Economia

Più miliardari in Europa che negli Usa

La classifica dei paperoni del mondo

Nonostante le crisi mondiali, delle fragilità delle banche, della flessione dei commerci e del pessimismo sull’economia, nel 2015 i super-ricchi sono diventati ancor più ricchi e numerosi. In tutto, secondo l’ultima “foto di gruppo” scattata dalla società di consulenza Wealth-X, i miliardari (in dollari) sono diventati 2473, con un aumento del 6,4 per cento rispetto all’anno precedente. E ormai controllano complessivamente un patrimonio-record di 7700 miliardi di dollari: una cifra immensa, salita l’anno scorso del 5,4 per cento, e pari al 3,9 per cento delle ricchezze private del mondo e a quasi la metà del pil americano, che è di circa 17mila miliardi.

“La ricchezza aiuta ad accumulare ancor più ricchezza”, ha spiegato al Wall Street Journal, David Barks, vice-direttore di Wealth-X e uno dei coordinatori dello studio. I cui risultati, inevitabilmente, rilanceranno le polemiche sulle crescenti diseguaglianze economiche nelle società moderne. Negli Stati Uniti questo dibattito era cominciato con il movimento “Occupy Wall Street”, che denunciava il ruolo dell’1 per cento più ricco della società a spese del resto, ed è poi continuato con la campagna elettorale di Bernie Sanders.

Secondo i dati di Wealth-X, il gruppo regionale con il maggior numero di miliardari resta quello composto da Europa, Medio-Oriente e Africa: in tutto ne conta 1013, rispetto ai 782 delle Americhe, che sono al secondo posto. Segue l’Asia: che ne ha “solo” 678, ma ha visto nel 2015 una crescita più rapida degli altri gruppo. Ma in termini di patrimonio, i Paperoni americani sono al primo posto: in totale controllano 3mila miliardi di dollari, rispetto ai 2,8 dell’Europa, Medio Oriente e Africa.

Per l’87 per cento i miliardari della lista di Wealth-X sono “self-made-man”, cioè hanno accumulato da soli tutta la ricchezza, senza ereditarla. Sono anche molto sensibili ad attività filantropiche: il 56 per cento del “club” è impegnato in qualche forma di aiuto, ad esempio seguendo “Giving Pledge”, l’invito rivolto da Bill Gates (che è ancora l’uomo più ricco del mondo) e da Warren Buffet (adesso passato al quarto posto, dopo il sorpasso di Jeff Bezos di Amazon) di lasciare in beneficienza la maggioranza del loro patrimonio.