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Economia
Pensioni, Boeri: "Servono i migranti per pagarle". E Salvini: "Fa politica"

Parole che non hanno fatto piacere ai due partiti di maggioranza, Lega e M5S. Nella Relazione annuale dell'Inps presentata alla Camera, il presidente dell'Ente previdenziale Tito Boeri, economista del lavoro, torna sul tema pensioni dal punto di vista del (necessario) apporto dei migranti e della riforma che il governo Conte vuole apportare per superare la riforma Fornero. 

Consentire il pensionamento da almeno 64 anni di età con 36 anni di contributi, come propone la Lega di Matteo Salvini, può costare fino a 18 miliardi di euro l'anno secondo il presidente dell'Inps Tito Boeri. Nel contratto di governo con il Movimento cinque stelle, la Lega ha voluto inserire l'impegno a consentire il ritiro dal lavoro quando la somma di età e contributi del lavoratore è almeno pari a 100. Alberto Brambilla, esperto di previdenza vicino a Salvini, ha spiegato il 4 giugno scorso che "l'idea è di mandare in pensione chi ha almeno 64 anni con 36 anni di contributi", di fatto annullando il requisito di 67 anni in vigore dal 2019 previsto dalla riforma Fornero di fine 2011.

L'esecutivo vuole inoltre tornare ai 41 anni di anzianità contributiva raggiunta la quale è possibile ritirarsi dal lavoro. "Il presidente dell'Inps non dovrebbe far politica e che siano gli immigrati a pagare le pensioni è una ipotesi abbastanza curiosa. Boeri si dovrebbe occupare di rendere più efficiente il lavoro dell'Inps", ha detto ieri il vice premier e ministri dell'Interno. Le coperture necessarie sono stimate in 5 miliardi ma Boeri fornisce stime diverse.

"Quota 100 pura costa fino a 20 miliardi all'anno, quota 100 con 64 anni minimi di età costa fino a 18 miliardi annui che si riducono a 16 alzando il requisito anagrafico a 65 anni, quota 100 con 64 anni minimi di età e il mantenimento della legislazione vigente per quanto riguarda i requisiti di anzianità contributiva indipendenti dall'età costa fino a 8 miliardi", dice l'economista. Tornare ai requisiti in vigore prima del 2011 "non è possibile", secondo Boeri.

"Possiamo tuttavia permetterci una maggiore flessibilità di quella consentita dalla riforma Fornero quanto alle scelte di pensionamento". "C'è molta più eterogeneità nell'attaccamento al lavoro e nei livelli di produttività tra i lavoratori con più di 60 anni che in altre fasce di età". "Accelerando la transizione al metodo contributivo possiamo concedere una via d'uscita a chi ha perso ogni motivazione e sarebbe un peso per l’impresa in cui lavora. È una libertà di scelta sostenibile perché non grava sulle spalle di chi inizia oggi a lavorare", ha proseguito Boeri.

"Ripristinando le pensioni di anzianità con quota 100 (o 41 anni di contributi) si avrebbero subito circa 750.000 pensionati in piu'. Sappiamo che ogni abbassamento dell'eta' pensionabile comporta anche riduzione dell'occupazione perche' il prelievo contributivo aumenta e il lavoro costa di piu'", ha aggiunto poi Boeri. 

Sul tema migranti, invece, il presidente dell'Inps ha ribadito che questa parte di popolazione che costituisce forza lavoro, che oltretutto svolge "mansioni che gli italiani non vogliono fare più", resta "cruciale per la sostenibilità del sistema pensionistico". L'economista ha sottolineato che le previsioni sulla spesa indicano che anche innalzando l'età del ritiro, ipotizzando aumenti del tasso di attività delle donne che oggi tendono ad avere tassi di partecipazione al mercato del lavoro più bassi, incrementi plausibili e non scontati della produttività - "per mantenere il rapporto tra chi percepisce una pensione e chi lavora su livelli sostenibili è cruciale il numero di immigrati che lavoreranno nel nostro Paese".

L'Inps segnala che eventuali politiche di recupero della bassa natalità italiana, ovvero dei tassi di occupazione femminili e maschili potranno correggere gli squilibri demografici nel lungo periodo ma non potranno da sole arginare la riduzione delle classi di popolazione in età lavorativa prevista per il prossimo ventennio.

"NON CI SONO PENSIONI D'ORO MA PRIVILEGI ARBITRARI".  "Non si vedono ragioni per tagliare le pensioni per il solo fatto di avere un importo elevato. Non esistono pensioni d'oro, d'argento o di bronzo", ha spiegato Boeri. "La filosofia degli interventi - spiega - dovrebbe essere sempre quella di ridurre le differenze di trattamento tra lavoratori di una stessa generazione oltre che tra generazioni diverse". Per Boeri invece esiste una componente delle pensioni che consiste in un "privilegio", in genere "stabilita in modo arbitrario" e slegata dai contributi versati.

LAVORATORI PRECARI SALGONO DEL 24% NEL 2017, TOCCANO QUOTA 4,6 MILIONI. Nel 2017 e' cresciuto in misura significativa il numero dei lavoratori con un contratto precario (a tempo determinato o apprendistato) mentre e' diminuito il numero degli occupati a tempo indeterminato. La relazione annuale segnala che "i dipendenti coinvolti in rapporti di lavoro a tempo determinato e di apprendistato, viceversa, sono aumentati significativamente, passando da 3,7 milioni a 4,6 milioni (quasi un milione di dipendenti in piu', +24%)". Al contrario per gli occupati a tempo indeterminato si e' registrata una dinamica opposta: infatti da 14,1 milioni sono scesi a 13,8 milioni. "Sono diminuiti di numero (-1,9%) ma non solo: nonostante il leggero incremento delle giornate lavorate pro capite (+0,9%) e' diminuito anche il monte complessivo di giornate lavorate (-1,1%)", segnala l'Inps. Nel 2017, segnala l'Inps, un "innesco importante all'espansione dei rapporti a termine e' giunto dalla soppressione, a marzo 2017, della regolazione tramite voucher delle prestazioni di lavoro accessorio". Le imprese - e particolarmente quelle di settori come il turismo e il commercio - che avevano fatto negli anni precedenti ampio e crescente ricorso alle prestazioni di lavoro accessorio, si sono trovate di fronte, dice l'Inps, alla "necessita' di ricorrere a forme alternative di assunzione o di (ri)piegare nel lavoro nero. Di fatto l'indisponibilita' dei voucher ha causato un ricorso aggiuntivo a diverse forme di lavoro a termine". I dati Inps parlano chiaro: nell'anno che va da aprile 2017 a marzo 2018 le assunzioni con contratto di lavoro intermittente sono state oltre 600mila, pari al +110% rispetto al corrispondente anno precedente (aprile 2016-marzo 2017). Sotto il profilo settoriale la crescita piu' intensa dei rapporti a termine e' stata registrata nel comparto alloggio-ristorazione (+35%): "Il contributo di questo settore alla variazione complessiva della quantita' di lavoro a termine e' pari al 27% (+83.000 anni/uomo sul totale di 311.000)", segnala l'Inps. L'exploit dell'alberghiero-ristorazione, dice l'Inps, e' in relazione "anche con il buon andamento del turismo, fattore strutturale importante per spiegare rilevanza e variazioni dei contratti a tempo determinato. Altri contributi importanti sono risultati provenire dal commercio (+16%; +51.000 anni/uomo) e dalle attivita' manifatturiere (+16%; +49.000 anni/uomo)". Secondo la relazione, almeno "un quarto (valutazione di minima, cautelativa) e piu' verosimilmente un terzo dei voucher utilizzati nel 2016 e' stato sostituito nel 2017 con contratti di lavoro dipendente a termine (intermittente o stagionale o tempo determinato)".

IL BOTTA E RISPOSTA

A stretto giro arriva la reazione del ministro Salvini.  In un tweet il leader leghista commenta:" Servono più immigrati per pagare pensioni... cancellare L.Fornero costa troppo... servono più immigrati per fare lavori che gli italiani non vogliono più fare...” Presidente Inps continua a fare politica, ignorando la voglia di lavorare di tantissimi italiani. Vive su Marte?".

Ma Boeri non ci sta e replica: "I dati sono la risposta migliore e non c'è modo di intimidirli. La  mia risposta è nei dati e i dati parlano. Oggi presentiamo quella che è la verità che bisogna dire in Italia".

 

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