Economia
Ruffinoni, NTT Data: “ Uffici? Nessuno ci può rinunciare, ma vanno ripensati”
Nuove competenze e nuovi modi di lavorare, Walter Ruffinoni (NTT DATA): “I servizi phygital mettono in gioco aspetti culturali importanti "
Walter Ruffinoni, CEO di NTT Data, in un’intervista apparsa oggi sulle colonne dell’Economia del Corriere della Sera, ha affrontato alcune tematiche alla base delle grandi trasformazioni in atto all’interno delle aziende.
Per quanto concerne il tema delle nuove competenze, sempre più digitali, NTT Data, con un investimento complessivo che super il milione di euro, ha avviato una collaborazione di cinque anni con il Politecnico di Milano, centrale infatti il tema del design:
“Alcuni anni fa Milano è stata scelta dalla nostra capogruppo come centro di competenze ed eccellenze a livello mondiale. La sfida era con Madrid e Londra. Ecco il motivo di questo accordo con il Politenico, che ci consente di attrarre studenti anche stranieri. Abbiamo un piano di recruiting aperto in diverse direzioni. Da una parte, vogliamo avere in Milano nuovi talenti italiani e stranieri da inserire poi nel Gruppo. Entro il 2023 l’obiettivo per l’Italia è che una percentuale compresa tra il 5% e il 10% dei nostri collaboratori arrivi dall’estero. Poi c’è l’ambizione di veder tornare nel nostro paese cervelli che erano andati fuori”.
Fondamentale inoltre per il CEO non tralasciare l’human touch: “Crediamo molto nel settore del design. Quando cioè un prodotto viene pensato con modalità che vanno incontro a tutte le persone. L’attenzione nella fase del progetto rimane sempre sulla centralità umana”.
Ma le grandi trasformazioni ruotano anche intorno alle nuove modalità di lavoro alle quali la pandemia ci sta inevitabilmente abituando: “i servizi phygital, cioè quei servizi per metà fisici e per metà digitali, mettono in gioco aspetti culturali importanti nella vita degli individui, in Giappone stiamo facendo ricerche e anche esperimenti sugli impatti che questo ha in alcuni settori. Prendiamo gli headquarters delle grandi aziende dove all’ultimo piano c’è la stanza del CEO: un luogo finora quasi sempre inaccessibile. Mentre oggi, con le videochiamate e le riunioni sulle piattaforme entriamo nelle abitazioni dei capiazienda, nella loro intimità domestica. Si tratta di un cambiamento molto significativo”.
Ruffinoni è convinto che dopo il lockdown il lavoro negli uffici vada ripensato a partire dagli spazi fisici: “ oggi nella nostra azienda abbiamo una presenza di collaboratori on site che è attorno al 10%, ma non vediamo cali di produttività. I progetti avviati, la loro execution, vanno avanti. Ciò che comincia a mancare è la generazione del nuovo: nuove idee o bisogni da cui far nascere servizi e attività. La domanda è: come tornare ancora a frequentare gli uffici e recarsi dai clienti?”
“Nessuno rinuncia o chiude gli uffici, che vanno semmai ripensati. Come pure vengono rivalutati i centri urbani più remoti rispetto alle grandi città. Ci sono aziende che provano a trasformare gli spazi in aeree di co-working, a cui affluiscono lavoratori di altre realtà con la logica della minor distanza da casa. Questo permette uno scambio continuo di idee ed esperienza tra le persone”.