Economia

Se il bonus Poletti nasce senza spin doctor

Di Ernesto Vergani

Grazie alla battuta del presidente del Consiglio Matteo Renzi ("Come lo chiamiamo? Chiamiamolo bonus Poletti"), durante la conferenza stampa di presentazione del decreto legge in risposta alla sentenza della Corte Costituzionale che ha bocciato il blocco delle pensioni deciso dal Governo Monti, molti pensionati, quelli male informati, e i libri di Storia potrebbero ricordare il ministro del Lavoro Giuliano Poletti come colui che ha tolto ai pensionati alquanta parte dei soldi che sulla carta spettano loro. Dopo la tragica morte di Diana Spencer a Parigi il 31 agosto 1997, il consenso per la monarchia inglese, che reagì chiudendosi in se stessa, con una sorta di snobismo, con Elisabetta e famiglia lontane da Londra, nella residenza scozzese di Balmoral, non era mai stato così basso.

Il primo ministro laburista Tony Blair, che poteva anche dare la spallata definitiva alla monarchia, si dedicò totalmente al salvataggio di essa. Decisivo fu il ruolo di Aristide Campbell, spin doctor di Tony Blair, che escogitò la formula "principessa del popolo". Fu motivo e volano di un'emozione collettiva che al termine di un percorso tormentato riportò armonia. Un caso da manuale di coincidenza tra azione politica e comunicazione.
E' evidente che un provvedimento legislativo, in particolare se ha ambizioni storiche, debba avere un titolo che agisca sull'opinione pubblica e quindi essere attentamente meditato con la consulenza di esperti dell'informazione.  Già su Affaritaliani.it del 14 maggio http://www.affaritaliani.it/cronache/buona-scuola-giusta-367099.html abbiamo commentato circa il disegno di legge sulla riforma della scuola in discussione alla Camera, che invece di "buona scuola" sarebbe più congruente parlare di "giusta scuola".

Se ha ragione Matteo Renzi quando afferma che "non è possibile restituire per intero 18 miliardi di mancata indicizzazione", il provvedimento poteva essere nominato con un titolo che spieghi le ragioni di tale sacrificio, utilizzando parole come "domani", "futuro", "giovani" e via discorrendo. In alternativa rimangono efficaci la sintesi inglese (Jobs Act) e, se proprio non si hanno idee, i semplici numero e titolazione burocratica del provvedimento.
Ernesto Vergani