Snapchat, Twitter e Groupon: il tech che non tira a Wall Street
Dopo lo sbarco in Borsa accompagnato dalle aspettative più rosee, i titoli hanno bruciato gran parte della capitalizzazione iniziale
Twitter e Snap sembrano non aver ancora trovato un business model in grado di convincere il mercato, caratteristica che accomuna i due gruppi con un altro “ex grande” dell’high-tech a stelle e strisce, Groupon. Il gruppo ha chiuso il terzo trimestre con un utile netto di appena 59 mila dollari (1 centesimo per azione al netto delle voci straordinarie), in linea con le attese, ma il fatturato, calato dell’8% su base annua a 634,5 milioni per la decisione di focalizzarsi maggiormente sul mercato domestico, ha deluso le attese (le previsioni medie erano di 644,7 milioni).
Nonostante negli ultimi 12 mesi il prezzo sia risalito del 38,5%, agli attuali 5,61 dollari Groupon non vale più di 3,13 miliardi, una frazione dei 16 miliardi di capitalizzazione a cui aveva chiuso il primo giorno di contrattazione a inizio novembre 2011, quando il titolo aveva chiuso a 26,11 dollari (contro i 20 dollari del collocamento).
Numeri deludenti anche per Tesla Motors: il produttore di auto elettriche americano fondato da Elon Musk ha chiuso il terzo trimestre con ricavi in crescita a 2,98 miliardi (dai 2,79 miliardi di un anno prima) ma è tornato ad accusare una vistosa perdita, superiore a 671 milioni di dollari, contro l’utile di 30 milioni dello stesso trimestre dell’anno passato. Al netto delle componenti straordinarie la perdita netta per azione è risultata pari a 2,92 dollari, ben oltre i 2,31 dollari di rosso attesi dagli analisti a fronte di ricavi per 2,95 miliardi. Anche in questo caso Wall Street ha punito il titolo che, già in calo rispetto ai 385 dollari toccati a metà settembre, è passato dopo i dati da 321 a 299 dollari per poi oscillare appena sopra i 300 dollari nei giorni successivi. Il business di Musk sembra tuttavia intrigare maggiormente gli investitori, visto che rispetto ai 17 dollari dell’Ipo del giugno 1010 il guadagno per chi avesse mantenuto i titoli in portafoglio sarebbe ancora del 1.676%.
Luca Spoldi