Economia
Tim, il debito travolge Bollorè. Quel downgrade che azzopperà il raider...

Le conseguenze della "campagna d'Italia" su Vivendi e sulla storia personale del finanziere bretone
di Andrea Deugeni
@andreadeugeni
Com'è che si dice? Chi è causa del suo mal, pianga se stesso? La "campagna d'Italia" del finanziere bretone Vincent Bollorè, Paperone francese che molti descrivono come uno spietato raider di Borsa - skill che secondo le accuse della famiglia Berlusconi Bollorè ha messo ancora magistralmente a frutto - rischia di sottrargli di mano gli strumenti del mestiere. Ovvero quelli di mettere a segno rapide scalate a gruppi quotati, minimizzando l'esborso di capitale con un utilizzo disinvolto della leva finanziaria.

Già perché dopo che ieri la Consob di Giuseppe Vegas ha definito "di controllo" la partecipazione di Vivendi in Tim, il colosso transalpino dell'enterteinment - che ha nel proprio portafoglio marchi quello più conosciuto di Universal - dovrà probabilmente consolidare l'ingente debito Telecom: 25 miliardi di euro al netto della cassa, zavorra-monstre di cui nessuno dei manager italiani che si sono succeduti alla tolda di comando dell'ex monopolista è riuscito a liberarsi. Zavorra che è il grande problema delle quotazioni low cost del titolo Tim in Borsa.
Bene, anzi male per Bollorè. Perché appena Vivendi dovrà registrare nei propri libri contabili il fardello Telecom, per la società scatteranno i downgrade delle agenzie di rating che ne alzeranno il costo del finanziamento. Ora basso (ma ancora per poco) grazie alla politica monetaria della Bce.
Per intendersi, con l'attuale free cash flow, il raider francese che presiede e controlla Vivendi potrebbe estinguerne il debito, conservando ancora qualche centinaia di milioni da investire. Insomma, con un merito di credito notevolmente peggiorato, dovrà dire addio alla legeresse con cui bussava alle porte delle banche di mezza Europa per chiedere denaro e movimentava con facilità masse monetarie nelle proprie scorribande di Borsa.

"Stavolta Bollorè si è schiantato", scherzano gli addetti ai lavori nella City milanese. All'orizzonte ci sono i 300 milioni di multa potenziale per le mancate comunicazioni su Tim a Palazzo Chigi, la causa miliardaria con Mediaset su Premium, le minusvalenze galoppanti della partecipazione in Telecom e nel Biscione e il disegno strategico della Netflix europea ormai più che congelato (se non già in soffitta).
Una debacle completa. Ma le conseguenze sono ampie e salgono su fino a monte della catena, finendo per appiccicarsi a tutte le avventure future del finanziere fracese. A meno che Bollorè non metta in vendita gli ex gioielli italiani, perdendoci un fracco di soldi, ma limitando i danni. Almeno potrà continuare a fare il raider, il suo mestiere. Forse in maniera meno spietata e con un po' più di cautela.
