Economia

Piam accelera nel farmaceutico, obiettivo 150 milioni di fatturato entro il 2026. La ricetta della scalata

di Marco Scotti

L'azienda genovese è al primo posto nel nostro Paese nello studio sulle malattie rare del sistema metabolico. L'intervista al Ceo Andrea Maini

Piam Farmaceutici dopo l'acquisizione di Bruschettini punta sempre più in alto. Parla il Ceo Andrea Maini 

L'obiettivo da raggiungere è semplice e ambizioso: 150 milioni di fatturato entro il 2026. Piam Farmaceutici, azienda genovese attiva nel comparto, dà lavoro a oltre 400 persone in Italia, è al primo posto nel nostro Paese nello studio sulle malattie rare del sistema metabolico. Nel 2022 ha completato l'acquisizione di Bruschettini, ampliando la sua presenza in quasi 50 Stati nel mondo. Affaritaliani ha intervistato Andrea Maini, ceo di Piam.

Maini, Piam Farmaceutici S.p.A. ha una lunga tradizione nel settore. Quali sono, secondo lei, i punti di forza che vi permettono di competere con i grandi gruppi farmaceutici internazionali?


Piam ha superato il traguardo dei cento anni proprio in occasione del cambio di proprietà, nel 2014. La nostra storia, così come quella di Bruschettini, nasce dalla scoperta di un vaccino contro la tubercolosi, che allora era considerata il ‘male del secolo’. Questo rappresenta il nostro DNA: da sempre, Piam si distingue per la capacità di portare valore al paziente attraverso la prescrizione medica e l’innovazione incrementale, che da un lato aumenta l’aderenza alla terapia, riducendo i rischi per la salute, e dall’altro soddisfa le esigenze di sostenibilità del sistema sanitario nazionale. Sono poi l’agilità, la passione e la coesione delle persone a rappresentare i nostri veri punti di forza, quelli che ci permettono di competere con i grandi gruppi. Ricordo che il nucleo fondante del rilancio di Piam, al momento del mio ingresso insieme ai nuovi azionisti Guido Balestrero e Augusto Bruschettini, è composto da un team di manager selezionati tra i migliori specialisti del settore per ogni area di competenza. 

Nel contesto attuale, come vede il ruolo di una media impresa farmaceutica italiana in un mercato sempre più globale e concentrato?


Il percorso di internazionalizzazione è ormai una strada obbligata anche per Piam, e lo stiamo affrontando con una strategia basata su due assi portanti. Da un lato, stiamo sviluppando il percorso tracciato dalla sinergia con Bruschettini, acquisita nel 2022, che ha una forte presenza internazionale, dal mercato tedesco(come CDMO in partnership con un player locale con footprint europeo) a quello cinese, in particolare nel segmento dell’oftalmologia, della colestasi , dell immunologia. Dall’altro, puntiamo sulla nostra leadership in Italia nel settore delle malattie rare metaboliche ereditarie, un modello di business snello e meno capital intensive di altri, quindi per noi esportabile sempre più a livello globale. In Italia, invece, intendiamo proseguire consolidando la nostra presenza nelle aree terapeutiche del cardiovascolare, del sistema nervoso centrale e del respiratorio.

Innovazione e sostenibilità: come sta affrontando Piam Farmaceutici queste due sfide e quali sono le priorità per il futuro?


Per innovazione incrementale  intendiamo il portare sul mercato farmaci di nuova generazione, come l’ultima  fixed dose combination per il trattamento del colesterolo, che rappresenta un importante passo avanti. Oppure parliamo di innovazioni brevettate, come il ‘taste masking’ nella medical nutrition, un ambito in cui Piam è stata pioniera. In termini di sostenibilità, abbiamo pianificato il primo bilancio certificato ESG per il 2024, anticipando i requisiti normativi e dimostrando il nostro impegno verso una gestione responsabile.

La pandemia ha cambiato radicalmente il modo in cui percepiamo la salute e l’accesso ai farmaci. In che modo questo ha influenzato la vostra strategia aziendale?


Piam ha affrontato il periodo pandemico con una certa resilienza, grazie a un portafoglio prodotti meno esposto alla stagionalità e orientato alle terapie croniche. Questo ci ha permesso di mantenere stabilità, e allo stesso tempo ci ha spinto a esplorare nuovi percorsi nell’ambito della omnicanalità, in particolare intraprendendo iniziative nell’area del digital therapeutics.

Quali sono le vostre aspettative per i prossimi anni in termini di crescita e investimenti? State valutando nuove acquisizioni o espansioni internazionali?


Siamo già presenti in oltre 40 paesi, inclusa la Cina, ma rafforzare la dimensione del nostro business in alcuni mercati è certamente un obiettivo. Stiamo valutando costantemente acquisizioni mirate all’internazionalizzazione, in particolare nei settori delle malattie rare e dell’oftalmologia. Il passaggio cruciale che abbiamo di fronte è capire, paese per paese, se sia più vantaggioso operare direttamente o rimanere indiretti tramite distributori. Un altro aspetto strategico è il nostro approccio unico e integrato, che ci consente di affiancare,  ai farmaci per una determinata patologia anche soluzioni complementari, come integratori ,medical devices e alimenti a fini medici speciali. Questo modello ci permette di offrire una risposta completa e personalizzata alle esigenze dei pazienti, valorizzando il ruolo di PIAM come partner di riferimento per la cura e il benessere.

In Italia, spesso parliamo della necessità di trattenere talenti e competenze nel settore farmaceutico. Come vi muovete su questo fronte?


Siamo orgogliosi di riuscire ad attrarre giovani talenti al nostro progetto, e lo facciamo attraverso strumenti di retention e attraction adeguati. Per esempio, abbiamo istituito un’Academy dedicata agli under 35, un’iniziativa che consente ai giovani di talento di perseguire un percorso lavorativo in cui potersi esprimere. Cosa difficile ormai nelle grandi multinazionali, dove le dinamiche sono più rigide e non sempre si riesce a lasciare una propria impronta nel percorso della crescita aziendale. I giovani di talento apprezzano molto questa possibilità e infatti vantiamo un tasso di fedeltà elevatissimo.

Guardando al futuro, quale sfida vede come cruciale per il settore farmaceutico in Italia e come può Piam contribuire a superarla?


La sfida principale è continuare a portare valore sul mercato, anche a distanza di un secolo dalla nostra fondazione. C’è sempre spazio per le aziende che si muovono con agilità e mantengono un’interazione stretta con gli apparati scientifici e clinici più qualificati. Piam-Bruschettini, ad esempio, è partner industriale di un consorzio clinico europeo impegnato nella ricerca su un nuovo farmaco orfano per il trattamento della SLA.

 

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