Economia
Sicurezza aziendale: i nuovi professionisti sono giovani e donne
Alverà (Snam) :”Diversità di genere ma anche di carattere, importante valore aggiunto”
L’associazione di categoria AIPSA, insieme a Deloitte e Snam, ha organizzato a Milano l’iniziativa “Women in Security” per promuovere la diversità di genere nella security e in tutte le funzioni aziendali
Far conoscere e favorire il talento e l’occupazione femminile anche nelle funzioni aziendali dedicate alla sicurezza. È stato questo l’obiettivo del convegno “Woman in Security”, tenutosi oggi a Milano e dedicato all’importanza della diversity nel mondo della sicurezza aziendale dove, secondo alcune ricerche, ancora oggi a livello globale circa il 90% degli addetti sono uomini. Organizzato da AIPSA, l’Associazione che riunisce i professionisti della security delle maggiori imprese italiane, insieme a Snam e Deloitte, l’evento ha messo al centro del confronto esperienze umane e professionali di donne della sicurezza aziendale ed istituzionale, nonché il crescente interesse verso un settore tradizionalmente appannaggio di figure maschili che oggi invece, grazie ad approcci innovativi e strutture che si avvalgono di nuove professionalità in campo tecnologico, giuridico, ingegneristico, delle scienze strategiche e di politica internazionale, ha disegnato nuove e diverse opportunità per l’universo femminile. A tal proposito, nel corso dell’iniziativa, sono state assegnate due borse di studio a due giovani lavoratrici di Snam e Deloitte per frequentare un corso di specializzazione sui temi della Security e della protezione delle Infrastrutture Critiche organizzato dall’Università del Salento. Le statistiche illustrate dal Presidente di AIPSA Andrea Chittaro dimostrano che a fronte di una presenza femminile ancora relativamente contenuta, la security aziendale vive un vero e proprio boom di interesse tra gli under 30 dove il 55% degli aderenti al programma #nextgeneration di AIPSA è composto da donne. Numeri su cui riflettere e da cui far nascere ulteriori iniziative di sviluppo e programmi ad hoc nella logica della valorizzazione del talento femminile. Moderati dalla giornalista di Mediaset Alessandra Viero, si sono susseguiti gli interventi di Marco Alverà, CEO di Snam, Fabio Pompei, CEO di Deloitte, e di diversi Direttori Risorse Umane che hanno illustrato le principali iniziative delle società per garantire un buon bilanciamento di genere e percorsi di sviluppo adeguati in un settore che, a fronte di un eterogeneo quadro delle minacce fisiche e cyber, richiede sempre maggiore attenzione e coinvolgimento da parte dei vertici aziendali.
“La sicurezza è un feudo maschile: nel mondo il 90% di chi si occupa di sicurezza è maschio e questo è un peccato per chi vorrebbe entrare nel mondo della sicurezza ed è donna ma anche per chi assume. C’è un deficit che va colmato perché la diversità porta valore aggiunto” ha sottolineato ad Affaritaliani.it Marco Alverà, mettendo anche in evidenza l’importanza di valorizzare una diversity di “carattere” : “È common sense ma oggi anche le neuroscienze confermano: le idee migliori le hanno le persone introverse e in una riunione di lavoro di solito queste persone non tendono a parlare. Allora darci delle semplici regole come fare un giri di tavolo motivando tutti a dire la loro è una semplice cosa che ci aiuta a dare parità di spazio.
Giulia Cagini, Capitano Pilota, 6°stormo di Ghedi, ha messo in evidenza ad Affaritaliani.it: “Tutto deve partire dalle famiglie. Personalmente ho avuto una famiglia molto forte da questo punto di vista, che mi ha dato dei forti valori e questo lo ritengo fondamentale. Dopodiché direi che la scuola ovviamente gioca un ruolo altrettanto importante e qui rientra in gioco tutto quello che abbiamo detto durante la conferenza: trovare dei role models , quindi mostrare ai ragazzi le varie possibilità che si possono avere nella vita anche perché c’è un’ampia gamma di professioni. Dopo la scuola importante è il carattere personale quindi la volontà, la determinazione e il sogno. Il sogno è quello che ti guida alla fine”.
Paola Boromei, EVP HR & Organization di Snam ha commentato ad Affaritaliani.it: “Penso che oggi una delle grandi sfide delle imprese sia quella di dare alle nuove generazioni un purpose, una ragione di essere, anche in una logica di prospettiva e di proiezione di carriera. Una delle leve fondamentali è proprio il role modelling, quindi portare degli esempi concreti di donne che sono riuscite nelle loro vita professionale e che possono raccontare tutti gli step necessari al successo professionale. Noi abbiamo lanciato una bellissima iniziativa che si chiama Inspiring Girls e siamo tra i tre soci sostenitori. Siamo andati in tantissime scuole medie in Italia a raccontare che cosa fanno queste donne che hanno successo nei loro mestieri più diversi”.
Angelica Cestari, Security Manager di Vodafone ad Affaritaliani.it ha testimoniato: “La mia esperienza in Vodafone è stata molto positiva e ho avuto anche la fortuna di trovare un’azienda culturalmente pronta. Il 50% dei dipendenti in Vodafone Italia sono donne e il 40% occupa ruoli manageriali. È stato quindi per me un percorso che mi ha messo sullo stesso piano di un collega uomo”.
Alberto Bigi, chief innovation & developmet officer di Sorgenia ha aggiunto ad Affaritaliani.it: “Un modello di sviluppo per valorizzare la diversità di genere è un modello per cui le persone portano in azienda loro stesse: le aziende chiedono spesso una separazione tra la vita personale e la vita in azienda. Quindi riuscire a ricomporre quello che siamo e portarlo in azienda è secondo me un fattore fondamentale per riuscire a raggiungere la parità di genere”.
Susanna Zucchelli, Direttore Generale Hera Tech e Diversity Manager di Gruppo Hera, ad Affaritaliani.it ha dichiarato: “Trovo le donne particolarmente adatte a svolgere il ruolo di cyber security manager perché sono moto molto affidabili. Inoltre la sicurezza è un processo e quindi bisogna essere in grado di andare dall’inizio alla fine senza aggiungere pezzi, ma ragionare in ottica di processo quindi avere una visione “tonda””.
Paola Guerra, Fondatrice Scuola Internazionale Etica e Sicurezza, ha spiegato ad Affaritaliani.it:” C’è una norma che ci aiuta tantissimo che va a definire le conoscenze e le abilità che deve avere un professionista maschio o femmina che sia nel mondo della security. Tra i requisiti ci sono per esempio una laurea oppure un diploma e poi un percorso di formazione specifico di almeno 120 ore. Il numero di ore va a coprire la varietà delle materie che vanno da quelle legali alle tecniche fino alle umanistiche perché la sfaccettatura di questa professionalità e veramente variegata e poliedrica. I valori aggiunti che possono portare le donne sono veramente tanti: senz’altro la precisione, la grande determinazione, la capacita di analisi, la visione di insieme”.