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Economia
Ovs, semestrale tra luci ed ombre e il titolo torna a soffrire

Ovs continua a perdere quota a Piazza Affari e dopo il -58% incassato negli ultimi 12 mesi, anche oggi è arrivata a cedere il 3% abbondante prima di accennare un minimo recupero, col titolo che a metà giornata prova a risalire sopra i 2,75 euro per azione, comunque in rosso di un paio di punti. Cos’è successo? Che nella presentazione dei dati della semestrale, ieri, gli analisti hanno notato un calo delle vendite a parità di perimetro del 3%, che non promette nulla di buono per il gruppo leader della distribuzione retail per il settore abbigliamento in Italia (con una quota di mercato di poco inferiore all’8%).

Il 2017 si era chiuso in verità con segnali speranzosi, ossia con vendite nette per 1,5 miliardi di euro (in crescita del 12% annuo, ovvero del 4% escludendo il sell-in verso la partecipata, al 35%, Sempione Fashion, cui fa capo l’insegna Charles Voegele), un utile netto rettificato in crescita del 16% a 106,5 milioni di euro e un Ebitda rettificato pari a 196,5 milioni (+5,35%). Nei primi sei mesi del 2018, invece, le vendite nette escluso il sell-in verso Sempione Fashion (verso la quale Ovs ha interrotto ogni rapporto commerciale in estate, dopo l’istanza di fallimento che ha seguito la chiusura dei 140 negozi elvetici e il licenziamento di 1.180 addetti) sono risultate pari a 666,4 milioni di euro, in crescita su base annua dello 0,9%.

A parità di perimetro (ossia esclusi i negozi aperti da meno di 12 mesi) le vendite sono però in calo, appunto, del 3% e questo ha fatto scattare l’ennesimo campanello d’allarme per il gruppo che vede tra gli azionisti di riferimento i fondi di BC Partners (col 17,835% di capitale) e Azimut (5,953%) e che ormai da oltre 13 anni è guidato da Fabio Beraldo (che nel 2005 per conto di Pai Partners rilevò l’ex Organizzazione Vendite Speciali, ossia la rete dedicata alle svendite delle rimanenze dei magazzini Coin, per rilanciarla).

In questi anni Beraldo, rimasto in sella anche dopo che nel 2011 Pai Partners passò la mano a Bc Partners, ha perseguito la strada della crescita anche per linee esterne (già inaugurata dai Coin senza troppa fortuna con l’acquisizione in Italia di Standa dal gruppo Berlusconi nel 1998, seguita pochi anni dopo da quelle di Kaufhalle in Germania e di Globus in Svizzera) rilevando via via i negozi a insegna Melablu nel 2009, DEM e soprattutto Upim nel 2009 (proprio un ex Upim diventerà l’anno successivo il cinquecentesimo negozio Coin-Ovs), Iana, poi trasformati in Ovs Kids, nel 2012, e Bernardi nel 2014.

Il 2014 è anche l’anno dello scorporo di Ovs dal Gruppo Coin, l’anno successivo quello del ritorno in borsa a 4,10 euro per azione con un flottante del 48,8%. Segue poi lo sfortunato investimento in Sempione Fashion. Nel frattempo però Ovs si rinnova e, sorpresa, i risultati sono decisamente interessanti: anche dalla semestrale si nota infatti come la performance  degli store rinnovati sia superiore alla crescita media registrata negli anni precedenti, cosa che fa ben sperare per i prossimi trimestri anche se per ora non evita una ulteriore frenata del titolo in borsa.

Eppure qualche ulteriore segnale positivo a ben guardare c’è: la concorrenza dei colossi dell’e-commerce resta forte per tutto il settore, così come la pressione sui margini, ma la redditività di Ovs è prevista stabile, in parte grazia ad un calo del prezzo medio delle forniture legato alla crescita dei volumi. Per ora comunque l’Ebitda rettificato mostra un calo su base annua dell’1% a 81,1 milioni (quello contabile è calato a 22,6 milioni per l’effetto delle svalutazioni degli attivi di bilancio e degli accantonamenti a fondo rischi sempre legati alla crisi di Sempione Fashion), mentre l’utile netto rettificato è calato a 32,8 milioni, 5,7 milioni in meno rispetto a un anno fa (ma in base ai principi contabili Ifrs il risultato appare positivo per 5,1 milioni, contro n rosso di 15,9 milioni un anno prima).

Cosa resta da superare perché gli investitori possano tornare ad apprezzare il titolo Ovs? Sicuramente occorre ancora digerire l’eredità Sempione Fashion, ma la collezione Autunno/Inverno ex Charles Vogele dovrebbe essere smaltita rapidamente (entro i prossimi 12 mesi) grazie a campagne promozionali. Più importante ancora, Beraldo ha avviato una trattativa per rinegoziare il costo del debito di Ovs, che a fine luglio presentava una posizione finanziaria netta rettificata di Ovs negativa per 427,6 milioni di euro, rispetto ai 707 milioni pre-quotazione e ai 475 milioni di nuovi finanziamenti concessi nel 2015 al momento del ritorno in borsa.

Ovs non presenta al momento particolari tensioni sui covenant e Beraldo potrebbe dunque spuntare uno sconto importante: di quanto dipenderà dallo spazio che avranno a disposizione Intesa Sanpaolo (che tramite Banca Imi banca finanziatrice capofila delle nuove linee di credito concesse tre anni or sono), Unicredit, Natixis, oltre che Hsbc, Credit Agricole, Bnp Paribas, Mps, Banca popolare di Sondrio e Volksbank (Banca popolare dell’Alto Adige).

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