Economia
Presidenziali Usa, ecco su chi investe il Big Money americano
di Andrea Deugeni
@andreadeugeni
Una potenza di fuoco da un miliardo di dollari, un nono circa del suo intero patrimonio personale utilizzabile per la propria campagna elettorale. La cifra più elevata mai sborsata da un singolo candidato alla Casa Bianca, senza ricorrere ai numerosi superpac (political action commitee, i comitati politici che ne finanziano la competizione elettorale) e ai dark money groups ovvero i gruppi senza fini di lucro 501 (c)(4) che possono non rivelare i propri finanziatori. Somme che può reintegrare, ha vantato lui stesso, con solo due anni di lavoro, dato che guadagna ben "400 milioni di dollari l'anno". Questa volta, l'immobiliarista newyorkese Donald Trump, uno dei principali esponenti del Big Money a stelle e strisce, ovvero la ristretta oligarchia dei Paperoni americani che ogni quattro anni finanzia generosamente la campagna elettorale del candidato alla Casa Bianca più in linea con le proprie posizioni politiche e di portafoglio, corre lui stesso per succedere a novembre 2016 a Barack Obama.
Manca qualche settimana all'inizio delle Primarie americane e, mentre il primo presidente afroamericano dgli Stati Uniti (questa notte, ora italiana) si prepara a pronunciare di fronte a un Parlamento riunito in seduta plenaria il suo ultimo discorso sullo stato dell'Unione, i tesorieri dei candidati repubblicani e democratici iniziano a pianificare come spenderanno la torta dei fondi per le elezioni presidenziali. Budget che, secondo gli analisti politici, dovrebbe aggirarsi intorno ai cinque miliardi di dollari.
Dietro il grosso della torta che arriva dai comitati politici e dai dark money groups, c'è un ristretto club di miliardari appartenenti in primis ai settori dell'energia, della finanza e del gioco d'azzardo, circolo che sborsa, per dirla alla Fornero, paccate di milioni di dollari per sostenere questo o quel candidato repubblicano o democratico. Oligarchi che accarezzano il sogno di avere come amico, una volta che le urne avranno decretato il vincitore, il futuro uomo più potente del mondo.
Ma quali sono i componenti del Big Money Usa? Nella Grande Mela, Wall Street pare abbia scelto: fra i pezzi da 90 Warren Buffett (che nella sua Omaha ha partecipato al rally della campagna elettorale di Hillary Clinton) e George Soros, più i banchieri di Wells Fargo, Morgan Stanley, Bank of America, le first lady Laura Blankfein e Christy Mack (consorti rispettivamente del numero uno di Goldman Sachs, Lloyd Blankein e di Morgan Stanley, John Mack) e Tom Steyer (manager di hedge fund che può vantare un patrimonio personale stimato in 118 miliardi di dollari), l'ex Segretario di Stato risulta essere la più amata dal grande capitale a stelle e strisce quotato al Nyse.
In particolare, al presidente di Berkshire Hathaway, il secondo uomo più ricco degli States e del mondo, piace la politica fiscale della Clinton che segue quella di Obama con imposte più eque che vanno incontro alla classe media, da sempre il vero motore della crescita in Usa, in vigore ormai da due anni. Dalla parte della Clinton (che deve vedersela fra i Democratici con il "rosso" Bernie Sanders) anche Hollywood (uno dei suoi maggiori sostenitori è l'imprenditore e produttore televisivo ebreo Haim Saban) ed Eric Schmidt, l'ex amministratore delegato di Google, manager proveniente dell'high tech americano, che a differenza dei colleghi provenienti dalla Silicon Valley, si è pubblicamente schierato più volte con l'ex ministro dell'Amministrazione Obama.
Sul fronte repubblicano, invece, interessato ad ottenere sgravi fiscali e a neutralizzare ogni legislazione in materia di ambiente, si è posizionato il quinto uomo più ricco d'America (44,5 miliardi di dollari, secondo Forbes): Charles Koch, industriale siderurgico e petrolifero assieme al fratello David, è pronto ad aprire generosamente il proprio portafoglio (con quasi un miliardo di dollari!) per finanziare l'ascesa di chiunque sia in grado di sconfiggere Hillary Clinton.
Per il momento, il cavallo su cui hanno puntato i ricchissimi fratelli Koch è Jeb Bush, ma il figlio e il fratello di due ex presidenti, ex advisor di Lehman Brothers e Barclays, gettonato anche da Leon G. Cooperman (uno dei più noti hedge fund manager di Wall Street) e da William B. Harrison (ex Ceo di JP Morgan) è rimasto indietro nei sondaggi e alla vigilia delle Primarie dell'Iowa per decidere chi sarà il repubblicano in corsa per la Casa Bianca è staccato sia da Donald Trump (temuto invece da Wall Street) e da Ted Cruz, canadese, senatore in Texas e molto conservatore. Cruz è il favorito del Washington Post per ottenere la nomination repubblicana.
Fra i Paperoni legati al partito conservatore dell'Elefantino, in cerca di un candidato credibile e disposto a sponsorizzare chiunque si dica contrario alla legalizzazione del gioco d'azzardo online e pronto a rinegoziare l'accordo raggiunto da da Obama con l'Iran, è Sheldon Adelson, re dei casinò e ottavo nella classifica degli uomini più ricchi del mondo. Sempre per i Repubblicani, sono pronti a sborsare milionate Foster Friess, finanziere del Wyoming, il manager di hedge fund Robert Mercer e il finanziere di origini cubane Mike Fernandez, miliardario propenso a staccare assegni a sei zero per mettere politicamente fuori gioco il populista Trump.
All'establishment americano piace anche il terzo incomodo repubblicano Marco Rubio, giovane moderno outsider di origini cubane che ha convinto invece i gestori di hedge fund Paul Singer, Ceo di Elliott Management corporation e Kenneth W. Griffin, fondatore e numero uno della società di investment mangement Citadel. Rubio, scivolato a fine 2015 su alcune spese personali finanziate con la carta di credito del partito, è il favorito, secondo il Washington Post, per ottenere il sostegno di Adelson, già finanziatore della famiglia Bush, che nel 2008 era il terzo uomo più ricco d’America dopo Bill Gates e Warren Buffett. Uscito dalla top ten con la crisi del 2013, il re dei casinò vuole risalire la china, anche grazie all'occhio benevolo, Congresso permettendo, di un inquilino amico alla Casa Bianca.