Economia
Petrolio, la Basilicata è il Texas d’Italia: prodotte 4,6 mln di tonnellate

La Basilicata chiuderà l'anno con un record nazionale di 5,8 mln di tonnellate. Secondo le stime di Nomisma l'estrazione del greggio continuerà ad aumentare
Petrolio, il boom delle fonti fossili nazionali
Il petrolio torna a "farsi sentire", l'intera industria marcia su livelli alti, nonostante il blocco a causa della pandemia. In questi ultimi mesi di fine anno, la produzione nazionale di greggio ha infatti raggiunto la cifra record di 5,8 milioni di tonnellate. Nel 2019 erano "solo" 4,3. La capolista sembra essere la regione Basilicata, che secondo le stime di Nomisma Energia, chiuderà l'anno con un picco produttivo di 4,6 milioni di tonnellate di greggio (+1,3 milioni di tonnellate rispetto al 2019). Siamo di fronte, come riporta il Sole 24 ore, ad "un inatteso boom delle fonti fossili nazionali (bisogna tornare al 2014 quando la produzione salì a 5,7 milioni di tonnellate), in piena pandemia e nonostante la forte spinta del “no” alle trivelle, a conferma che la transizione verso un’economica decarbonizzata non porterà a una loro fine imminente". E secondo le previsioni del presidente dei Nomisma Energia, Davide Tabarelli, nel 2021, “l’estrazione di idrocarburi crescerà ancora e arriverà a 6,3 milioni di tonnellate con un apporto della Basilicata di 5,4 milioni di tonnellate di greggio e benefici anche sulla fattura energetica”. Effetti positivi già da quest’anno. “Con la pandemia, infatti i consumi petroliferi- spiega Tabarelli- crolleranno di quasi il 20% a 50 milioni di tonnellate, pari al 31% dei consumi totali. La produzione di petrolio della Basilicata rappresenta quasi il 10% e, anche con i prezzi del barile così bassi, a 40 dollari, si tradurrà in un risparmio sulla bolletta petrolifera di 1,4 miliardi di euro, un contributo importante all’economia italiana”.
Petrolio, i trend positivi dell'industrica lucana
E' risultato quindi decisivo il trend produttivo di due giacimenti petroliferi lucani: Eni in Val d’Agri e Total a Tempa Rossa nella Valle del Sauro (con la Shell che è non operatore su entrambi), anche se a spingere è stato soprattutto quest’ultimo, come rileva la Banca d’Italia nell’ultimo aggiornamento congiunturale. “Nel comparto estrattivo, che incide in termini di valore aggiunto per circa un terzo sul totale dell’industria- si legge nel report- la produzione di greggio è aumentata del 27% nei primi otto mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2019, mentre quella di gas naturale è rimasta stabile. La crescita della produzione è riconducibile alla concessione Gorgoglione (Tempo Rossa), il cui sfruttamento è iniziato a dicembre, mentre quella della principale concessione regionale (Val d’Agri), è diminuita di circa il 14%”. Eppure, si apprende dal Sole 24 Ore, ci sono voluti 31 anni dalla sua scoperta per far partire il giacimento di Tempa Rossa, ma la soglia del 50mila barili giorno, fissata nel progetto, è stata raggiunta e, secondo le previsioni, dovrebbe essere mantenuta per tutto il 2021, unita al lento ritorno alla normalità della produzione in Val d’Agri, dove la media produttiva nel 2020 è stata di circa 60mila barili al giorno, in calo per effetto del lockdown e dello scenario macro economico.
Secondo le stime di Nomisma Energia, la produzione totale lucana a fine anno, si attesterà oltre 90 mila barili al giorno, un vero record locale, che a livello nazionale vedrà superare i 110mila barili al giorno. Anche se resta lontano, fa sapere il Sole 24 Ore, il tetto del 150mila barili al giorno previsti a regime dall’Eni in Val D’Agri, che punta a rendere più sostenibili le attività in Basilicata e guarda all’impianto Blue Water, in fase autorizzativa, per migliorare l’impatto ambientale del Cova rendendolo quasi del tutto autonomo dal punto di vista idrico.