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YellowSquare, non chiamatelo ostello. Cambia il modo di viaggiare nelle città

Non più un semplice posto dove dormire, ma un vero 'hub' esperienziale

Dopo Roma, Milano. Poi Firenze. YellowSquare è una bellissima realtà tutta italiana nata da un’idea dei fratelli romani Fabio e Marco Coppola con l’ambizioso obiettivo di ridefinire il concetto stesso di ‘ostello’, una modalità di ospitalità e  di viaggio che sta conoscendo un clamoroso boom in tutta Italia (e non solo). Nel capoluogo lombardo è sbarcato in grande stile in zona Porta Romana.

YellowSquare è una “piazza” aperta 7 giorni su 7, 24 ore su 24, un luogo fisico di incontro e un catalizzatore di giovani energie: due palazzine, 98 posti letto in dormitori misti (prezzi tra i 25 e i 35 euro) e 29 camere private (da 65 a 110 euro), ma anche tanti spazi comuni aperti al pubblico. Nelle aree condivise, su un totale di oltre 1.800 metri quadrati, si trovano: un bar che non dorme mai e una grande sala eventi per incontri e musica dal vivo, un rilassante cortile privato, lo spazio co-working Smart Square, un Dance Club sotterraneo, una grande cucina per pasti condivisi e per cooking class, l’hair-saloon firmato Contesta Rock Hair e una Play Area dove cimentarsi con fitness, arti e danza. 

YellowSquare ridefinisce il concetto stesso di ostello: non più un semplice posto dove dormire, ma un vero e proprio hub esperienziale in cui fare nuove conoscenze, cimentarsi in lezioni di cucina o di dj-set, scoprire la città da vero local, fare yoga al tramonto e ascoltare musica. Uno spazio, fisico ma anche mentale, che si rivolge a un nuovo tipo di viaggiatore, un esploratore metropolitano che ha voglia di uscire dalla propria comfort zone, lontano dal concetto tradizionale di turista. 

Rispetto, inclusione e sostenibilità sono tra i pilastri della cultura YellowSquare, sin da quando i fratelli Fabio e Marco Coppola aprirono, ancora teenagers, il primo ostello a Roma, nel 1999. Quei pilastri sono oggi resi vivi e tangibili nella composizione e nella formazione dello staff e in tutte le scelte di gestione e di comunicazione. 

La sensibilità per la sostenibilità, per esempio, si concretizza sia nei servizi green 100% plastic-free del bar e della cucina, sia nella decorazione degli spazi: in ogni camera gli ospiti trovano dei murales di un animale italiano in via d’estinzione realizzati dallo street artist Lorenzo Ticci in arte Cancelletto e, scansionando il QR code preposto, possono scoprire piccole e preziose storie animate sull’animale protagonista, realizzate da Julio Martinez in arte Waiki Toons. 

Coerente con la storia e l’identità milanese è, invece, l’innovativo tech-design in metallo dei mobili delle stanze e delle strutture che caratterizzano tutti gli spazi comuni: dall’accoglienza all’ingresso, all’ombreggiato cortile. E non manca un tributo speciale alle iconiche guglie del Duomo, stilizzate nell’arredamento e nel light design della grande sala eventi.

L’apertura della sede di Milano ha rappresentato un grande passo per la crescita del fenomeno YellowSquare per i due giovani co-founders Fabio e Marco Coppola, a 22 anni dall’apertura del loro primo “party hostel” romano. “Credo che l’approccio aperto e informale di YellowSquare risponda al meglio alla voglia di ritorno alla condivisione di tutti i viaggiatori, dopo l’esperienza della pandemia”, commenta Fabio, Chief Visionary Officer di YellowSquare. Gli fa eco Marco, Chief Navigator Officer: “E ci piace l’idea di ripartire da Milano, una città da sempre votata alla scoperta e alla curiosità. Per questo speriamo di diventare un punto di riferimento anche per il quartiere e per i milanesi”. Luigi Boccaforno, terzo socio e cugino dei due co-founders, guarda ancora più avanti e annuncia l’ulteriore crescita della famiglia YellowSquare: «Non abbiamo nessuna intenzione di fermarci ed entro poche settimane inaugureremo anche un terzo ostello. Ci vediamo a novembre, allo YellowSquare di Firenze».