Economia

Silicon Valley Bank, chi ci rimette sono sempre i risparmiatori: ora basta

di Ezio Pozzati

Una parte di responsabilità è da attribuire agli organi di controllo, dalla Sec alla Consob, dall'Esma all'Abe

Silicon Valley Bank, ci rimettono sempre i risparmiatori

Ancora un'altra banca in default? Certamente e sicuramente non sarà l'ultima. Nel settore bancario troviamo diverse specializzazioni, per esempio: c'è chi si occupa solamente della gestione del risparmio, chi lavora ancora come una  banca commerciale e poi molte altre banche si sono introdotte in settori “nuovi” come le criptovalute, i derivati ecc. La domanda però è sempre la stessa: perché a rimetterci deve essere sempre il “povero” risparmiatore? 

La domanda sicuramente è lecita, ma quello che rende perplessi, ogni volta che una banca affonda, sono le excusatio che, di volta in volta, trovano molti estimatori a fare da cassa di risonanza. Come al solito il risparmio viene tradito da chi diventa il Michael Milken di turno  (inventore dei “titoli spazzatura o Junk Bond), o il Gordon Gekko oppure il lupo di Wall Street, o gli inventori e “spacciatori” dei derivati (mutui subprime, CDO, CDS ecc.), chiari esempi di come fare denaro e in fretta, per poi scaricare tutto il peso del RISKIO sul risparmiatore che venendo martellato, dalla pubblicità e dai vari passa parola, per entrare nel “giro dei facili guadagni” ha dalla sua la colpa di essere avido (greed) e non passare per l'unico stupido al mondo che non fa parte del “parco buoi”. 

Oltre a ciò una buona fetta di responsabilità ce l'hanno anche gli organi di controllo, negli USA la SEC, in Europa l’Autorità bancaria europea (ABE), l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (European Securities and Markets Authority, ESMA)  ed  in Italia la CONSOB, e solo per strapparvi un piccolo sorriso, forse un po' amaro, vi racconto un aneddoto degli anni 2000: la SEC, al suo interno, ha scoperto che vari addetti ai controlli del mercato, anziché monitorare le transazioni guardavano i film a luci rosse, percependo uno stipendio di 120.000 dollari l'anno. 

Mi pare sia giunto il momento di dare il via ad una massiccia campagna d'informazione sul risparmio e su chi lo detiene e gestisce che dovrebbe coinvolgere tutti partendo dalle elementari fino alle Università Popolari. Poi, tanto per insistere, sarebbe bene che chi amministra le banche ed il risparmio [In economia, la rinuncia a consumare una parte del reddito netto; anche, la parte di beni non consumati e il loro equivalente monetario: r. reale (o in natura); r. monetario] che è già stato tassato, si dotasse di una polizza di assicurazione per gli eventuali “incidenti” che potrebbero esserci durante lo svolgimento del proprio mandato e se ce l'hanno le autovetture non vedo perché non debba essere resa obbligatoria per gli amministratori delle banche. 

Per concludere, mi piacerebbe tanto che ciò che non è regolamentato subisse una tassazione immediata e non trovasse persone che dicono che certi “prodotti”, classati al mercato del risparmio: “sono immorali, ma non illegali” perché così diamo adito al furfante di turno di depredare i risparmiatori dimostrando che siamo in presenza di mercati non regolamentati e poco monitorati dove gli squali attaccano ferocemente le sardine solamente perché sono in branco e sono più facili da prendere. Scusate lo sfogo, ma “quanno ce vò, ce vò” (Trilussa).