Economia
Tim, cresce l'ipotesi del raddoppio del titolo in Borsa. Ecco che cosa dicono gli analisti
Dal punto di vista della valutazione, il titolo della tlc per Cheuvreux viene scambiato su multipli "molto interessanti"
Tim, si prospetta un possibile raddoppio in Borsa. Ecco che cosa dicono gli analisti
In attesa dei conti e del nuovo piano industriale previsto per il 13 febbraio gli analisti di Kepler Cheuvreux danno vigore al titolo Telecom alzando il giudizio su Tim da hold a buy. Il mercato premia il titolo con un +4%. Oggi è la migliore blue chip di Piazza Affari anche se guardando le quotazioni di un anno fa il titolo è sempre sotto di un 9%.
Oggi comunque le cose vanno bene perché il target price dato da Cheuvreux è aumentato da 0,26 (quotazione attuale) a 0,35 euro. Tale prezzo implica un margine di rialzo a doppia cifra rispetto ai prezzi di Borsa (+30% circa), ma gli esperti non escludono che si possa anche essere più ottimisti, ipotizzando un raddoppio del titolo.
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"E' tempo di dare un altro sguardo a questa azione trascurata - dicono gli analisti- che scambia a uno dei multipli più bassi nel settore. Il corporate restructuring (ossia la ristrutturazione dopo la vendita della rete) è sulla buona strada e i fondamentali domestici stanno migliorando, con l'unità Enterprise e il Brasile come ulteriore motore di crescita. Con una visibilità decisamente più alta, aumentiamo le nostre stime e siamo sostanzialmente allineati alla guidance".
Questa la spiegazione per la promozione a buy. Nel dettaglio, per gli esperti i ricavi e l'Ebitda stanno crescendo più velocemente del previsto e gli analisti ritengono che nel quarto trimestre ci sia stata un'ulteriore accelerazione. Dal punto di vista della valutazione, il titolo per Kepler Cheuvreux viene scambiato su multipli "molto interessanti".
Quello che non viene menzionato nel generoso report è il convitato di pietra nelle attività Enterprise di Tim, ossia il nuovo gigante delle tlc italiano che sta nascendo dalla fusione tra Vodafone Italia e Fastweb che certamente darà filo da torcere a Tim sopratutto nel segmento dedicato alle imprese. Comunque oltre a fattori di business e di piano industriale, gli esperti vedono per Tim "altre rilevanti fonti di upside e catalizzatori che si potrebbero materializzare nel 2025-2026".
Tra questi "la probabile uscita di Vivendi (il maggior azionista con il 23,7%) dall'azionariato" e una "virtuoso ciclo di riduzione del debito" se la società riuscirà a incassare il miliardo che lo stato deve per il canone indebitamente pagato nel 1998.
Questo miliardo potrebbe anche servire per riprendere i pagamenti del dividendo, almeno per le azioni di risparmio, anch'esse in rialzo del 3,5%, che potrebbero essere convertite (opzione nell'aria da tempo) snellendo così la catena societaria. All'orizzonte non manca neppure il consolidamento del settore in Italia con Tim, scrivono gli analisti, che "potrebbe essere un beneficiario passivo o anche un target di takeover".
Quello che invece non è previsto è che Tim stessa possa diventare predatore nel consolidamento del settore. Opzione questa molto complicata avendo la società ancora 8 miliardi di debito e soprattutto circa 17 mila dipendenti, ossia almeno 7mila in più di Vodafone e Fastweb messe insieme.