Economia

Santanchè, Bankitalia: "Falsità per avere i prestiti". Trucco delle start-up

di Redazione Economia

Tre relazioni della Banca d’Italia finiscono nell’inchiesta su Visibilia. Così la ministra otteneva i finanziamenti: le nuove accuse

Caso Santanchè, spuntano le fatture retrodatate per ottenere i prestiti dalla banche

Non c'è pace per Daniela Santanchè, come se non bastassero le varie inchieste in corso da parte della magistratura, a rincarare la dose sulle presunte irregolarità commesse dalla ministra del Turismo in merito alle sue aziende, spuntano ben tre relazioni di Bankitalia, che finiscono nel fascicolo su Visibilia. Facendo carte false - stando a quanto apprende La Stampa - e nonostante fossero già "fortemente indebitate con le banche", le società di Daniela Santanchè hanno ricevuto due prestiti dalla Popolare di Sondrio per 2 milioni 740 mila euro in tutto. Nel primo caso la richiesta è stata firmata, nel secondo supportata da una lettera della ministra del Turismo, che è riuscita così a ottenere la garanzia di fondi dello Stato, dichiarando "investimenti" o il "pagamento di fornitori" mai effettuati.

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Dopo essersi vista respingere la richiesta di finanziamento da 3 milioni di euro nell’ottobre del 2011, - riporta La Stampa - Visibilia Srl ha chiesto, alla Bps, 2 milioni l’anno successivo. E, in qualità di amministratrice unica, questa volta Santanchè ha firmato - stando alle relazioni di Bankitalia riportate da La Stampa - la domanda, "sostenendo falsamente" che la società fosse una start up, evitando così di dover "presentare i bilanci in perdita" e "limitandosi a presentare un bilancio previsionale che si sarebbe rivelato irrealistico". Non è ben chiaro come, ma Visibilia Srl è riuscita a ottenere un mutuo da 2 milioni di euro "assistito da garanzia del Fondo pubblico per le Pmi gestito da Mediocredito centrale, contro garantito da fondi comunitari". Peccato che le fatture per ottenere questi finanziamenti relative a lavori vari di ristrutturazione e ammodernamento delle strutture - conclude La Stampa - fossero tutte retrodatate, "addirittura al 2009 e al 2010".