Economia

Pioneer,mancato patriottismo di Unicredit?Costringe Amundi a usare la sua rete

Se saranno confermate le cifre circolate finora Unicredit potrebbe incassare tra i 3,2 e i 3,6 miliardi,rinunciando però al 10% degli utili previsti per il 2018

Resta ora da capire se, come avevano anticipato alcune voci circolate una decina di giorni fa, Pioneer Asset Management procederà prima della cessione a pagare un dividendo straordinario attorno ai 300 milioni di euro (circa pari all’utile netto degli ultimi 12 mesi) a Unicredit e quale sarà il prezzo netto di vendita, oltre all’eventuale quota residua che Unicredit potrebbe mantenere nel capitale. Secondo i calcoli di Banca Imi, se cedesse Pioneer AM per 3,2-3,5 miliardi Unicredit rafforzerebbe il proprio capitale di uno 0,8%-0,9%, ma correrebbe il rischio di veder calare di un 10%-11% gli utili per azione del 2018. Amundi da parte sua se l’affare andrà in porto rafforzerà sensibilmente la sua presenza sul mercato italiano del risparmio gestito, dove con poco meno di 43 miliardi di masse in gestione è finora al decimo posto, mentre rilevando Pioneer AM salirebbe al terzo posto dietro al gruppo Generali e a Intesa Sanpaolo.

A livello internazionale, poi, il colosso francese consoliderebbe la sua leadership europea con oltre 1,2 triliardi di euro di masse in gestione, ma resterebbe distante da colossi come BlackRock (che a fine settembre gestiva oltre 5,1 triliardi di dollari di masse). Cosa potrà fare Amundi una volta sul ponte di comando di Pioneer AM è ancora presto per dirlo, ma gli analisti giudicano probabili sia una riduzione dei costi che potrebbe riguardare le strutture societaria, in larga parte a Dublino, sia il tentativo di spostare gradualmente le masse gestite dai fondi monetari e obbligazionari, scarsamente redditizi per la società di gestione e a “rischio” riscatto, vista la prospettiva di futuri rialzi dei tassi ufficiali negli Stati Uniti e di progressivo rialzo dei tassi di mercato anche in Europa, stante la possibilità che la Bce inizi un processo di “tapering”, ossia di rallentamento degli acquisti dei bond sul mercato (al di là del probabile sostegno contingente ai Btp italiani in questi giorni).

Luca Spoldi