Economia
Pensioni, terzo round governo-sindacati: incognite su giovani e flessibilità
Riforma pensioni 2022: via libera al terzo tavolo tecnico tra governo e Cgil, Cisl e Uil per riformare il sistema delle pensioni
Pensioni news, confronto governo-sindacati: focus su flessibilità in uscita e previdenza complementare
Via libera al terzo tavolo tecnico tra governo e sigle sindacali (Cgil, Cisl e Uil) per riformare il sistema delle pensioni in Italia: dopo aver affrontato i temi relativi a donne, pensioni di garanzia per i giovani e previdenza complementare oggi le parti hanno discusso su come rivedere in chiave più flessibile la legge Fornero, quando quest'anno sarà esaurita Quota 102, la soluzione ponte adottata dal governo per prendere tempo. L'obiettivo dell'esecutivo è quello infatti di restare nel solco del metodo contributivo. Ipotesi che però non soddisfa i sindacati né la Lega, in pressing per lasciare la soglia minima di pensionamento a 62-63 anni.
In particolare, dal terzo tavolo tecnico è emersa un'apertura da parte del governo sulla previdenza complementare: l'esecutivo ha aperto alla possibilità di prevedere un nuovo semestre di silenzio-assenso per favorire le adesioni ai fondi pensione. A fare il punto è il segretario confederale Uil Domenico Proietti che spiega: “Il rafforzamento della previdenza complementare è centrale per offrire pensioni dignitose ai futuri pensionati e come tale va tutelata, per fare ciò è necessario investire risorse anche in una campagna informativa che crei una diffusa cultura previdenziale".
In sospeso invece è rimasta la richiesta sindacale di salvaguardare e rafforzare la fiscalità incentivante sui fondi pensione, prevedendo anche un intervento mirato per gli under 40. Al centro del tavolo è stata invece, ha proseguito Proietti, la possibilità di introdurre strumenti più efficaci a tutela dei lavoratori e per limitare le omissioni contributive.
"Il confronto prosegue, abbiamo ribadito le nostre richieste sulla flessibilità in uscita, augurandoci risposte adeguate da parte del governo, e sulla previdenza complementare, su cui abbiamo registrato la disponibilità dell'esecutivo", ha detto il segretario confederale della Cgil Roberto Ghiselli al termine dell'incontro tecnico al Ministero del Lavoro sulla previdenza.
Sulla flessibilità il sindacato ha ribadito la proposta di una riforma strutturale del sistema, che permetta il pensionamento o dopo i 62 anni di età o con 41 anni di contributi, e trattamenti più favorevoli per chi fa lavori gravosi e di cura.
La Cgil ha poi apprezzato l'apertura del governo sulla previdenza integrativa e la "riapertura di un periodo di silenzio/assenso". Intervento che dovrà essere preceduto per la Cgil "da una campagna di educazione previdenziale, dalla previsione di procedure a tutela della libertà di adesione di tutti i lavoratori e da misure che possano contrastare il mancato versamento dei contributi da parte delle aziende, dall'introduzione di fondi negoziali nei settori esclusi".
Anche "per la Cisl la previdenza complementare deve essere accessibile per tutti i lavoratori ed è necessario che le istituzioni adottino iniziative più determinate per incentivare l'iscrizione ai fondi pensione, con particolare riguardo ai giovani", ha rimarcato il segretario confederale della Cisl, Ignazio Ganga.
"Il ministero del Lavoro ha dato la disponibilità a prevedere un periodo di silenzio-assenso per la destinazione del Tfr di cui dovranno essere stabiliti i tempi e le modalità - ha detto - iniziativa che dovrà essere accompagnata da una campagna di informazione ed educazione previdenziale. Per quanto riguarda la fiscalità, la Cisl ribadisce che è importante che al tavolo per la riforma del sistema fiscale la specificità della previdenza complementare venga considerata in modo prioritario e non si assumano scelte che potrebbero in qualche modo indebolirla".
"Per quanto riguarda la flessibilità per andare in pensione, abbiamo ribadito la necessità di rendere più equo il sistema contributivo eliminando le soglie economiche che condizionano l'accesso alla pensione e di dare stabilità delle regole confermando la richiesta di consentire il pensionamento a partire dai 62 anni di età e anche in presenza di 41 anni di contributi a prescindere da qualsiasi requisito anagrafico".
Ganga ha aggiunto che "la conferma di opzione donna per i prossimi anni con gli attuali requisiti, la riduzione del requisito anagrafico e contributivo per le lavoratrici madri pari a 12 mesi per figlio su tutte le prestazioni senza penalizzazioni sul calcolo, la valorizzazione del lavoro di cura e l'abolizione definitiva dell'aggancio del requisito alla aspettativa di vita per chi svolge lavori usuranti sono stati altri temi posti all'attenzione del lavoro di lavoro. I Ministeri presenti si sono riservati specifici approfondimenti. Il prossimo 7 febbraio è previsto l'incontro di carattere politico sulle questioni analizzate".
La verifica politica con il ministro Andrea Orlando e i leader delle tre confederazioni è infatti già stata fissata per il 7 febbraio. Focus, nel dettaglio, sugli interventi rivolti ai giovani. Dal report Ocse, arrivano infatti brutte notizie: tra qualche anno, in Italia, le nuove generazioni potrebbero accedere alla pensione non prima di aver compiuto 70 anni e con assegni esigui, anche al di sotto della soglia di povertà, a causa delle carriere lavorative discontinue e dei periodi di precariato. Proprio in quest'ottica, uno dei punti centrali riforma sarà l'intervento per i giovani. Tra le proposte in campo più accreditate c'è quella di una pensione di garanzia.
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