Economia

Paolo Becchi: se il governo Draghi non toglie il lockdown, il resto serve poco

Di Paolo Becchi e Giovanni Zibordi

Come dice ora anche Confindustria, la crisi è prodotta non dalla pandemia in sé, ma dalla politica del lockdown. Di Paolo Becchi e Giovanni Zibordi

Mario Draghi non è diventato premier perché c’era bisogno di rimodulare le aliquote fiscali, fare una politica più “green”, snellire un poco la burocrazia, velocizzare un poco la vaccinazione. Neppure - per fortuna - per sostituire gli umani con gli umanoidi. È stato chiamato perché la maggioranza dei politici non se la sente ora di affrontare la valanga dei licenziamenti (oltre un milione), dei fallimenti, degli sfratti, dei pignoramenti in arrivo causati dal “chiudere tutto”. Il precedente governo lascia una eredità pesantissima.

Noi siamo stati sostenitori della prima ora di questa soluzione Draghi. Scrivendo sul Sole 24 ore, il 30 marzo scorso un pezzo intitolato “Draghi è l’unica e inevitabile soluzione”, perché appunto vedevamo che una crisi economica grave dovuta alla chiusura di gran parte delle attività non poteva essere affrontata da Di Maio, Conte, Gualtieri e solo una persona di alto profilo, che aveva diretto le maggiori istituzioni finanziarie (Tesoro, Bankitalia, BCE), poteva salvare l’Italia dal crollo l’economia.

Come dice ora anche Confindustria, la crisi è prodotta non dalla pandemia in sé, ma dalla politica del lockdown e se Draghi la mantiene a dispetto del fatto che in tutto il mondo, Europa esclusa, viene abbandonata, rimodulare le aliquote Irpef e spendere per ridurre il Co2 i fondi del Recovery Fund non cambierà molto.

Se si seguono gli “esperti” di virus a cui il governo si è affidato finora si parla solo di pericolose “varianti” da combattere, cioè del fatto che un virus influenzale si diffonde e muta, cosa verissima, ma che la risposta alle “varianti” sia il confinamento di una popolazione e il coprifuoco, è molto discutibile, anzi è una risposta sbagliata.

I cittadini italiani che sono milioni e sotto i cinquanta anni, ad esempio, non hanno mai avuto nulla da temere (la mortalità sotto i 50 anni è anzi calata nel 2020) dalla Covid-19. I fatti macroscopici sono: i) il lockdown è ormai una politica solo europea, viene abbandonato ovunque nel resto del mondo perché la malattia fa ora pochi morti e comunque dobbiamo imparare a convivere col virus, ii) in Italia tanti medici sul campo da mesi spiegano che, se curati tempestivamente i pazienti non muoiono di Covid e che il problema è che non si usano i farmaci disponibili.

La pandemia non è più globale, l’intera Asia ne è fuori e vive normalmente. In Wuhan il lockdown è finito l’8 aprile 2020 e in tutta l’Asia quasi 4 miliardi di persone si “assembrano” da mesi ovunque, alla sera come in vacanza o in discoteca. L’India con 1,3 miliardi di abitanti riporta solo circa 100 decessi da Covid al giorno e se si guardano i dati sia contagi che i morti sono sempre in calo da mesi e sono praticamente spariti. Come si sa l’India non è molto efficiente e disciplinata, non si può certo dire che la mortalità è calata perché rispettano le distanze. Non si tratta di una questione di efficienza nel “tracciare” i contagi, semplicemente in Asia sono quasi tutti sono tornati alla normalità, perché hanno imparato a convivere col virus.

In America, sia Nord che Sud, si riapre ovunque, palestre e ristoranti o bar in California, stazioni di sci ad Aspen dove si fanno persino concerti questa settimana, persino a New York i ristoranti alla sera (in formato ridotto). Senza contare che Texas, Florida e stati governati dai repubblicani hanno riaperto da mesi e non impongono neanche la mascherina. I contagi stessi però sono crollati da metà gennaio in USA da circa 270mila a meno di 70 mila, e senza che si sentano gli effetti del vaccino perché richiede in media da 20 a 28 giorni per avere piena efficacia.

Il lockdown quindi non è affatto la soluzione adottata ora nel mondo, in Asia è sparito ovunque, in America viene ora smantellato, in Russia è ormai ridotto al portare le mascherine al chiuso e persino in Europa abbiamo gli esempi a contrario del paese più socialmente avanzato, la Svezia, che ha seguito la strategia opposta di lasciare che il virus si diffondesse, senza neanche mascherine da nessuna parte e la mortalità totale in Svezia alla fine è risultata nella media degli ultimi cinque anni, senza però mandare a picco l’economia.

In Italia ci sono gruppi di medici che da mesi pubblicano le tabelle di cura adottate con successo per i pazienti e riportano la loro esperienza nell’evitare il ricovero e l’intubamento dei pazienti. Quando qualche giornale o TV gli concede qualche minuto (a fronte delle centinaia di ore di trasmissione dedicate ai Ricciardi, Galli, Pregliasco, Crisenti, Burioni, Bassetti…) lamentano che tuttora le autorità non raccomandano nessuna cura (e le cure invece ci sono) , e si limitano a indicare “monitoraggio”, “vigile attesa” e controllo dei livelli di ossigeno.

In conclusione, il lockdown è una prassi che l’OMS, per la prima volta nella storia della medicina moderna, ha di colpo raccomandato un anno fa suggestionata dalla Cina, ma nessuno in Asia lo applica da mesi e ormai è applicato più che altro in Europa (e non tutta). L’altro approccio è curare tempestivamente i pazienti perché dopo un anno ormai tanti medici italiani, anche organizzati in gruppi, pubblicano i loro risultati e le tabelle di cura che seguono e spiegane che i pazienti seguiti e curati non muoiono. Se invece si vuole continuare con la politica “cinese” dei lockdown e si aspetta di vaccinare decine di milioni di persone, anche avere un espertto di banche e debito come Draghi servirà ben poco.