavorare realmente in simbiosi e in partnership". 

I benefici che si ottengono si riflettono poi sia sul piano produttivo che sociale: "Quello che stiamo per fare è collegare il problema della produttività, osservato sempre da un punto di vista tecnico, a quelli che sono i problemi sociali, dalla bassa natalità alla disoccupazione. Lavorare su questo principio, quindi trasferire la conoscenza dei processi e delle possibilità, è il primo tassello per migliorare tante problematiche quotidiane del nostro Paese", ha concluso Travaglini.