Economia
Sostenibilità: i fattori ESG entrano nelle strategie delle aziende
Nedcommunity e KPMG: cresce l'interesse delle aziende su ESG e sostenibilità, ma si può fare di più. Fondamentale il ruolo degli investitori
I fattori ESG (environmental, social, governance) entrano progressivamente nelle strategie delle aziende di grandi dimensioni
Il merito, oltre all’attenzione degli investitori, è da attribuire anche allo sviluppo normativo e, in particolare, al Decreto Legislativo 254/2016, che recepisce la Direttiva europea 2014/95, in base al quale dal 2018 gli Enti di interesse pubblico con più di 500 dipendenti sono obbligati a produrre un’informativa non finanziaria riguardante i temi ambientali, sociali, attinenti al personale, al rispetto dei diritti umani e alla lotta contro la corruzione attiva e passiva.
Stando alla ricerca realizzata in sinergia da KPMG e Nedcommunity, l’associazione italiana degli amministratori non esecutivi e indipendenti, componenti degli organi di governo e controllo delle imprese, su un campione di 205 aziende al secondo anno di applicazione del D.lgs, il 36% (74 società) ha demandato le responsabilità dei temi ESG a un comitato endoconsiliare.
Tra queste, il 72% ha assegnato tale compito al Comitato Controllo e Rischi, l’11% al Comitato Nomine e Governance mentre il restante 17% ha definito un Comitato di Sostenibilità ad hoc. I dati raccontano quindi una storia di progressiva integrazione, dove solo l’anno scorso i comitati di tipo endoconsiliare con responsabilità in ambito ESG erano poco meno della metà. Tuttavia, è importante notare come oltre 100 aziende ancora non abbiano formalizzato la propria governance rispetto a questi temi.
La maggior integrazione a livello di organi di governo si riflette positivamente su tutti i processi di pianificazione e gestione dei temi ESG, delineando un generale percorso virtuoso, guidato da un gruppo significativo di best practice, verso la definizione di approcci strategici integrati. Dalla ricerca emerge, infatti, una crescita sostenuta (+90%) rispetto al 2017 dei Piani di Sostenibilità formalizzati e strutturati (di cui il 12% integrato con il Piano Industriale), che tuttavia riguarda solo il 22% delle aziende analizzate.
Inoltre, il 53% delle società analizzate dichiara di aver implementato un sistema di identificazione e gestione dei rischi integrato, che include anche quelli di natura non finanziaria, con un aumento del 23% rispetto al 2017. Si nota, inoltre, come una più lunga esperienza di rendicontazione porti a una maggiore diffusione di questo modello. Nelle aziende con più di 2 anni di rendicontazione alle spalle, infatti, i modelli integrati risultano molto più diffusi (70% del campione con più di 2 anni di esperienza).
In sintesi l’analisi evidenzia come a fronte di un gruppo di aziende “best practices” che sta progressivamente integrando la sostenibilità all’interno dei propri processi gestionali, un numero ancora significativo di aziende considera il reporting non finanziario come un solo obbligo di compliance normativa.
ESG: le aziende di grandi dimensioni sempre più attente ai temi legati alla sostenibilità. Pierdicchi (Nedcommunity): "Il tema del cambiamento climatico sia ormai diventato un aspetto rilevante e urgente per molte aziende"
I risultati dell’indagine sono stati al centro del convegno organizzato oggi da Nedcommunity e KPMG con la collaborazione di UBI Banca, al quale sono intervenuti esponenti del mondo della finanza, delle istituzioni, del credito e delle imprese.
Dopo l’introduzione dell’Amministatore Delegato di Pramerica SGR Andrea Ghidoni, e del presidente di Nedcommunity, Maria Pierdicchi, sono state presentate alcune evidenze della ricerca. È emerso come, seppur con un’applicazione variegata, il 100% delle società abbia deciso anche quest’anno di adottare gli standard di rendicontazione GRI (Global Reporting Initiative) identificando, come previsto dallo Standard e dal Decreto 254, i propri temi materiali. Lo studio ha poi messo in evidenza i temi identificati come maggiormente rilevanti dalle aziende: temi del personale (salute e sicurezza 82%, formazione, valorizzazione e sviluppo del personale 80% e promozione della diversità 72% del campione), i temi ambientali (climate change 66%, efficienza energetica 58%, gestione dei rifiuti 39%), l’anticorruzione (82%), i rapporti con la comunità (70%) e la tutela dei diritti umani (57%).
Si osserva che anche quest’anno il 70% del campione ha scelto di pubblicare una relazione distinta, mentre il 18% ha optato per una sezione specifica all’interno della Relazione sulla gestione e il 10% ha riservato all’informativa non finanziaria una relazione distinta inclusa nel fascicolo di Bilancio. Infine, una piccola minoranza, il 2%, ha integrato le informazioni nella Relazione sulla Gestione rimandando esclusivamente ad altre sezioni. Nella sostanza la scelta di tenere la Dichiarazione non finanziaria separata dall’informativa finanziaria si conferma la più diffusa tra tutte le aziende del campione.
“La survey – osserva il presidente di Nedcommunity, Maria Pierdicchi – ha fatto emergere in primo luogo la tendenza delle aziende del campione a presidiare con crescente attenzione i rischi emergenti legati ai fattori ESG. In particolare, oltre l’80% delle aziende del FTSE MIB dichiara di poter contare su un modello integrato di gestione e monitoraggio dei rischi che considera anche i rischi ESG. Inoltre, appare evidente come, all’interno dei fattori ambientali, i rischi legati alle emissioni e al climate change risultino fra quelli più ricorrenti (più della metà del campione rileva rischi legati al climate change). Una conferma, questa, di come il tema del cambiamento climatico sia ormai diventato un aspetto rilevante e urgente per molte aziende. Tuttavia dall’analisi dei documenti si denota la necessità di un affinamento ulteriore dei framework di rendicontazione utilizzati, come ad esempio quello proposto dalla Task Force on Climate-Related Financial Disclosures (TCFD)”.
“La dichiarazione non finanziaria è passata da un tema di compliance a un crescente focus strategico sui temi ESG", ha detto ad Affaritaliani.it. il presidente di Nedcommunity, Maria Pierdicchi. "La sostenibilità entra sempre di più nei piani strategici. C’è ancora molto da fare: sono 210 le nostre imprese che fanno la dichiarazione non finanziaria, mentre in Spagna 800. I contenuti delle nostre dichiarazioni finanziarie sono tuttavia molto articolati. Noi come consiglieri non esecutivi in Nedcommunity dobbiamo cercare di portare sempre di più le aziende nel percorso di sostenibilità di lungo termine, cosa che oggi è un imperativo per tutte le aziende. Il nostro obiettivo primario è la governance intesa come governo dei rischi e di opportunità in materia di sostenibilità. La sfida è passare da una visione di rischio a una di opportunità. Gli investitori hanno un ruolo fondamentale nello spingere le aziende in questa direzione”.
"Agire con consapevolezza e determinazione nella direzione della sostenibilità - ha dichiarato Rossella Leidi, Vice Direttore Generale, UBI Banca - necessita del contributo di tutti, ovvero di ciascuno, secondo il proprio specifico ambito di incisività. Per UBI Banca, la creazione di valore economico sostenibile nel tempo e la generazione di valore sociale costituiscono un obiettivo e un impegno primario. La sostenibilità è parte integrante della visione strategica del Gruppo e attraversa tutte le dimensioni aziendali. Il Piano d’azione segue un processo strutturato di identificazione delle priorità strategiche con il coinvolgimento attivo dei diversi stakeholder".
PierMario Barzaghi, Partner KPMG Advisory, evidenzia come “i risultati raggiunti dopo due anni dall’introduzione del Decreto Legislativo 254/2016 sono positivi. Tuttavia, se da un lato un gruppo di aziende ha progressivamente integrato le politiche di sostenibilità all’interno dei propri processi aziendali, dall’altro ancora molte aziende interpretano l’applicazione del Decreto Legislativo 254/2016 come solo tema di compliance normativa non cogliendo l’opportunità strategica. L’auspicio per i prossimi anni, anche grazie alle crescenti richieste di investitori e società civile, è che vi sia una sempre maggiore consapevolezza da parte di tutte le aziende di come il reporting non finanziario sia un’opportunità di miglioramento del proprio posizionamento competitivo.”
Simone Chelini, Eurizon: "Accompagniamo le aziende, in questo momento di transizione, verso un’economia più sostenibile e più orientata ai risultati di medio e lungo termine"
"Eurizon Capital è molto impegnata nel dialogo con le aziende", ha detto ad Affaritaliani.it Simone Chelini, Head of Corporate Governance&Sustainability Eurizon. "Nel 2018 abbiamo svolto 600 engagement e di questi 135 solo su temi ESG; nella prima parte del 2019 gli engagement sono stati 300, di cui il 23% su temi ESG. Noi crediamo nel dialogo con le aziende in particolare su questi temi. Ci aspettiamo una collaborazione sempre più profonda tra emittenti e asset manager, riteniamo infatti ci sia un valore anche nell’engagement collettivo. Il fine deve essere quello di accompagnare le aziende, in questo momento di transizione, verso un’economia più sostenibile e più orientata ai risultati di medio e lungo termine. Eurizon è molto attenta al principio di materialità finanziaria: ovvero stabilire quale sia il fattore dal punto di vista finanziario sia più importante nella dialettica con lo specifico emittente che stiamo ingaggiando in quel momento".
Gallo, Italgas: "La sicurezza sul lavoro è per noi una delle priorità"
“Nel nostro piano industriale abbiamo 5 pilastri; 14 sono gli obiettivi che ci siamo dati e le azioni che abbiamo messo in atto sono più di 50”, ha detto ad Affaritaliani.it Paolo Gallo, Amministratore Delegato di Italgas. “La sicurezza sul lavoro (dei nostri colleghi e dei nostri fornitori) è uno dei temi a cui poniamo maggiore attenzione. In tre anni abbiamo fatto moltissimo, raggiungendo gli indici migliori della nostra storia; il nostro obiettivo è lo “zero infortuni”. Rispetto al tema della mobilità, abbiamo cambiato tutte le nostre autovetture che ad oggi sono tutte alimentate a gas metano. Crediamo infatti che l’utilizzo del gas metano e del bio metano possano incidere in modo molto positivo sul tema della sostenibilità".
Alberto Castelli, SGR del Gruppo Poste Italiane: "Poste è un’azienda che fa business, ma ha anche una vocazione sociale molto forte"
Alberto Castelli, SGR del Gruppo Poste Italiane, ha detto ad Affaritaliani.it: "Il piano strategico ESG si basa su sei pilastri fondamentali: integrazione e trasparenza, decarbonizzazione degli immobili della logistica, sostegno al Paese e al territorio, finanza responsabile, valorizzazione delle persone. Abbiamo una serie di obiettivi e azioni da portare a termine, identificati in base ai target definiti dalle Nazioni Unite a livello globale, e che si rifanno ai 17 obiettivi di sviluppo sostenibile. Poste è un’azienda che fa business, ma ha anche una vocazione sociale molto forte. In oltre 150 anni di storia, Poste ha contribuito allo sviluppo del Paese con temi come il risparmio postale. Gli sforzi fatti hanno già determinato dei riconoscimenti come l’ingresso nel Dow Jones Sustainability Index".
Armando Brunini, SEA: "Obiettivo zero emissioni da qui al 2050"
“Abbiamo raggiunto negli ultimi 10 anni importanti obiettivi, come la riduzione del 30% le emissioni della nostra infrastruttura”, ha detto ad Affaritaliani.it Armando Brunini, Amministratore Delegato SEA Aeroporti. “Con la comunità degli aeroporti europei abbiamo l’impegno di raggiungere “emissioni zero” entro il 2050; volgiamo inoltre lavorare per incrementare il passaggio dagli autoveicoli al treno o al trasporto pubblico per tutti coloro che si muovono da e per l’aeroporto; vogliamo lavorare sulla riduzione delle emissioni delle compagnie aeree attraverso un sistema di tariffazione che agevola e incentiva le compagnie con aerei meno inquinanti. Ci stiamo inoltre raggruppando con importanti player europei per una ricerca sui bio carburanti”.
Giulia Genuardi, Enel: "Sostenibilità: un impegno preso anni fa"
Giulia Genuardi, Head of Sustainability Planning and Performance Management Enel, ha detto ad Affaritaliani.it: “Enel è impegnata sul tema della sostenibilità da diversi anni. Oggi si può parlare di altre evoluzioni della sostenibilità anche nel mondo della finanza. Il processo ha previsto un rafforzamento della parte di rendicontazione della sostenibilità, a cui poi si è aggiunta nel corso del tempo la pianificazione della sostenibilità e, infine, l’integrazione delle tematiche ESG nel mondo industriale (le quali sono presenti all’interno del piano strategico presentato ogni anno ai mercati). Il nostro è un modello di business realmente sostenibile, che viene supportato da tutti i processi compreso quello finanziario. Gli obiettivi di sviluppo delle Nazioni Unite sono un rafforzamento di quelle che sono le linee guida di Enel: cambiamento climatico, innovaizone, infrastrutture, città sostenibili, crescita delle energie rinnovabili”.