Economia
STM, non solo la crisi dei chip: scossone nella governance. Che cosa succede dopo le dimissioni di Tamagnini
Le dimissioni di Maurizio Tamagnini, vicepresidente del consiglio di sorveglianza della società, aprono la strada a un rimpasto dei vertici del colosso dei chip
STM, la crisi dei chip e le dimissioni di Tamagnini dal consiglio di sorveglianza: che cosa sta succedendo. Analisi
Mentre la guerra dei chip impazza tra Stati Uniti e Cina al fine di garantirsi la vittoria nella battaglia per Ai (intelligenza artificiale) più performante e competitiva, in Europa una tra le poche aziende in grado di competere nel difficile e ciclico settore dei microprocessori è al centro di una contesa tra gli azionisti per la governance. Si tratta di StM colosso dei chip italo-francese. Infatti con le dimissioni di MaurizioTamagnini, vicepresidente del consiglio di sorveglianza della società, il rimpasto dei vertici si fa più vicino dato che il governo italiano vuole avere maggiore influenza sulla gestione aziendale per dare maggior peso agli interessi del nostro paese.
Sullo sfondo i deludenti risultati di StM che ha visto nel 2024 un crollo dei ricavi del 23%, anche a causa delle difficoltà del mercato dell'auto dato che i suoi chip sono molto usati nel settore automotive. Tamagnini, che è anche ad del fondo Fsi, era entrato nel Consiglio nel 2014 ricoprendo importanti incarichi in StM. Ma come sempre accade nei momenti di crisi il suo operato, oltre a quello dell' ad di StM Jean-Marc Chery non ha soddisfatto il Mef (Ministero dell'economia del ministro Giorgetti), che detiene una quota del 27,5% della società attraverso una joint venture con la banca francese Bpifrance.
Del resto il governo italiano da tempo ritiene che StM abbia privilegiato gli investimenti in Francia rispetto all'Italia. E non è solo una sensazione dato che lo stabilimento di Agrate Brianza, finanziato dal governo italiano con oltre 700 milioni e dedicato alla produzione di wafer da trecento millimetri è stato penalizzato rispetto a quello di Crolles in Francia che grazie a maggiori investimenti è riuscito maggiori risultati.
Gli investimenti comunque parlano chiaro: 1,7 miliardi di dollari nel nostro paese contro i 3,9 miliardi per i transalpini in 5 anni. Ora StM punta sul taglio dei costi e i circa 3mila dipendenti di Agrate potrebbero essere dimezzati da piani di tagli e ridimensionamenti a cui però non aderisce l'ad Chery che ha aumentato il suo stipendio a 9,4 milioni di dollari. A pesare anche una class Action negli Usa che coinvolge lo stesso ad e il direttore finanziario Lorenzo Grandi, accusati di aver manipolato i bilanci per guadagna con la vendita di azioni. Secondo alcuni osservatori la mossa di Tamagnini potrebbe essere strategica per ristabilire la governance anche perchè il governo italiano non è contento della composizione del consiglio di sorveglianza dove solo tre membri (oltre a Tamagnini, dimissionario, siedono anche Paolo Visca, consigliere di Giorgetti e Donatella Sciuto del Politecnico di Milano) su 9 sono italiani. Per la carica di ad al posto di Chery si era fatto il nome di Nicolas Dufourcq, già presidente del consiglio di sorveglianza oltre che ad di Bpifrance (che controlla StM con al ministero dell’Economia).
Intanto gli Usa di Donald Trump si portano avanti per conquistare la supremazia nei chip per l'Ai. Infatti Nvidia, secondo il Financial Times che ha riportato le parole dell'ad Jensen Huang, prevede di investire centinaia di miliardi di dollari in chip made in Usa nei prossimi quattro anni. Infatti nella battaglia contro DeepSeek, il chatbot Ai cinese che si professa più competitivo della statunitense Open Ai, gli Stati Uniti stanno cercando di riportare la produzione di chip nel paese incentivando i maggiori produttori del mondo come la taiwanese Tsmc a investire negli Usa.
Convinto della strategia anche l'ad Huang che ha detto: "gli investimenti di Tsmc negli Stati Uniti rappresentano un notevole passo avanti nella resilienza della catena di fornitura di Nvidia". L'auspicio è che Italia e Francia riescano a trovare la quadra per il rilancio di un colosso dei chip come StM di cui l'Europa ha grande bisogno. In un anno il titolo StM ha perso oltre il 40% del suo valore.
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