Borsa, Milano -1,84%. Spread a 305. Crolla Carige. Asta Btp: tassi su - Affaritaliani.it

Economia

Borsa, Milano -1,84%. Spread a 305. Crolla Carige. Asta Btp: tassi su

Borsa in rosso, spread a 305 punti in chiusura dopo che l'asta dei Btp che ha segnato tassi in forte rialzo

Le turbolenze sui mercati internazionali anche oggi hanno pesato sugli indici europei, con Milano che ha pagato uno dei prezzi maggiori (-1,84%). All'indomani della seduta peggiore da febbraio, Wall Street non e' riuscita a ritrovare slancio, anzi e' rimasta sotto la pressione delle vendite. Stesso discorso per Parigi (-1,83%), Francoforte (-1,48%), Madrid (-1,6%) e Londra (-1,9% circa).

Hanno pesato il forte ribasso delle Borse asiatiche e i timori legati allo scontro commerciale Usa-Cina, ma soprattutto gli attacchi del presidente americano Donald Trump alla Fed (ieri ha detto che "e' impazzita", oggi che commette un grande errore inasprendo la politica monetaria). Sul Ftse Mib hanno inciso anche le tensioni sulla manovra finanziaria, con lo spread tra BTp e Bund che era salito fino a 310 punti (305 punti in chiusura, con i rendimenti al 3,58%).

A Piazza Affari hanno limitato i cali le banche (ma Carige ha registrato un calo del 6%) e ha svettato St (+1,98%), in rimbalzo dopo il crollo dei tecnologici alla vigilia. Male i petroliferi (Saipem -3,25%, Tenaris -4,22%, Eni -2,75%), con il calo del petrolio. I future a dicembre del Wti scendono del 2,48% a 71,22 dollari, quelli del Brent del 2,52% a 81,03 dollari al barile, dopo il rialzo delle scorte americane e la revisione al ribasso delle stime della domanda mondiale da parte dell'Opec.

L'onda lunga del calo azionario si e' sentita sul Forex, con il deprezzamento del dollaro: l'euro e' scambiato a 1,1554 dollari (1,155 in apertura e 1,1528 alla chiusura di ieri), e vale 129,635 yen, mentre il rapporto dollaro/yen e' a 112,198.

A Piazza Affari le banche hanno cercato di limitare i danni, riuscendoci solo in parte, dopo essere state protagoniste di ribassi molto marcati nelle precedenti sedute. Banco Bpm ha finito a -1,27%, Ubi Banca a -1,18, Intesa a Sanpaolo -2,47% e Unicredit a -1,78%(non ha aiutato il fatto che Banco Santander ha avviato la copertura con un rating "buy" e obiettivo di prezzo a 16,80 euro per azione, contro gli attuali 12 circa). Fuori dal listino principale Carige (-6,12%, dopo essere arrivata a cedere il 10%) ha risentito del downgrade di Fitch Rating a "Ccc+", sulla scia di una possibilita' di fallimento considerata "reale".

Male anche il comparto del risparmio gestito, che soffre dopo i dati sulla raccolta e in un mercato che da' poche soddisfazioni. Sotto pressione quindi Mediolanum (-2,88%) e Azimut (-3,69%), che pure ha messo a segno in settembre una raccolta superiore alle previsioni, ma, secondo gli analisti di Equita, piu' legata al contributo delle attivita' estere, che hanno compensato un mercato domestico debole.

Ancora debole il settore del lusso, gia' ieri penalizzato da un report di Morgan Stanley, secondo cui le quotazioni delle principali societa' sono alte, con multipli in media ai massimi da 23 anni, cosa che da' agli investitori opportunita' per vendere. Cosi' Moncler ha finito a -1,42%, Ferragamo a -3,38% e Ferrari a -2,23%, ormai associata al comparto lusso per via dei multipli, come aveva detto gia' in occasione dell'Ipo l'allora amministratore delegato Sergio Marchionne.

Fuori dal Ftse Mib male anche Brunello Cucinelli (-1,16%) e Aeffe (-1,16%). Tra i titoli a minore capitalizzazione, giornata da dimenticare per Astaldi (-19,39%), sulle possibili divergenze interne tra i consiglieri sul piano di riassetto (il titolo ha ceduto anche se la societa' ha smentito i dissapori), mentre e' andata bene per Bialetti (+16,37%), dopo l'investimento da 40 milioni di euro di Och-Ziff Capital Investments.

Il ministero dell'Economia ha collocato Btp per 6,5 miliardi di euro a tassi in forte rialzo. In particolare, il mercato ha assorbito 3,5 miliardi di triennali al 2,51% (+1,31%), 1,5 miliardi di settennali al 3,28% (+0,74%), 941,7 milioni di quindicennali al 3,66% e 558,3 milioni di trentennali al 3,79%