Economia
Silk Faw, flop super auto elettriche di lusso in Emilia. KO Prodi e Bonaccini
Seconda sconfitta per Bonaccini ma anche Prodi... La società cino-americana avrebbe prodotto supercar elettriche a Reggio Emilia, non è mai partita e ora...
Il superflop delle auto elettriche di lusso a Reggio Emilia. I continui slittamenti rispetto ai programmi, gli annunci dei politici locali, migliaia di posti di lavoro promessi. Il deputato Gianluca Vinci (FdI): “Deve sorgere lo stabilimento ma è ancora un mega campo di erbacce”. Arriva la Gdf...
Da superauto e super flop.
Doveva essere un’operazione dalla potenza mondiale mai vista, quella delle ‘super car’ elettriche insediate a Reggio Emilia, con la benedizione entusiasta dell’ex presidente della Commissione Europea, il reggiano Romano Prodi, e le scene di giubilo del governatore Bonaccini.
Comune e Regione preannunciavano che tra dipendenti interni e primo indotto ci sarebbero potuti essere circa 5000 nuovi posti di lavoro garantiti. “Devono darci il premio Nobel per la pace”, dichiaravano entusiasti durante la presentazione, “per essere riusciti a mettere insieme Stati Uniti e Cina”.
La società cino-americana Silk Faw si diceva pronta a investire oltre 1,3 miliardi di euro in Emilia Romagna, nella cosiddetta Motor Valley. Che colpo ragazzi! La supercar sarebbe stata appositamente disegnata dal mito dell’automotive Walter De Silva: la S9, con motore V8, 4 litri di cilindrata, 1.400 cavalli di potenza. Previsti mega capannoni, alberghi e torri commerciali a compendio. L’unico luogo al mondo dove si producono auto di lusso elettriche della stessa grandezza è l’Oxfordshire, in Inghilterra.
Bonaccini aveva garantito al progetto 4,5 milioni di finanziamenti pubblici, più altrettanti da parte del Comune di Reggio Emilia come mancati oneri di urbanizzazione. Un ponte tra Pechino e Washington inatteso di questi tempi. Prodi: “È una decisione molto importante per il nostro Paese”.
Ma dopo gli annunci in pompa magna dell’ottobre 2021 poco si vede.
Col passare del tempo nulla accade. Così crescono i dubbi, al punto che l’avvocato e parlamentare di Fratelli di Italia Gianluca Vinci si chiede come fossero possibili tanti annunci quando il terreno di Gavassa, nei pressi di Reggio Emilia, dove sarebbe sorta la sede, era ancora un incolto campo di erbacce. Il parlamentare presenta un esposto anche perché trapela la mancanza di notorietà internazionale della società cinese e i possibili debiti della partner statunitense, con una dichiarazione della Consob americana circa l’alto rischio delle obbligazioni emesse da quest’ultima.
“Intervenga la magistratura per chiarire chi sono queste persone” chiede il deputato, “ci sono in ballo tanti denari pubblici e privati. Se le cose non stessero come ci raccontano saremmo di fronte al dilettantismo della politica e della amministrazione, questo al di là della buona fede o meno degli interlocutori imprenditoriali”.
La Procura di Reggio Emilia, con il pm Piera Giannusa, apre un fascicolo, incaricando il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria delle Fiamme Gialle di eseguire accertamenti fiscali sull’operazione. L'indagine è contro ignoti.
La società non ha mai neppure acquistato il terreno opzionato per l’insediamento.
Oggi arriva la fine. Un atto dirigenziale della giunta Bonaccini sancisce il ritiro dei 4,5 milioni di euro. E’ finita prima di iniziare. La Regione Emilia-Romagna, con una determina risolve l’accordo di insediamento. Infine straccia l’intesa siglata il 27 aprile 2022 per il mega polo produttivo anche su volontà stessa di Silk-Faw che avrebbe rinunciato al progetto.
Il lusso finisce in un fosso, probabilmente pieno di erbacce.
Vinci: “Si è trattato di una operazione che ha avuto fin da subito risvolti strani, un’impresa mista cinese e americana che doveva realizzare auto di lusso proprio accanto al più grosso impianto di smaltimento rifiuti a biogas era sinceramente singolare. Il fatto che Romano Prodi e Stefano Bonaccini avessero più volte ripetuto che era una grande occasione per Reggio non mi ha mai rasserenato sul buon fine dell’operazione, tanto che Fratelli d’Italia è stato l’unico partito a non votare a favore del cambio di destinazione d’uso di quell’area”.