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Srm (Intesa Sanpaolo):"Accelerare transizione verso nuovo modello di sviluppo"

Eduardo Cagnazzi

Gli analisti di Srm: "E’ una sfida da vincere perché non ve ne saranno altre simili e perché ne va della nostra competizione negli scenari economici"

Il centro studi Srm è partner scientifico del Green Blues days, la tre giorni di sviluppo sostenibile (13-15 ottobre)

Economia circolare, digitalizzazione, logistica e fonti energetiche. Sono gli assi strategici per la ripresa del Paese e per un nuovo ruolo del trasporto marittimo secondo la Mission 3 del Pnrr. La mission prevede il rafforzamento della competitività del sistema portuale italiano in una dimensione di sostenibilità e sviluppo delle infrastrutture intermodali secondo una pianificazione integrata; il miglioramento della resilienza ai cambiamenti climatici e dell'efficienza energetica nei porti; la digitalizzazione della catena logistica e del traffico aereo; la riduzione delle emissioni legate alle attività di movimentazione delle merci. Temi all’esame del Green Blues days, la tre giorni di sviluppo sostenibile (13-15 ottobre) di cui Srm, centro studi collegato con il Gruppo Intesa Sanpaolo, è partner scientifico. Da tempo infatti realizza studi e ricerche sui trasporti marittimi e la logistica, convinta che questi siano settori strategici per la ripartenza dell’economia nazionale e per affrontare le sfide della sostenibilità cui l’Unione europea chiama a rispondere il Paese. 

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza dà grande attenzione ai temi della transizione ecologica, ai porti, all’idrogeno, all’efficientamento delle banchine, alle Zone economiche speciali ed alle energie rinnovabili e l’Italia sarà chiamata da qui al 2026 ad utilizzare le risorse messe a disposizione in modo efficace. Da qui la partecipazione di Srm ai Green Blue days: il centro studi collegato con Intesa Sanpaolo ritiene infatti che essi rappresentino un momento di confronto necessario ed importante per mettere a sistema tutte le competenze, scientifiche, tecniche, associative, operative e far si che esse lavorino per un obiettivo comune: avere un mondo migliore, con meno emissioni ed in cui vi sia una perfetta integrazione tra due colori che accompagnano la nostra vita, il Green ed il Blue.

In particolare, Srm condurrà le sessioni dedicate allo shipping, alla logistica sostenibile ed alle fonti energetiche: elementi che “muovono” l’economia e che possono favorire la competitività del Paese nel Mediterraneo. Un’opportunità di crescita in particolare, come sostengono gli analisti di Srm: “Se si confermeranno i processi di avvicinamento dei punti di approvvigionamento e consumo dei beni, ovvero di accorciamemto delle catene produttive all’interno dell’area mediterranea”. Potenziare questi quattro ambiti specifici grazie alle risorse del Pnrr permetterebbe da un lato al Paese di cavalcare la ripresa con un salto di qualità; dall’altro, di confermare il Mezzogiorno come un’area di primaria importanza per una crescita strutturale e durevole dell’economia nazionale. Quest’area del Paese assorbirà infatti il 40% delle risorse complessive del Pnrr, pari a circa 82 miliardi di euro, come rileva Srm, secondo cui gli scali del Sud già oggi rappresentano il 47% del traffico nazionale di merci a fronte del 65% ed il 49% del traffico marittimo rispettivamente dell’import e dell’export delle industrie del territorio. L’Italia si “rinnova” dunque grazie al Sud dove si concentra anche il 40,2% delle energie pulite del Paese. 

Ormai è chiaro che l’Italia deve puntare con forza allo sviluppo dello Short sea shipping e dell’intermodalità che vanno concepite in linea con i dettami del Pnrr - , commentano gli analisti di Srm -. I tempi stretti che il Paese ha a disposizione per fare gli investimenti implicano scelte decise nell’ottica di un grande valore aggiunto per ripartire. In questo contesto, le regioni meridionali possono dare un forte contributo in questo processo perché hanno porti importanti e linee marittime di eccellenza proiettate verso il Mediterraneo. E’ una sfida da vincere perché non ve ne saranno altre simili e perché ne va della nostra competizione negli scenari economici. Si tratta di un programma decisamente sfidante, con 105 progetti da realizzare già nel 2021 per un valore di quasi 14 miliardi di euro, in grado di raggiungere impatti rilevanti nei prossimi anni: il ministero per il Sud e la Coesione territoriale stima infatti una crescita del Pil meridionale, nel quinquennio 2021-2026, del 24% circa rispetto al valore assoluto del 2020. “Diretta conseguenza dell’applicazione completa delle misure del Piano sarebbe, quindi, un maggior peso del Pil meridionale su quello nazionale, riducendo di fatto il gap oggi esistente tra le due macroaree del Paese. Nello specifico, qualora le misure del Piano siano pienamente applicate, la rappresentatività del Mezzogiorno potrebbe passare dall’attuale 22,7% ad oltre il 24% nel 2026”.  

In questo contesto, anche la digitalizzazione e l’economia circolare potrebbero favorire la riduzione del divario del Mezzogiorno con il resto del Paese. Proprio nelle regioni del Sud, rileva Srm, si potrebbe puntare su quei settori fortemente specifici ed identitari di queste aree geografiche, come le fonti rinnovabili che fanno del Mezzogiorno un serbatoio energetico del Paese. Le politiche internazionali, europee e nazionali sono già avviate, occorre però cogliere queste opportunità ed accelerare la transizione verso un nuovo modello di sviluppo economico ed industriale.