Economia

Srm-Contship, logistica e corridoi marittimi per migliorare l'intermodalità

Eduardo Cagnazzi

L'indagine dei tre organismi rileva l'importanza degli investimenti nelle infrastrutture portuali. Tre le regioni esaminate: Lombardia, Veneto e Emilia Romagna

Efficienza, competitività e sostenibilità. Su questi tre fattori si gioca il futuro del trasporto merci via mare in Italia. Tre fattori che presuppongono investimenti in infrastrutture per migliorare l’accessibilità delle merci ai porti, in servizi ferroviari a più alta frequenza, abbassamento dei costi marittimi e tra gli scali con i luoghi di produzione. A questa conclusione giunge uno studio sui corridoi marittimi di Srm, il centro studi legato ad Intesa Sanpaolo, e Contship. L’indagine fornisce un’analisi dei fenomeni che si registrano nelle principali tre regioni italiane che si servono del mare, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna nelle attività di import-export, e linee d’indirizzo alle istituzioni, alle imprese ed alle associazioni di categoria per migliorarne la competitività. Emilia Romagna (36,9%), Veneto (32,4%) e Lombardia (28,3%) rappresentano infatti oltre il 50% dell’interscambio in Italia ed esportano merce per un valore pari a circa 250 miliardi di euro, il 55% del totale nazionale. Lo studio rileva che il 31,1% del loro interscambio avviene via mare, in linea con la media del 37% registrata dall’Italia. E rileva ancora che dodici porti e sei autorità portuali hanno in gestione oltre 6 milioni di container l’anno, il 60% del traffico container italiano. Il porto di Genova figura quello prioritario per le imprese del Veneto (53%) e per quelle dell’Emilia Romagna (68%). Ma la più alta percentuale di traffico è dovuta alla movimentazione delle imprese lombarde: il 90% sceglie il porto della Lanterna, il 23% quello di La Spezia. Entrambi i porti liguri sono quelli più vocati per l’import, seguiti da Venezia. Tuttavia, rileva la ricerca di Srm e Contship, è ancora basso l’utilizzo dell’intermodalità: l’81% delle aziende delle tre regioni utilizza solo la strada per il trasporto dal luogo di produzione e distribuzione fino ai porti. Soltanto il 19% delle aziende usa l’intermodale. Più alta la percentuale strada-ferro per la Lombardia (33%), decisamente più bassa per Veneto ed Emilia Romagna, rispettivamente con il 6% e 17%. Il dato, spiega Alessandro Panaro (nella foto), responsabile Logistica ed Infrastrutture di Srm, conferma che in Italia solo 12 milioni di tonnellate della merce scambiate con l’estero viaggia su treno a fronte di 87 milioni su strada. Di qui l’importanza degli investimenti per sviluppare i trasporti via mare e migliorare l’accessibilità ai porti. Soprattutto per reggere il confronto con gli scali del Mediterraneo che da alcuni anni si stanno attrezzando con nuove infrastrutture, come Suez, Algesira e Tangeri. Investimenti, commenta Panaro, che dovrebbero riguardare anche una maggiore attenzione alla sostenibilità, alla disponibilità di servizi ferroviari più frequenti, alla rapidità delle operazioni a terra e d’imbarco. L’unica strada per le imprese di essere più competitive in un mercato in rapida trasformazione.