Economia

"Pnrr? Regioni escluse dalla spesa", intervista al capogabinetto di Emiliano

di Marta Barbera

Al mercato piace il tandem Mattarella-Draghi, l'Istat conferma la crescita al 6,5% e il premier va in pressing sul Recovery. Ma le regioni, a che punto sono?

Recovery, sale la pressione dal governo. Ma le regioni restano escluse dal processo di utilizzo delle risorse

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella accetta il bis e il governo riparte in con due parole chiave: Recovery Plan. Il tempo per la messa a terra dei progetti del Piano di ripresa e resilienza stringe e questo il premier Mario Draghi lo sa bene. All'indomani delle elezioni presidenziali convoca infatti per mercoledì 2 febbraio “una puntuale ricognizione della situazione relativa ai principali obiettivi Pnrr del primo semestre dell'anno”. 

Ma mentre l'esecutivo corre, le regioni a che punto sono? "La realtà è che non esiste un'attività di spesa del Pnrr a carico delle regioni, questo è un dato. Noi facciamo un'attività di organizzazione, sostegno, di coordinamento di quegli enti che siano territoriali o di ricerca che ci chiedono una disponibilità in questo senso", dichiara ad Affaritaliani.it il capo di gabinetto della Presidenza della Regione Puglia Claudio Stefanazzi.  “Il pressing è comprensibile- continua Stefanazzi- ma i famosi bandi che sono stati pubblicizzati hanno riguardato solo i comuni". La modalità di fatto predilige una  "spesa centralizzata in capo ai ministeri e la spesa locale in capo agli enti territoriali e di ricerca”, spiega ancora il capo di gabinetto di regione Puglia. 

Tutti ministri, chiamati a raccolta da Draghi, dovranno infatti mettere sul tavolo tabella di marcia ed eventuali difficoltà. Dalla Pubblica Amministrazione alla Transizione Ecologica, dalle Infrastrutture alla Scuola, dalla Sanità alla Banda larga, i campi in cui intervenire sono molteplici. E gli obiettivi da conquistare proprio dietro l'angolo: entro il 30 giugno ne vanno centrati 45, entro fine anno 55. Con i conseguenti importi in arrivo: 24,1 miliardi entro la prima metà dell'anno, altrettanti 21,8 entro dicembre. 

E se da una parte il premier Mario Draghi cerca di accelerare i tempi, dall'altra anche i comuni non risparmiano ansie e preoccupazioni. “Il Pnrr per i comuni è come un'automobile che è partita mentre gli operai stavano ancora assemblando, meccanici e che cercano affannosamente di finire il lavoro in corsa”, lamenta Mario Emanuele Alvano, segretario dell'Anci Sicilia a Repubblica. Metafora efficace usata sia per rimarcare la lentezza dei processi d'assunzione che di formazione. 

Un varco sulla spesa si potrebbe aprire solo con la "rivalutazione dei progetti di bandiera, piani richiesti dal governo Conte, e poi scartati", spiega Stefanazzi ad Affaritaliani.it. “So che il governo li sta rivalutando, almeno nella loro fase preliminare: noi ad esempio in qualità di regione Puglia avevamo fatto un progetto sull'idrogeno che poi era stato abbandonato. Prima di Natale Palazzo Chigi ci ha contattato chiedendoci di riprendere in mano la situazione. Quello potrebbe essere una fonte di spesa. Ma al momento non c'è nessuna responsabilità”, rimarca Stefanazzi

Ma non solo. A livello territoriale aspetti più tecnici da considerare sono anche le risorse in campo per la rete idrica e l'occupazione. "L'acquedotto continua a lavorare sulla progettazione, ma parliamo di un ammontare che rispetto al piano industriale e alle risorse che la regione ha sempre messo a disposizione nel suo bilancio e sui fondi comunitari, irrilevante: se immaginiamo di fare spesa sul Pnrr con 50 milioni, ecco siamo lontani", rivela Stefanazzi.  "Il grosso della spesa continua ad essere nelle mani nei ministeri e delle grandi stazioni appaltanti come Rsi e Anas, per il resto- ribadisce- non c'è ancora un elemento che caratterizza la spesa regionale, perché le regioni non state selezionate come destinatarie". 

A questo si aggiunge il limite del Decreto Reclutamento lanciato dal ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta. Se da una parte "alcune categorie tecniche mancano, perché mancano al Paese", dall'altra si aggiunge il tema specifico della professionalità: "Chi ha competenze non ripiega sugli enti della Pa, mai stati così attrattivi, considerati da sempre luoghi di rifugio", sottolinea Stefanazzi.

"Un professionista con capacità di lavoro,  va a fare il dipendente di un comune o di una regione a tempo determinato per 1.200 euro al mese, in un momento storico in cui il mercato va alla grande?", si chiede il capo di gabinetto di Regione Puglia. Detto ciò, nel concreto “non c'è stata questa grande selezione, i numeri sono esigui: i profili che ci sono stati inviati non sono straordinari”, rivela Stefanazzi. 

Per concludere, la palla per la messa a terra degli obiettivi del Pnrr è ora nelle mani centrali, e non periferiche. Tutto "dipenderà da quanto le strutture appaltanti saranno riuscite a organizzare la spesa", sottolinea Stefanazzi. La sfida è ardua, ma forse non così impossibile. “Immagino che il governo abbia fatto verifiche: i passaggi sono piuttosto stretti, noi rischi di disimpegno non ne possiamo assumere”, conclude il capo di gabinetto di regione Puglia. 

 

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