Economia

Supereuro, Bce tira dritto: tassi invariati. Meno forte il tonfo del Pil 2020

Costo del denaro, Pandemic Program e quantitative easing confermati ai livelli di giugno. Moneta unica ancora su, sopra quota 1,20 dollari

“Un forte rimbalzo dell'economia dell'area dell’euro” (dopo la contrazione dell'11,8% da aprile a giugno, i mesi del lockdown) nel terzo trimestre che spinge la Bce a migliorare le stime di crescita del Pil dell'eurozona per quest’anno (da un calo dell'8,7% previsto a giugno all’odierno -8%) anche se “il livello dell'attività rimane ben al di sotto di quelli antecedenti la pandemia di coronavirus e le prospettive restino fortemente incerte", con l'aumento dei contagi che è un vento contrario per l'outlook della ripresa e l'incognita Brexit nonostante il buon apporto della risposta delle politiche economiche comunitarie, come il NextGeneration Ue in primis, e nazionali. Quindi, rimane la "necessità di un ampio grado di stimolo monetario per sostenere la ripresa economica e salvaguardare la stabilità dei prezzi nel medio termine”.

Motiva così il presidente della Bce Christine Lagarde la decisione del Consiglio direttivo che ha lasciato, come atteso dal mercato,  i tassi di interesse  invariati e confermato che la dotazione del programma di acquisto per l'emergenza pandemica (Pepp) a 1.350 miliardi di euro, indicando che gli acquisti proseguiranno almeno fino al giugno 2021 e, in ogni caso, finchè non riterrà conclusa la fase critica legata al coronavirus. Proseguiranno inoltre al ritmo di 20 miliardi di euro al mese fino a dicembre gli acquisti nell'ambito del programma di quantitative easing. Invariata anche la flessibilità negli acquisti degli asset

Decisioni che, complice il netto cambio di strategia delle scorse settimane della Federal Reserve sull'obiettivo d'inflazione su media flessibile, hanno spinto ancora al rialzo la moneta unica fino a 1,1975 dollari. Sul tema supereuro che minaccia l'export e i tentativi di ritorno alla normalità per l'economia del Vecchio Continente nella fase post-Covid, la Lagarde ha solo precisato che le variazioni del cambio saranno monitorate unicamente "per le possibili implicazioni sull'inflazione", dato che non rientra nel mandato dell'Eurotower il controllo fine a se stesso del tasso di cambio. 

"Abbiamo preso atto del cambio di strategia della Fed. Noi abbiamo iniziato lo scorso anno la nostra strategy review che abbiamo messo in pausa nel momento più duro dalla pandemia ma ora siamo per ripartire e avremo un seminario il 23 settembre", ha aggiunto la Lagarde sul tema.  "Siamo in ballo e siamo pronti a fare ogni sforzo per definire la nostra strategia - ha spiegato ancora - per assicurarci che la Bce sia pronta a realizzare il proprio scopo. Sarebbe tuttavia ingiusto da parte mia dire ora quali saranno le deliberazioni ma sicuramente ci sarà un forte focus sulla stabilità dei prezzi che è la chiave di volta di ogni banca centrale".

Sull'andamento dei prezzi, "le stime della Bce prevedono che l'inflazione crescerà a un ritmo annuo dello 0,3% nel 2020 (invariata rispetto a quanto calcolato a giugno, come quella per il 2022, ndr), dell'1% nel 2021 (in rialzo dal +0,8%) e dell'1,3% nel 2022". Mentre Il Pil, dopo il -8% del 2020, vedrà una ripresa poi al ritmo del 5% nel 2021 e del 3,2% nel 2022. A giugno le attese erano per una ripresa al 5,2% nel 2021 e al 3,3% nel 2022. Un quadro che al momento prevede che l'Eurotower "molto probabilmente utilizzi l'intera dotazione del Pepp". Strumento che assieme agli altri di politica monetaria non convenzionale, "ha funzionato bene: il livello degli spread e della dispersione fra le varie giurisdizioni sono tornati ai livelli pre-covid", ha sottolineanto infatti la numero uno della Bce.

E il segno meno davanti al tasso di inflazione ad agosto? “I rischi di deflazione si sono ridotti rispetto a giugno”, ha tagliato corto Lagarde che ha spiegato di non vedere la performance dell'inflazione su base annua ad agosto (negativa per lo 0,2% contro il +0,4% di luglio) come un presagio di uno sviluppo deflazionistico. Ciò che importa, ha sottolineato, "non è un singolo dato, ma le prospettive di inflazione a medio termine che indicano come i rischi di deflazione si siano ridotti a settembre rispetto a giugno". Quindi motivo in più per confermare l'attuale impianto di politica monetaria. 

Infine, nel comunicato contenente le decisioni di politica monetaria, La Bce ha confermato che reinvestirà il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del Pepp almeno sino alla fine del 2022. In ogni caso, la futura riduzione del portafoglio del Pepp sarà gestita allo scopo di evitare interferenze con l'adeguato orientamento di politica monetaria. Per quanto riguarda il Qe, gli acquisti continueranno a un ritmo mensile di 20 miliardi di euro, unitamente agli acquisti nel quadro della dotazione temporanea aggiuntiva di 120 miliardi di euro sino alla fine dell'anno.

Il Consiglio direttivo continua ad attendersi che gli acquisti netti mensili di attività proseguiranno finchè necessario a rafforzare l'impatto di accomodamento dei suoi tassi di riferimento e che termineranno poco prima che inizierà a innalzare i tassi di riferimento. La Bce intende continuare a reinvestire, integralmente, il capitale rimborsato sui titoli in scadenza per un prolungato periodo di tempo successivamente alla data in cui iniziera' a innalzare i tassi di interesse di riferimento, e in ogni caso finche' sarà necessario per mantenere condizioni di liquidita' favorevoli e un ampio grado di accomodamento monetario.

Il consiglio continuerà inoltre a fornire abbondante liquidità attraverso le proprie operazioni di rifinanziamento e resta pronto ad adeguare tutti i suoi strumenti, ove opportuno, per assicurare che l'inflazione continui ad avvicinarsi stabilmente al livello perseguito.