Economia
Ryanair, Grandi Viaggi, Tui, Easyjet: la Borsa specula sul crac Thomas Cook
Volano i titoli dei competitor turistici del gruppo britannico
Aerei e passeggeri a terra e scatoloni dei lavoratori per lasciare gli uffici. Ma si sa, la Borsa è cinica. Così il mercato guarda subito oltre la bancarotta di Thomas Cook, lo storico tour operator britannico schiacciato da un debito monstre di 1,7miliardi e che, nonostante un piano di salvataggio da un miliardo in rampa di lancio, è stato messo in liquidazione da ieri per insolvenza. Gli investitori muovono le proprie fiches infatti sui titoli azionari di quanti competitor potranno prendere profitto dagli spazi lasciati liberi sul mercato turistico dal fallimento del gruppo britannico. Crac che neanche i capitali cinesi del colosso Fosun (Club Med e Cirque du Soleil) sono riusciti a salvare.
Con le scommesse partte degli operatori finanziari, il comparto turistico è tra i migliori del Vecchio Continente, con l'Euro Stoxx 600 in rialzo dell'1,09%. Secondo gli esperti, i concorrenti, al di là delle turbolenze che potrebbero investire il settore, potrebbero anche approfittare del crack dell'operatore britannico, incamerandone i viaggiatori, soprattutto quelli che non intendono ancora spostarsi verso gli operatori online.
Volano infatti alla Borsa di Londra i principali competitor europei, l'anglo-tedesca Tui Travel, che guadagna il 5,8%, e Dart Group (+1,53%), che controlla Jet2. Anche a Piazza Affari accelerano i titoli del comparto, con I Grandi Viaggi (entrata in volatilità a +17,62%) e Caleido Group (in volatilità a +11,69%) che sono al momento le migliori in assoluto della Borsa milanese. Bene anche le azioni delle compagnie aeree, a partire dalla holding anglo-spagnola Iag (+2,04%), nata dalla fusione di British Airways e Iberia. Corrono anche le low cost Ryanair (+2% nel premercato a Wall Street) e Easyjet (+2,71% a Londra).
Per altro, secondo gli osservatori, anche le compagnie aree low cost hanno contribuito alla crisi di Thomas Cook e messo in difficolta' vari altri operatori: da un lato si sono accaparrate rotte prima appannaggio dei voli charter usati dai tour operator e dall'altro hanno cominciato a offrire in modo autonomo pacchetti di viaggio a prezzi ribassati.
Domenica notte, al termine di una convulsa trattativa di 12 ore per tentare un disperato salvataggio, Thomas Cook ha alzato bandiera bianca. Dagli uffici di Latham&Watkins, il ceo Peter Frankhauser, Fosun, le banche creditrici, e gli avvocati sono usciti con una fumata nera. Per soli 200 milioni, salta in aria la più grande compagnia di viaggi al mondo e pure la più antica.
Il gruppo ora è alle prese con il rimpatrio di 150 mila inglesi in giro per il mondo. Il costo totale del fallimento è di 600 milioni di sterline. Ma è solo il primo tassello di un domino che scuote l'Inghilterra e l'Europa. Il crac del tour operator mette sul lastrico 21mila dipendenti, di cui 9 mila nel Regno Unito; e si trascina dietro il destino di migliaia di pensionati. Azzerate infatti le azioni in Borsa e sono andate in fumo anche i bond di cui i portafogli degli investitori erano pieni.