Economia

"Tavares è il Kylian Mbappé dell'automobile", un insulto al mondo ansimante

di Marco Scotti

Quanto è giusto pagare un amministratore delegato o un calciatore? Esiste solo il parametro economico-finanziario cui fare riferimento?

Nel 1980 questo rapporto era ancora in un ambito “comprensibile”: 45 stipendi base per farne uno da amministratore delegato. Ora il tappo è saltato definitivamente. Lo stipendio di Tavares non è alto in valore assoluto, ma riporta le lancette al “che mangino brioche” di Marie Antoinette mentre i francesi protestavano per il pane. Ricorda l’eccezionale ritratto dipinto da Alessandro Manzoni ne “I Promessi Sposi” per la rivolta al forno in cui viene coinvolto Renzo.

Non si vuole essere populisti, ma giusti. Esiste un’equità che deve essere sempre rispettata in un’epoca in cui la gente muore di fame e il Mediterraneo si riempie dei cadaveri di disperati che cercano un’opportunità in Italia e nell’Europa Meridionale. Non si vuole neanche lanciare proposta bizzarra come quella di costringere Tavares a devolvere parte dei suoi emolumenti ai meno fortunati. Diciamo, però, che una seria riflessione sul 99% della popolazione che arranca dopo il trittico terribile Covid-aumento delle materie prime-guerra tra Russia e Ucraina, deve essere affrontata. In maniera laica, senza preconcetti. Ma il modello di società che stiamo propugnando oggi è il simbolo di una restaurazione retriva e non certo di un processo di sviluppo, di crescita, di inclusività.

Per anni ci siamo riempiti la bocca con il termine “esclusivo”: questo hamburger è esclusivo, questa casa è esclusiva, questa macchina è esclusiva. Ma abbiamo dimenticato rapidamente l’origine del termine esclusivo, che è ovviamente il verbo “escludere”. E dunque viene da chiedersi: ma che società è, quella che punta all’esclusione degli altri e a un gruppetto di pochissimi che guadagna cifre imbarazzanti?