Economia

Pil, De Romanis: "Dal governo manovra redistributiva. Ora paga le conseguenze"

L'economista della Luiss commenta con Affaritaliani.it la decisione di Bruxelles di tagliare le previsioni di crescita per il 2019 del nostro Paese

di Andrea Deugeni
twitter11@andreadeugeni

"Un Pil in crescita solo dello 0,2%? Significa un'economia sostanzialmente ferma, meno soldi che circolano e meno possibilità di lavoro, soprattutto per i giovani. Del resto, il governo Conte ha fatto una scelta molto precisa: privilegiare interventi di tipo redistributivo a discapito degli investimenti. Questo spiega perché la Commissione ha rivisto al ribasso le stime di crescita del Pil in maniera significativa, fino allo 0,2%, la stima più bassa dell'area euro che cresce mediamente dell'1,3%". L'economista Veronica De Romanis, docente di Politica economica europea alla Luiss, commenta così con Affaritaliani.it la decisione di Bruxelles di tagliare le previsioni di crescita per il 2019  del nostro Paese. Sul rischio manovra correttiva dice: "E' una decisione che spetta alla Commissione. E' chiaro che farla in una fase di recessione, com'è quella che è stata registrata nel secondo semestre del 2018, può avere un impatto negativo sull'economia italiana, ma quello di cui ci si dovrebbe maggiormente preoccupare in un Paese come il nostro è la reazione di chi compra il nostro debito, la fiducia verso i nostri Btp".
 

Tria moscovici ape
 

L'INTERVISTA

La Commissione europea ha tagliato le stime di crescita dell'Italia per il 2019: +0,2% rispetto allo 0,5% dello scorso autunno e all'1% stimato dal governo Conte nella legge di bilancio. Cosa significa per il nostro Paese?
"Significa un'economia sostanzialmente ferma, meno soldi che circolano e meno possibilità di lavoro, soprattutto per i giovani. La disoccupazione giovanile è la vera emergenza. L'Italia è uno dei Paesi in Europa con i più alti livelli di disoccupazione giovanile e un'economia ferma vuol dire aggravare ancora di più questo problema". 

Conte salvini di maio ape 7
 

Qual è l'impatto di una crescita molto più bassa rispetto alle previsioni del governo sul target del 2% di deficit/Pil fissato a dicembre?
"Essendo il Pil una cifra che sta al denominatore significa avere un disavanzo finale che molto probabilmente sarà più alto di quello stimato da Palazzo Chigi per quest'anno. Significa anche un incremento del debito che non intraprenderà quindi una traiettoria decrescente, com'era stato invece promesso dal governo Conte". 

Di quanto potrebbe salire il disavanzo?
"Sicuramente comincerà ad avvicinarsi verso il 3%. L'anno prossimo c'è poi l'incognita delle clausole di salvaguardia: un possibile incremento dell'Iva per circa 23 miliardi di euro e non si è ancora capito dove verranno reperite queste risorse. Il governo insiste nel dire che l'incremento dell'imposta non scatterà. E' chiaro che nel caso in cui venissero disinnescate le clausole, com'è sempre stato fatto fino ad ora, attraverso maggiore disavanzo è molto probabile che il 3% di deficit/Pil venga superato".

Veronica De Romanis 2

 

Rischiamo la richiesta di una manovra correttiva da parte di Bruxelles?    
"E' una decisione che spetta alla Commissione. Sarà interessante anche osservarne il timing: se farla cioè già in primavera o dopo le elezioni europee. E' chiaro che farla in una fase di recessione, com'è quella che è stata registrata nel secondo semestre del 2018, può avere un impatto negativo sull'economia italiana. Del resto se non si inverte la rotta del disavanzo e del debito si rischia di ritrovarsi nella situazione dell'autunno scorso, in cui lo spread Btp-Bund è aumentato comportando un incremento del costo del credito per le famiglie e le imprese. Del resto, tutto ciò era già stato previsto dal ministro dell'Economia Giovanni Tria che a settembre aveva avvertito che aumentare il disavanzo sarebbe significato, poi, avere mutui più cari". 

Come se ne esce? All'annuncio del taglio delle stime di crescita sul nostro Paese da parte di Bruxelles, sul mercato secondario lo spread si è impennato a 284 punti base, dai 267 della chiusura di ieri, ai massimi degli ultimi due mesi...
"Il ministro Tria aveva perfettamente ragione. Il governo alla fine, però, ha preso una direzione diversa. Anche perché se andiamo ad osservare l'ammontare delle risorse impegnate nei prossimi tre anni sulle misure intraprese, ci sono circa 43 miliardi per i due cavalli di battaglia dell'esecutivo e cioè reddito di cittadinanza e quota 100. Per gli investimenti, invece, voci che hanno un impatto sull'economia, sono stati stanziati solo 10 miliardi. Conte ha fatto una scelta molto precisa di privilegiare interventi di tipo redistributivo. Questo spiega perché la Commissione ha rivisto al ribasso le stime di crescita del Pil in maniera significativa, fino allo 0,2%, la stima più bassa dell'area euro che cresce mediamente dell'1,3%". 

Draghi
 

Nel giustificare il taglio, Bruxelles parla di "impatto marginale sulla crescita del Pil del reddito di cittadinanza"...
"Non è solo la Commissione europea a dirlo. Anche lo stesso governo italiano lo ha affermato: nella relazione tecnica all'ultimo decreto elaborata dal Ministero del Lavoro, c'è una tabella che spiega che l'effetto espansivo di 6 miliardi di reddito di cittadinanza per quest'anno sarà di 1,8 miliardi. Il moltiplicatore è dello 0,3. Un impatto molto limitato".

La reazione dei mercati non sta tardando a farsi vedere...
"Esatto. Se la manovra correttiva dipenderà dal negoziato con la Commissione, quello che stiamo già osservando è la reazione degli investitori: è chiaro che se in un Paese come il nostro, con il secondo debito pubblico più elevato in Europa, si iniziano a mettere in discussione le traiettorie di disavanzo e debito, i mercati reagiscono. E ciò significa costi più elevati per imprese e famiglie". 

Un risultato elettorale che ridimensiona gli equilibri politici all'interno del Parlamento europeo può aiutare l'Italia, come sostiene qualche osservatore, a scampare la richiesta di una manovra correttiva?
"E' ancora presto per capire quale sarà la formazione del nuovo Parlamento europeo. Penso, però, che in un Paese come il nostro, quello di cui ci si dovrebbe preoccupare è la reazione di chi compra il nostro debito. Ovviamente, la reazione di Bruxelles è importante, ma quello che conta maggiormente è la fiducia che c'è verso i nostri Btp. E' un film che abbiamo già visto ad ottobre dello scorso anno. Lo spread è molto rapido a salire, al contrario scende in maniera più lenta. Recentemente, il presidente della Bce Mario Draghi ha spiegato che l'Italia è l'unico Paese nell'Eurozona che sta attraversando una stretta creditizia".