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Troppo mattone e poca diversificazione: la recensione di Marco Petralia sul rischio sistemico

Petralia: "Il problema non è la mancanza di risorse, ma l'approccio culturale al denaro"

di redazione

Il rischio sistemico del mattone: l’allarme di Marco Petralia sulla scarsa diversificazione

Marco Petralia, analista finanziario ed ex ingegnere informatico, presenta un'analisi critica sulle abitudini di investimento degli italiani, evidenziando problematiche strutturali e culturali che limitano la crescita patrimoniale nel paese.

"Il problema non è la mancanza di risorse, ma l'approccio culturale al denaro", afferma Petralia. "Gli italiani hanno un patrimonio complessivo di oltre 11.000 miliardi di euro, ma circa il 31% di questa ricchezza giace immobilizzata in conti correnti a rendimento zero o negativo in termini reali." L'esperto sottolinea come questa tendenza sia radicata in fattori storici e psicologici: "La memoria collettiva delle crisi bancarie e dell'inflazione ha generato un paradosso: la paura di perdere denaro porta a comportamenti che garantiscono una perdita certa di potere d'acquisto".

Un altro elemento critico identificato dall'analista è l'eccessiva esposizione immobiliare: "Il 78% del patrimonio delle famiglie italiane è concentrato nel settore immobiliare, una percentuale nettamente superiore alla media europea del 59%. Questa concentrazione rappresenta un rischio sistemico sottovalutato. Come ingegnere, ho sempre valutato i sistemi in base alla loro resilienza", spiega Petralia. "Un portafoglio patrimoniale concentrato su un'unica asset class è intrinsecamente fragile, indipendentemente dalla solidità percepita del mattone".

L'analista identifica tre comportamenti particolarmente dannosi: "Primo, l'inerzia decisionale. Il 62% degli italiani mantiene invariata la propria allocazione patrimoniale per oltre 10 anni, ignorando i cambiamenti del contesto economico. Secondo, la sottovalutazione dell'inflazione come rischio primario. Terzo, la ricerca di rendimenti immediati anziché di crescita sostenibile". Secondo Petralia, il costo di questa immobilità è quantificabile: "Dal 2010 al 2025, la liquidità non investita ha subito una perdita di potere d'acquisto stimabile in circa 300 miliardi di euro. Non stiamo parlando di opportunità mancate, ma di perdite reali".

"Il paradosso italiano", conclude l'esperto, "è che mentre si teme il rischio degli investimenti, si abbraccia inconsapevolmente il rischio certo dell'erosione inflazionistica. La vera sicurezza finanziaria non deriva dall'assenza di rischio, ma dalla sua gestione consapevole".