Economia

Patto di stabilità, l'Italia rischia di finire come la Grecia. Ma può evitarlo

di Lorenzo Goj

Con il nuovo Patto di stabilità l'Italia si trova in guai seri. Ecco che cosa cambia per i cittadini e come il governo potrà affrontare le nuove disposizioni

Patto di stabilità, Italia nei guai. L'intervista all'esperto Antonio Tognoli

“Rischiamo di finire come la Grecia”. Questo, in parole povere, il riassunto di ciò che potrebbe comportare per l’Italia il nuovo Patto di Stabilità. A sostenerlo è Antonio Tognoli, Responsabile Macro Analisi e Comunicazione di CFO SIM, il quale, interpellato da Affaritaliani.it, spiega quali saranno le conseguenze per i cittadini italiani e, soprattutto, come dovrebbe intervenire il governo.

In che cosa consiste la nuova legge

Approvate dal Parlamento europeo e verso l’ok definitivo del Consiglio, le nuove norme sanciscono che i Paesi con un debito eccessivo dovranno ridurlo in media dell'1% all'anno se il loro debito è superiore al 90% del Pil, e dello 0,5% in media all'anno se è compreso tra il 60% e il 90%.

Se invece il deficit di un Paese è superiore al 3% del Pil, dovrà essere ridotto durante i periodi di crescita per raggiungere l'1,5% e costruire un cuscinetto di spesa per le condizioni economiche difficili.

In questo momento, l’Italia si trova in una situazione di rara crisi. Il nostro Paese, infatti, attualmente registra oltre il doppio dei “limiti” finanziari consentiti dal Patto di Stabilità sia per quel che riguarda il deficit sia per il debito. Le casse dello Stato, infatti, registrano un rapporto debito/Pil del 137,3% a quota 2.800 miliardi di euro e un rapporto deficit/Pil del 7,4%.

Che cosa cambia per gli italiani?          

“Con il nuovo Patto, a livello di conseguenze per i cittadini, non cambierà nulla nel breve periodo”, ci spiega l’esperto. Ma è nel futuro prossimo che arriveranno i primi scossoni ai nostri portafogli. Probabilmente, infatti, il governo alzerà le tasse e diminuirà le detrazioni fiscali. Dunque, in parole povere, molti meno soldi in tasca per noi.

“Esattamente il contrario di come il governo di un Paese in una situazione di tale crisi dovrebbe comportarsi”, tuona l’analista. “Un ragionamento, questo, sicuramente da politico e non da statista”, aggiunge. Ma non è tutto. Potrebbero aumentare anche le accise, le quali andrebbero a colpire significativamente i costi delle sigarette e della benzina, un “pugno nello stomaco” per i portafogli dei cittadini

Cosa può fare l’Italia per mettersi in regola con il nuovo Patto di Stabilità

Ma come uscire, dunque, da questa funerea situazione finanziaria? Le soluzioni sono solo due, non rimane molto spazio alla fantasia: per mettersi in regola bisogna aumentare il Pil o ridurre il debito. Meglio se entrambe, ça va sans dire.

Partiamo dall’aumentare il Pil. “Innanzitutto, l’Italia deve assolutamente approvare riforme per la sburocratizzazione del Paese in modo da attuare gli investimenti più celermente”, sentenzia Tognoli. “Non è possibile che per avere un permesso qui ci vogliano mesi o anni, mentre negli altri Paesi europei ci mettano un giorno”.

Un nodo, quello della burocrazia, incredibilmente nocivo per gli investimenti nel Paese, fattori senza i quali l’Italia non può sicuramente mettere a posto i propri conti. “Investire in modo veloce è la benzina che alimenta un Paese”, spiega l’esperto.

Il motivo è semplice. “Investire sulle imprese fa crescere i fatturati, i quali a loro volta andranno a influire sulla crescita del Pil. Poi aumenterebbe anche il lavoro con l’occupazione di più persone e, conseguentemente, il monte tasse totale”, afferma Tognoli.

E per capire quanto sia importante per un Paese investire, basta guardare l’esempio degli Stati Uniti. A oggi, quasi metà del Pil (oltre 25 mila miliardi di dollari, l’Italia si aggira sui 2,1 mila miliardi di euro), è sostenuta da aziende con meno di 50 anni d’età. Un qualcosa di totalmente infattibile nel nostro Paese.

Passando, invece, a come poter ridurre il debito, gli interventi dovrebbero riguardare il taglio delle spese improduttive, ovvero tutti quei costi che non sostengono gli investimenti sul Paese e che, dunque, non supportano in alcun modo la crescita del Pil.

Un altro metodo già in atto è la privatizzazione. Si tratta, cioè, di vendere gli immobili o le partecipazioni dello Stato a investitori, appunto, privati. Tra i casi più noti, oggi, figurano Banca Monte dei Paschi e Poste Italiane.

La partita di Giorgia Meloni

Ora, dunque, la palla passa alla premier e al team del Tesoro. “Il governo si trova in una situazione complicata: il nuovo Patto di Stabilità ha messo l’Italia nei casini, ma questo potrebbe spronare l’Esecutivo a trasformare in meglio il Paese”, dice l’analista.

Sì, perché ora c’è il serio rischio di un avvitamento dell’economia come successe in Grecia. Dovendo mettere a posto i conti in seguito al nuovo Patto di Stabilità, se l’Italia deve utilizzare i pochi soldi che ha  per ripagare il debito con l’Europa e non può metterli per investire, per il nostro Paese sarà quasi impossibile svilupparsi e riequilibrarsi finanziariamente.

“Ciò che il governo non dovrebbe fare è, innanzitutto, alzare le tasse”, tuona l’esperto. “Con tasse più alte e stipendi uguali, è inevitabile che i cittadini spenderebbero di meno. Conseguentemente, le imprese venderebbero meno e in questo modo il sistema andrebbe ancora di più verso il collasso”, spiega.

“Poi, i tagli sulla sanità e sulla scuola”, dice Tognoli. “Meloni non dovrebbe assolutamente intervenire in questo modo, in quanto più i cittadini stanno bene e in salute, con ospedali in buone condizioni e medici preparati, più hanno la possibilità di lavorare efficientemente e nel lungo periodo”, aggiunge. Infine, Meloni dovrebbe dare il via a una durissima lotta all’evasione fiscale. Un problema enorme per l’Italia, oggi, con circa 100 miliardi di euro di tasse non pagate.

Come diceva Indro Montanelli quando gli chiedevano previsioni sul futuro del Paese: “L’Italia non si salverà, gli italiani sì”. Staremo a vedere se la premier e il suo team riusciranno a impedire un aggravarsi della nostra già fin troppo martoriata situazione finanziaria .