Economia

Scioperi e aziende pubbliche in “rosso”: è tutta colpa dei sindacati?

Varie volte si è detto di come i sindacati siano in alcuni casi ideologici e non promuovano il cambiamento e l’innovazione nel mondo del Lavoro. Raramente invece si dice su quali aspetti bisogna intervenire per migliorare le aziende pubbliche.

Sicuramente gli scioperi di questi giorni rappresentano un ulteriore pessimo biglietto da visita per i lavoratori, per i sindacati e per il nostro Paese in generale. Mettersi addirittura a bloccare il servizio per ottenere un vantaggio personale (questo è quello che si percepisce all’esterno) non è molto meritocratico ed è particolarmente odioso. Siamo sicuri però che i lavoratori e i sindacati siano gli unici responsabili o c’è un deficit di informazione sugli obiettivi di una buona gestione nel settore Pubblico?

Spesso si assiste al valzer della nomine nelle società o negli enti in cui nuovi manager devono essere individuati per sostituire i precedenti. Si parla quindi dei requisiti necessari e di chi ne sia lo sponsor, ma poco di cosa dovranno fare per avere successo. La sfida di cambiamento che devono intraprendere è invece spesso difficile e ci vorrebbe una forte comunione di intenti tra vertice delle organizzazioni e sindacati per innescare il cambiamento.

Si ha invece spesso l’impressione che poi una volta designati manager e sindacati tendano a coprire l’uno le “magagne” dell’altro sistema a scapito della Meritocrazia invece che intraprendere un percorso di miglioramento. I dati che vediamo a seguire mostrano come la percezione di Meritocrazia nella aziende pubbliche sia molto più bassa che nel settore Privato o nelle multinazionali.

Quali sono i problemi che dovrebbero affrontare questi nuovi manager insieme al sindacato per rendere le aziende pubbliche efficienti e per limitare scioperi e disservizi? Come affrontare questo deficit di Meritocrazia?

Generalizzare è sicuramente sbagliato ed ogni realtà va considerata in modo approfondito, ma dalla mia esperienza nelle aziende pubbliche vi sono alcuni tratti comuni che spesso non vengono affrontati e che devono essere “sanati”.

Eccone alcuni:

 Troppi Dirigenti, spesso con privilegi assurdi (ingresso in aziende separato, parcheggi separati, mensa separata) e benefit esclusivi (es: carta di credito senza limiti), oltre che uno stipendio più alto di quanto pagato dal “mercato e competenze non sempre all’altezza della situazione

 Procedure di selezione opache e superficiali per dirigenti e quadri a fronte di procedure molto più scrupolose per dipendenti e stagisti

 Stratificazioni di privilegi in vari livelli nel tempo ormai inamovibili

 Tolleranza eccessiva per sacche di incompetenza e clientelismo

 Impossibilità di crescita interna

 Nessun sistema che misuri il clima aziendale o che “ascolti” i dipendenti

 Scarsa trasparenza su obiettivi, risultati dell’organizzazione e delle singole aree

 Principi e ideali dell’azienda dichiarati, ma non agiti

Alzi la mano chi ha capito che uno sciopero è stato promosso dai sindacati per cambiare uno di questi punti e non solo per aumenti di stipendio, scatti di anzianità o proteggere posti di lavoro. Ora che le risorse sono più scarse serve probabilmente ripensare radicalmente il sistema, senza trovare comodi capri espiatori. Ben venga quindi che nuovi manager e un sindacato responsabile promuovano un miglioramento importante nelle organizzazioni pubbliche a partire dai punti discussi. La sfida è spesso molto complicata. Buoni manager e un buon sindacato sono fondamentali per cambiare a partire dal buon esempio che devono dare in prima persona.