Economia

Pininfarina agli indiani di Mahindra. E' il 430° marchio italiano che se ne va all'estero

Dopo una lunga due diligence arriva la firma fra Pininfarina e gli indiani di Mahindra. Un'operazione da 50 milioni di euro (cui si sommano garanzie sui debiti per oltre 110 milioni di euro) che porterà il gruppo di Nuova Dehli ad acquistare da Pincar il 76% del capitale di Pininfarina, al prezzo di 1,10 euro per azione. Successivamente lancerà un'Opa sul titolo in Borsa allo stesso prezzo (Titolo sospeso a Piazza Affari, poi perde il 68,8% una volta riammesso).

Nel dettaglio, Mahindra & Mahindra e TechMahindra acquisteranno tutte le azioni ordinarie Pininfarina detenute da Pincar, per 1,10 euro per azione, per un totale di circa 25 milioni di euro; le azioni sono attualmente in pegno alle banche e saranno liberate da tale vincolo alla chiusura dell'accordo. Gli investitori lanceranno quindi un'offerta pubblica totalitaria sulle azioni ordinarie Pininfarina sul mercato, allo stesso prezzo di compravendita delle azioni detenute da Pincar, raggiungendo circa 30 milioni di operazione.

A quel punto scatterà l'aumento di capitale, per gli altri 20 milioni. "Oggi iniziamo a scrivere il prossimo capitolo della storia di Pininfarina. Siamo orgogliosi e felici di entrare a far parte del gruppo Mahindra", ha commentato l'ad Silvio Pietro Angori. "Oggi è un giorno splendido, Pininfarina diventa più forte e più globale che mai". Per il presidente e nipote del fondatore, Paolo Pininfarina che ha specificato che "il quartiere generale rimarrà in Italia", l'accordo con "un partner industriale solido e globale" permette di "rafforzare l'identità della società, che è e rimarrà italiana" mentre "i soldi non hanno passaporto". Capitali che "oltre a riequilibrare la situazione debitoria" serviranno alla Pininfarina per "competere sui mercati globali".

Il passaggio di mani della storia azienda piemontese è solo l'ultimo di una lunga serie di marchi italiani finiti in mani stranieri: secondo uno studio Eurispes, i marchi del 'made in Italy' che hanno cambiato bandiera sono piu' di 430.

L'INDUSTRIA. Il 2015 e' l'anno dell'industria: diversi gli storici gruppi che hanno trovato quest'anno una nuova proprieta'. Prima di Pininfarina, e' toccato a Pirelli annunciare l'accordo con il gruppo cinese ChemChina, mentre la famiglia Pesenti cedera' Italcementi al gruppo tedesco Heidelbergcement. Finmeccanica ha annunciato a sua volta la vendita di Ansaldo Sts e Ansaldo Breda a Hitachi, mentre la famiglia Benetton ha ceduto World duty free alla svizzera Dufry. Il 49% di Alitalia e' da circa un anno nelle mani della compagnia degli Emirati Etihad, cosi' come Indesit e' passata dai Merloni a Whirpool; negli anni scorsi, i francesi di Edf si erano invece aggiudicati la milanese Edison.

IL MODA E IL LUSSO. Se pochi giorni fa il finanziere Andrea Bonomi ha riportato in patria le calzature di Sergio Rossi, e' stato il lusso negli ultimi anni il principale terreno di conquista per gli investitori esteri. Il gruppo francese Louis Vuitton Moet Hennessy (Lvmh) ha rilevato negli anni Fendi (1999), Pucci (2000), Bulgari (2011), Loro Piana e la storica pasticceria milanese di via Montenapoleone Cova (2013). Il grande rivale Henri Pinault, con Kering, possiede invece Gucci (2004), Bottega Veneta, Richard Ginori (2013, tramite Gucci), Pomellato (2013) e Brioni. Valentino fa capo all'emiro del Qatar, che l'ha rilevata nell'estate 2012 dalla famiglia Marzotto e dal fondo Permira. Gli occhiali di Safilo sono invece dal 2009 di proprieta' del gruppo olandese Hal; Poltrona Frau e' passata dai Montezemolo alla statunitense Haworth. E ancora Krizia ceduta da Mariuccia Mandelli, recentemente scomparsa, al gruppo cinese Shenzen Marisfrolg Fashion nel febbraio 2014.

L'ALIMENTARE. Unilever ha aggiunto nel corso del 2015 i gelati di Grom al suo portafoglio, che gia' includeva storici nomi italiani come Algida. Grande scalpore desto' la battaglia su Parmalat, finita sotto il controllo di Lactalis. Piu' di recente, la salita del fondo britannico Cvc partners nella spagnola Deoleo ha fatto nuovamente cambiare nazionalita' a marchi dell'olio come Sasso, Bertolli e Carapelli.

LE TELECOMUNICAZIONI. I francesi hanno ormai il controllo di Telecom: il primo azionista e' il gruppo Vivendi di Vincent Bollore' (con il 20,1%) e la seconda quota rilevante e' quella di Xavier Niel (titolare di una partecipazione potenziale pari al 15% del capitale). Negli anni scorsi Swisscom aveva comprato Fastweb e Vodafone ha rilevato Omnitel.