Ora l'Europa scopre la bad bank. Dentro tutte le sofferenze Ue
Banche, per il numero uno dell’Eba, Andrea Enria, servirebbe una bad bank europea da mille miliardi per risolvere il problema delle sofferenze europee
I “fallimenti di mercato” poi, citati già dal governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco nelle considerazioni finali dello scorso anno, tali sono solo agli occhi di quelle stesse autorità che per decenni hanno consentito alle banche di collocare quantità industriali di obbligazioni subordinate per permettere agli azionisti di controllo delle banche stesse di non dover mettere mano al portafoglio e sostenere aumenti di capitale per ripianare perdite su crediti che si sono volute nascondere nelle pieghe dei bilanci anno dopo anno sino a quando non è più stato possibile farlo. Così la domanda da porsi di fronte a simili “proposte” dovrebbe essere: a chi realmente conviene la creazione di una super bad bank presumibilmente pubblica (ma “capace” di reperire fondi sul mercato privato, anche se non è chiaro a quali tassi) che sollevi dalle “gracili” spalle delle banche il peso di mille miliardi di euro di crediti deteriorati salvo eventualmente ridarglieli indietro tra qualche anno, una volta verificata l’inconsistenza del valore dei crediti e delle relative garanzie collegate?
Agli attuali azionisti di controllo delle banche che così avranno tre o più anni di tempo per vendere al meglio le loro partecipazioni? Ai contribuenti dei singoli stati, Italia in testa, che non si vedranno piombare tra capo e collo qualche “manovrina” con cui coprire gli aiuti di stato consentiti (ma comunque da ripagare) dalla regolamentazione sulle ricapitalizzazioni preventive? Al mercato inteso come luogo di reperimento di capitali per sostenere la ripresa dell’attività creditizia, perché migliorerà, anche se non si sa come e in base a quale standard, la trasparenza delle transazioni? A pensar male si fa peccato, ma visto anche il precedente non proprio esaltante delle quattro banche italiane risolte nel dicembre 2015, la proposta di Enria ha buone probabilità di rimanere un libro dei sogni.
Luca Spoldi