Economia

Tasse, statali a casa e tagli: la ricetta greca che ci vuole imporre l'Ue

Luca Spoldi

Il commissario Oettinger suggerisce per l’Italia la “cura letale” applicata alla Grecia

Poi il tesoro di Atene varò un buy-back sul proprio debito riacquistando (e cancellando) 45 miliardi di euro di bond al prezzo di soli 15 miliardi. Anche così ridotto, il debito continuava a pesare sempre di più a fronte di un Pil in caduta libera. Solo nel terzo trimestre 2013, dopo oltre 5 anni di recessione, il Pil greco, che nel 2009 era pari a 330 miliardi di euro, tornò a segnare una variazione positiva (+0,7%), chiudendo comunque l’anno in calo a meno di 240 milardi. Negli anni successivi il Pil continuò a calare fino ad un minimo di neppure 193 miliardi nel 2016. Nel frattempo era stata erogata un nuova tranche da 86 miliardi di euro di prestiti (e quindi di debito) in cambio di promesse privatizzazioni per 50 miliardi. 

Un terzo e per ora definitivo piano di salvataggio, con l’erogazione di 45 miliardi di euro da parte del Fmi, venne infine raggiunto lo scorso anno quando il rapporto tra debito (334,5 miliardi) e Pil (194,1 miliardi circa), nonostante haircut e buyback effettuati negli anni precedenti, era arrivato al 180% del Pil. Quest’ultimo accordo ha posticipato di 10 anni (dal 2022 al 2032) il rimborso dei 110 miliardi di prestiti originariamente concessi in cambio di un ulteriore allungamento del periodo di “sorveglianza avanzata” della Grecia da parte della “troika”, con l’impegno in particolare a mantenere un avanzo primario pari al 3,5% del Pil fino al 2022 e in seguito a rispettare le regole di bilancio Ue.  

Il conto totale della crisi greca è stato di 288,7 miliardi di euro, il debito/Pil nonostante un avanzo primario del 4,2% nel 2017 (un dato simile è stimato anche per il 2018) era pari a fine 2018 al 181,1%, il rischio di un nuovo “haircut” sul 30% del residuo debito greco è ancora dietro l’angolo, il peso delle pensioni sul Pil, nonostante continui tagli, è rimasta su livelli elevati a causa del crollo del Pil e dell’invecchiamento della popolazione. Se questa è la ricetta da applicare l’Italia, forse l’unica soluzione per gli italiani sarebbe lasciare il paese sinchè sono in tempo.