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Economia
Safilo, l'addio alla Ferragni non basta per far risalire il valore

Safilo, l'addio alla Ferragni non basta per far risalire il valore

Safilo è stato il primo a dichiarare ufficialmente la cessazione del contratto con Chiara Ferragni, seguito dallo scandalo riguardante il pandoro Balocco. Solo pochi giorni dopo lo scoppio dell'incidente, Safilo ha interrotto la collaborazione con l'influencer a causa di presunte violazioni contrattuali, secondo quanto riportato da Mf. Non è chiaro se la linea di occhiali marchiata Ferragni, derivante dall'accordo di settembre 2021, abbia apportato benefici o costi ai conti del gruppo dell'occhialeria veneta. Ciò che è certo è la chiusura di quel rapporto.

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Sebbene Safilo sia stato il primo a separarsi dall'influencer, è stato tra gli ultimi in termini di performance azionaria nell'anno appena concluso, con una perdita del 41% del suo valore nel corso del 2023. Il 29 dicembre, il titolo ha chiuso a 0,91 euro, riportando il prezzo alle quotazioni della primavera del 2021 e in netto calo dai massimi relativi toccati nell'agosto del 2022 a quota 1,64 euro. Nonostante i progressi nella ristrutturazione intrapresa dal 2019, Safilo continua a soffrire in borsa.

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La crisi ha afflitto il gruppo dell'occhialeria per anni, con perdite record e aumenti di capitale necessari per ripristinare l'equilibrio finanziario. Nonostante il recente recupero, Safilo ha ancora una redditività piuttosto bassa rispetto ai grandi attori del settore. Nel 2023, ha chiuso con ricavi di 785 milioni e un margine industriale del 7,4%, mentre il margine lordo rettificato è stato del 9,6% del giro d'affari. Nonostante il ritorno all'utile, i dati indicano un piccolo guadagno, in calo rispetto agli anni precedenti.

La società padovana ha chiuso lo stabilimento di Longarone nel 2023 come parte del piano di rilancio. Mentre Safilo ha rifinanziato il debito bancario per 300 milioni e ha chiuso un aumento di capitale nel 2021, la sua azione continua a soffrire in borsa. La profittabilità di Safilo è inferiore rispetto ai colossi del settore, con una redditività netta del 5% sui ricavi e una profittabilità industriale intorno all'8%. A titolo di confronto, aziende come Essilux registrano livelli di profittabilità molto più elevati.

Mentre Safilo continua la sua fase di ristrutturazione, altri attori del settore, come Marcolin, mostrano segni di miglioramento. Marcolin, posseduta al 49% dalla olandese Hal, ha appena rinnovato il contratto triennale con l'ad Angelo Trocchia, impegnandosi a raggiungere ricavi di 1,3 miliardi e un margine lordo industriale del 12% entro il 2027. Resta da vedere se Safilo riuscirà a sollevarsi nel 2024 e a competere con gli altri attori del settore. 

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