Saudi Aramco, la City in pole per l'Ipo. Londra si prende la sua rivincita
Londra in pole position per l’Ipo di Aramco, ma i concorrenti non mollano: in ballo un’operazione da 100 miliardi di dollari
Sempre in Asia non paiono intenzionati a fare passi indietro sino all’ultimo anche i listini di Singapore e Tokyo: il primo può giocare la carta di essere il maggior centro di intermediazione sul petrolio in Asia, e potrebbe rafforzare il proprio appeal facendo intervenire alcuni dei suoi fondi sovrani in veste di sottoscrittori dell’Ipo, Tokyo (dove Aramco possiede già una partecipazione in una società di raffinazione petrolifera oltre a vari impianti di stoccaggio petrolifero) offrirebbe l’accesso a investitori che non operano sui listini di Londra, New York o Hong Kong, come ha già ricordato il Ceo del listino giapponese, Akira Kiyota.
Ultimo ma non meno agguerrito, anche il “piccolo” listino canadese di Toronto, da tempo specializzato nella quotazione di società legate al settore delle materie prime (che pesano per circa i due terzi dell’indice TSX Venture e per un terzo del S&P/TSX Composite Index), incrocia le dita e lancia segnali di disponibilità a venire incontro alle esigenze di Aramco pur di vedere sbarcare il colosso saudita sul suo listino.
Così il principe Mohammed bin Salman sfoglia la margherita, dopo aver consolidato la sua presa interna intestandosi il controllo dei servii segreti e delle forze speciali anti terrorismo dopo l’estromissione il 21 giugno scorso del cugino Mohammed bin Nayef, fino a quel momento ministro dell’Interno ed erede al trono.
Luca Spoldi