Economia

Petrolio, tasse, estorsioni e reperti. Ecco come si finanzia l'Isis

Estorisione e reti criminali. Ostaggi, tasse, vendita di reperti archeologici e di petrolio al contrabbando. Sono molte le voci con cui il 'Califfato', oggi la prima organizzazione terrorista para-militare più ricca al mondo, finanzia le sue attività. Da quest’estate lo Stato Islamico controlla il 35% del territorio siriano e continuano a sequestrare giacimenti petroliferi importanti. Tra le loro conquiste figura anche uno dei più grandi del paese, a Deir el-Zour nella Siria orientale. Secondo una recente inchiesta del Financial Times, lo Stato islamico guadagna ogni giorno 1,5 milioni di dollari dalla vendita del greggio estratto nei territori sotto il suo controllo. In particolare, nella provincia siriana orientale di Deyr az Zor, al confine con l'Iraq.

Secondo testimoni locali, l'Isis controlla anche il giacimento di Qayyara, vicino alla citta' irachena di Mosul, da cui viene pero' estratto un tipo di greggio piu' 'pesante', usato soprattutto per la produzione di asfalto. Nella provincia centrale siriana di Homs, le forze lealiste e quelle del 'Califfato' combattono per il controllo del giacimento petrolifero di Jazal e per quello di gas di Shaer, piu' volte passati di mano e attualmente sotto il controllo dei governativi. Il petrolio viene preso in consegna nei giacimenti da intermediatori che lo caricano su autocisterne per rivenderlo su mercati locali - il piu' importante e' quello di Al Qaim, alla frontiera con l'Iraq - o alle raffinerie gestite direttamente dall'Isis o, per la maggior parte, da operatori locali che si spartiscono il ricavato con gli stessi jihadisti.

Si tratta in gran parte di impianti rudimentali costruiti da privati dopo che quelli nelle mani dell'Isis erano stati distrutti dai raid aerei della Coalizione internazionale a guida americana. Ne viene ricavato carburante per autoveicoli o 'mazout', un tipo di gasolio utilizzato per alimentare i generatori di elettricita'. Secondo il Financial Times, la maggior parte del prodotto viene poi venduto negli stessi territori sotto il controllo dell'Isis, in Siria e in Iraq, o in quelli vicini nelle mani di gruppi ribelli nemici dello stesso Stato islamico. L'esportazione all'estero, in particolare verso la Turchia, e' invece notevolmente diminuita, soprattutto per il crollo del prezzo del greggio sui mercati mondiali che l'ha resa meno conveniente.

Il traffico attraverso la frontiera, tuttavia, non e' completamente cessato e continua soprattutto con il trasporto del prodotto in piccoli contenitori a dorso di mulo o di cavallo. In Iraq la maggior parte del contrabbando, che avveniva attraverso la regione curda, e' stato bloccato, ma secondo testimoni locali una parte del prodotto prende la via della Giordania.

Anche i rapimenti ai fini di riscatto e le estorsioni hanno fruttato a Daesh nel 2014, secondo le analisi del rapporto “Global Terrorist Financing Threat” del Dipartimento del Tesoro Usa, pubblicato lo scorso giugno, tra i 20 e 45 milioni di dollari. A questa cifra si devono aggiungere i riscatti chiesti e ottenuti da al-Qaeda e da Boko Haram, gruppo terroristico oggi affiliato allo stato islamico. La campagna di rapimenti avvenuti in Yemen tra il 2011 e il 2012 avrebbe fruttato altri 20 milioni di dollari all’organizzazione fondata da bin Laden, mentre i francesi avrebbero pagato (secondo il rapporto Usa) circa 30 milioni di dollari nell’ottobre del 2013 per la liberazione di quattro tecnici della compagnia nucleare Areva. Un altro riscatto consistente sarebbe stato pagato due anni fa per la liberazione di un tecnico inglese rapito in Camerun da Boko Haram. Anche gli spagnoli hanno contribuito, pagando 5 milioni di dollari ad al-Shabab per ottenere il rilascio di due ostaggi rapiti in Kenia nel 2011. Un tesoro che alla fine è entrato nelle casse della rete jihadista globale.

L’estorsione è forse il tratto caratteristico dell’autoproclamato califfato che ha in mano il vasto territorio tra Siria e Iraq. Il controllo del territorio vuol dire, prima di tutto, poter imporre alla popolazione una forma di tassazione, un vero e proprio pizzo che colpisce tutte le attività economiche. Il sottosegretario Usa al tesoro con delega su terrorismo e intelligence finanziaria David S. Cohen nella sua deposizione davanti al congresso del 13 novembre 2014 stimava in diverse decine di milioni dollari i soldi raccolti ogni mese attraverso forme estorsive.