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What’s Next, Samsung: “La sostenibilità non è moda, è un modello di business”
Grassi (Samsung): “Nessuna azienda si pone il dubbio di investire per migliorare i propri prodotti e così dovrebbe essere per gli investimenti in sostenibilità”
What’s Next, la sostenibilità al centro del primo degli incontri digitali di Samsung
Samsung alza il volume per raccontare e raccontarsi. La cassa di risonanza è What’s Next, nuovo format di incontri digitali per discutere di trend, attualità e, soprattutto, futuro.
Il marchio sudcoreano sceglie la via più diretta e accessibile ai professionisti del settore, il live streaming su LinkedIn, per illustrare la sua visione, le sfide e le strategie del domani.
Cosa c’è dunque nel domani di Samsung e dei colleghi della filiera tecnologica, industriale o – perché no - agroalimentare? A raccontarcelo sono Massimo Bullo (Head of Division - Digital Transformation & MarCom Areas), Francesco Cordani (Head of MarCom) e Daniele Grassi (Vice President Home Appliances Division), con il parere e le competenze di numerosi ospiti del settore. Per il management dell’azienda leader in elettronica e tecnologia la risposta è nella sostenibilità, prima e imprescindibile sfida dell’immediato futuro.
Che l’adeguamento ai criteri ESG dettati dall’Agenda 2030 dell’ONU sia diventata una delle priorità dell’intero settore economico e finanziario – rivoluzionandone le scelte e gli indirizzi negli ultimi dieci anni – è cosa nota, ed è proprio per sottolineare l’importanza del tema che la divisione di Samsung Italia ha deciso di metterlo al centro del primo della sua serie di incontri.
Durante il What’s Next di oggi, coinciso con l’Earth Day, la Giornata della Terra, si è parlato dell’impegno del mondo aziendale verso la transizione sostenibile con gli ospiti Nando Pagnoncelli (President IPSOS), Andrea Alemanno (Senior Client Officer IPSOS), Enea Roveda (AD LifeGate) e Oscar Farinetti (Founder and President of Eataly and Green Pea), discutendo del perché sostenibilità e business possono realmente andare di pari passo.
Obiettivo primario della conversazione virtuale è stato sfatare il mito della sostenibilità come moda, inquadrandola invece come modello di business vincente per piccole, medie e grandi imprese.
“La sostenibilità deve essere vista come un investimento, un investimento fatto in qualità”, ha spiegato Daniele Grassi, Vice Presidente della Home Appliances Division di Samsung Italia. “Nessuna azienda si pone il dubbio di investire per migliorare i propri prodotti, e così dovrebbe essere per gli investimenti nella sostenibilità. La leadership aziendale, sia di piccole che di grandi realtà, deve perseguire non soltanto innovazione e risultati economici, ma anche la sostenibilità intesa nella sua doppia accezione ambientale e sociale. Abbiamo un decennio di tempo per fare tutto questo.
Passando dalla sfida teorica all’azione, Samsung si sta muovendo in questa direzione. Siamo una grande azienda e abbiamo una grande responsabilità: nel 70% delle famiglie italiane è presente almeno un prodotto Samsung, nel mondo investiamo 17 miliardi di dollari all’anno per ricerca e sviluppo. Abbiamo la responsabilità di guidare il cambiamento, dobbiamo agire ed essere da esempio per fare crescere anche gli altri”.
“Il futuro necessita di un engagement virtuoso con quello che noi abbiamo definito consumatore sociale”, prosegue Grassi, introducendo il concetto di una nuova generazione di consumatori responsabilizzati. “Noi non guardiamo ai risultati del prossimo anno, ma dei prossimi dieci anni. Cerchiamo di essere bravi nel comunicare i benefici a lungo termine dei nostri prodotti per la comunità, cerchiamo di fare education ai consumatori sociali, perché non ci interessa comunicare soltanto le caratteristiche tecniche o il beneficio concreto nel presente di un prodotto. Il consumatore è detto sociale perché, con il suo operato e le sue scelte, può portare un vantaggio alla collettività, premiando le aziende che investono nella sostenibilità e rispecchiano i suoi ideali e valori. In Italia dobbiamo sviluppare e velocizzare la formazione di questo tipo di consumatori. A lungo andare questo processo porterà a un ritorno economico per le aziende, ecco perché diventare sostenibili non è un costo per loro bensì un investimento.
Dobbiamo passare dal pensiero singolo a quello collettivo, da scelte singole che portano vantaggi nel breve periodo, a scelte di vantaggio per la collettività nel lungo periodo. Da normative locali a transnazionali. Sostenibilità e risultato economico devono e possono coesistere e si devono alimentare, perché le organizzazioni aziendali del futuro dovranno guidare la crescita non solo economica di un Paese, ma soprattutto ambientale e sociale”.
Sempre più brand oggi si focalizzano sull’essere sostenibili. A questo riguardo interviene Massimo Bullo, Head della Divisione Digital Transformation & MarCom Areas di Samsung Italia, che spiega in che modo la sostenibilità influenza oggi gli indicatori chiave di prestazione di un marchio.
“Dobbiamo subito sfatare il mito che fare sostenibilità significhi fare comunicazione di marca”, ha dichiarato Bullo. “Fare sostenibilità per un brand significa spostarla su un nuovo baricentro che è sempre economico, perché dietro ci sono investimenti media, il budget di marketing, le metriche di comunicazione e tanti altri fattori economici. Significa alterare la relazione fra la marca e il consumatore. Il modello classico del marketing ci dice di farlo attraverso il marketing mix, ed è qui che entra in gioco la sostenibilità, perché possiamo riuscirci solo attraverso le scelte di prodotto, le scelte distributive, quelle di comunicazione, di pricing”.
“Quando la sostenibilità è stata avvicinata alla brand image è stata molto sbilanciata verso i benefici razionali, gli assi tangibili”, prosegue Bullo. “Quello che invece stiamo rilevando è che la sostenibilità dovrebbe fare leva anche sugli assi intangibili, ovvero sui valori emozionali. La sostenibilità connette product benefit con emotional benefit in un unico grande fulcro.
Parlare di sostenibilità ai consumatori oggi non significa strillare, ovvero comunicare alla vecchia maniera parlando a un mass market, ma andando a creare una pre-fase legata agli intenti, ovvero andare a individuare i consumatori più sensibili al tema, definendo dei modelli di prospettiva sugli argomenti e instaurando un dialogo”.