Ora l'Europa scopre la bad bank. Dentro tutte le sofferenze Ue
Banche, per il numero uno dell’Eba, Andrea Enria, servirebbe una bad bank europea da mille miliardi per risolvere il problema delle sofferenze europee
Bad bank come “soluzione finale” per la crisi bancaria non solo italiana ma europea tutta? Ora lo propone la stessa Eba (European banking authority), sottolineando come occorrerebbe una società di gestione a livello europeo che possa affrontare la massa aggregata di 1000 miliardi di euro di crediti deteriorati (Npl) degli istituti europei. In particolare secondo il presidente dell’Eba, Andrea Enria (che dal 2008 al 2010 è stato a capo della supervisione bancaria della Banca d’Italia), che parlava ad una conferenza in Lussemburgo, un tale soggetto non annullerebbe le regole del “bail in”, in quanto acquisterebbe gli Npl a valore di mercato creando però una massa critica e reperendo fondi privati sul mercato (ossia indebitandosi).
Secondo Enria, una simile “bad bank” riuscirebbe a sanare i “fallimenti di mercato” consistenti nel mancato incentivo delle banche a cedere i crediti in perdita e nell’asimmetria fra compratore e acquirente, oltre a creare una trasparenza sui prezzi, in quanto le banche cederebbero i propri Npl alla bad bank europea a valore di mercato, ma la differenza fra gli attuali prezzi di mercato e il valore “reale” degli Npl stessi potrebbe essere “teoricamente” esente dall’aiuto di stato e coperta, ad interim, dalla stessa bad bank e da investitori privati. Se poi per caso la super bad bank non riuscisse poi a cedere gli Npl rilevati entro un tempo fissato (per esempio tre anni) le banche dovrebbero riacquistare gli asset ceduti, assorbendo in toto le perdite e facendo così scattare operazioni di ricapitalizzazione preventiva (come quella in cui è occorso Mps, ndr) da parte dei singoli stati membri, con “burden sharing” che imporrebbe perdite agli azionisti ed eventualmente obbligazionisti subordinati e/o senior, per evitare una mutualizzazione dei rischi sugli altri stati della Ue e rispettare le regole e le risoluzioni sugli aiuti di stato.
Tutto molto bello, ma la proposta di Enria manca di alcuni piccoli dettagli non proprio trascurabili quali: chi metterebbe i capitali necessari a creare una simile super bad bank? E quali sarebbero i valori di mercato degli Npl se non i valori che il mercato stesso già esprime e che non vanno bene alle banche, in particolare a quelle italiane, per la troppo scarsa patrimonializzazione delle stesse? E ancora: ammesso che si trovassero i capitali e si determinassero correttamente i “valori di mercato” a cui cedere gli Npl, come si stimerebbe il “reale” valore dei cespiti ceduti? E se per disgraziata ma neppure troppo remota ipotesi da qui a 3 o più anni intervenisse una nuova crisi economica e i valori dei cespiti anziché recuperare terreno risultassero stazionari o in calo, con quali risorse le banche potrebbero riacquistarli, ovvero in che misura si renderebbe necessario uno o più interventi pubblici?