Snap, Ipo da record: capitalizza oltre 33 miliardi - Affaritaliani.it

Economia

Snap, Ipo da record: capitalizza oltre 33 miliardi

Il debutto di Snap a Wall Street è la maggiore Ipo tecnologica negli Stati Uniti da quella di Alibaba nel 2014

Continua la cavalcata a Wall Street di Snap, la società alle spalle della app di messaggistica Snapchat. Dopo avere debuttato al New York Stock Exchange a 24 dollari per azione, in aumento superiore al 40% rispetto al prezzo di collocamento di 17 dollari per azione, il titolo ha continuato la sua corsa al rialzo, arrivando nei primi minuti di scambi fino a 25,20 dollari per azione. Al momento il titolo sale piu' del 44% circa a 24,61 dollari per azione.

Il debutto al Nyse, dunque, è stato un successoCon il balzo segnato in apertura la capitalizzazione di mercato, che al collocamento era salita a oltre 24 miliardi di dollari, è salita a 33,5 miliardi di dollari, cosa che ne fa la maggiore Ipo tecnologica negli Stati Uniti da quella di Alibaba nel 2014. Come detto, Snap aveva fissato ieri sera il prezzo di collocamento a 17 dollari per azione, sopra il range tra 14 e 16 dollari e inizialmente ipotizzato e all'interno della forchetta tra 17 e 18 dollari anticipata negli ultimi giorni. La societa' ha raccolto 3,4 miliardi di dollari, la cifra piu' alta dalla quotazione di Citizen Financial nel 2014 (il gruppo finanziario aveva rastrellato 3,5 miliardi) e la piu' alta per quanto riguarda societa' tecnologiche da Alibaba nel 2014 (il colosso cinese dell'e-commerce aveva raccolto 25 miliardi). A fine anno Snapchat aveva in media 158 milioni di utenti attivi al giorno.

I ricavi sono stati di 404 milioni di dollari, mentre solo tre anni fa le vendite erano sostanzialmente pari a zero. La societa' punta a raggiungere un fatturato di un miliardo di dollari nel 2017. L'Ipo di Snap potra' essere di buon auspicio per il mercato delle quotazioni: finora nel 2017 diciotto societa' sono sbarcate in Borsa negli Stati Uniti, raccogliendo complessivamente 9,2 miliardi, mentre nello stesso periodo del 2016 le Ipo erano state cinque, con una raccolta totale inferiore a un miliardo.

L'anno scorso e' stato un anno nero per i collocamenti negli Stati Uniti, con un totale di 111 Ipo e una raccolta di 24 miliardi, il minimo dal 2003. Nel 2016 le Ipo tecnologiche sono state 26, mentre, per fare un paragone, nel 1999 erano state 376 e nel 2000 erano state 258.

Intanto, sempre al Nyse, i titoli bancari si attestano ai massimi in quasi dieci anni a Wall Street e continuano a premere sull'acceleratore da quando Donald Trump ha vinto la corsa alla Casa Bianca, lo scorso novembre. Nonostante i modesti ribassi di oggi, l'indice Kbw Nasdaq Bank, che tiene conto dell'andamento dei titoli delle 24 maggiori banche americane, e' in rialzo del 3% circa e si attesta ai massimi dalla fine del 2007 e guadagna circa il 32% dall'8 novembre scorso, circa 20 punti percentuali in piu' rispetto ai rialzi messi a segno nello stesso periodo dallo S&P 500, il listino di riferimento di Wall Street. Tra i grandi istituti, quello in posizione migliore e' Bank of America, che dalle elezioni ha guadagnato il 50% circa.

A infondere ottimismo negli investitori e' il fatto che le prospettive del sistema bancario sono migliorate notevolmente, lasciandosi definitivamente alle spalle gli anni della crisi, e i vertici degli istituti pensano anche a reinvestire nelle loro attivita' e non solo a restituire piu' capitale agli azionisti. Si tratta di un cambio di rotta radicale dopo anni in cui hanno giocato per lo piu' in difesa. "Abbiamo la capacita' di migliorare i nostri conti, se si presentera' l'opportunita'. E questa e' una cosa che di certo non si vedeva in passato", ha detto Jonathan Pruzan, direttore finanziario di Morgan Stanley. Va detto che i risultati finanziari delle banche non hanno ancora messo a segno miglioramenti veramente significativi: tra i sei maggiori istituti, per esempio, solo JPMorgan Chase e Wells Fargo nel 2016 hanno riportato ritorni sul capitale superiori al 10%.

Gli investitori guardano anche alle promesse del presidente Donald Trump che, in campagna elettorale prima e nelle prime settimane alla Casa Bianca, ha ribadito la volonta' di alleggerire la regolamentazione finanziaria, in modo che sia meno stringente per le banche, eliminando o rivedendo buona parte della Dodd Frank Act, la riforma finanziaria varata dall'ex presiente Barack Obama in risposta alla crisi finanziaria. Standard meno severi consentiranno probabilmente alle banche di detenere meno riserve di capitale, cosa che potrebbe consentire loro di aumentare i ritorni e, di conseguenza, la redditivita'.

Gli analisti hanno alzato dell'11% circa le aspettative sugli utili dei sei maggiori istituti americani nel 2018. In linea con questo contesto di generale ottimismo, l'amministratore delegato di JPMorgan Chase Jamie Dimon, durante l'ultimo meeting con gli investitori, ha sottolineato che la crescita e' una priorita', insieme alla restituzione di capitale agli azionisti: "La cosa piu' importante che facciano e' investire nelle nostre attivita' e ci sono opportunita' ovunque per migliorare i servizi, il processo di creazione dei profitti e la visione del gruppo", ha detto.