Tim, Recchi rimette le deleghe, ma non si dimette. Verso il private equity
Dopo i rumors che hanno interessato l'amministratore delegato Amos Genish, stavolta il cambio di governance c'è: il vicepresidente Recchi rimette le deleghe
di Andrea Deugeni
@andreadeugeni
Giuseppe Recchi lascia le cariche operative nel gruppo Telecom, ma rimarrà in Cda. Secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, il manager che nella compagnia telefonica controllata da Vivendi ricopre la carica di vicepresidente con deleghe su Telecom Italia Sparkle (cavi sottomarini) e sulla sicurezza ha rimesso le deleghe, ma non ha presentato le dimissioni. Le motivazioni risiederebbero nel voler percorrere altre strade professionali che secondo alcune indiscrezioni che però non hanno ancora trovato conferma avrebbero a che fare con il mondo del private equity europeo.
A fine settembre scorso, in occasione dell'arrivo alla guida di Telecom Italia dell'israeliano Amos Genish, al vicepresidente Recchi (già presidente di Telecom Italia) erano state affidate deleghe sensibili come quelle della presidenza del comitato strategico nonchè 'la responsabilità organizzativa della funzione Security preposta, fra l'altro, al presidio di ogni attività e asset rilevante ai fini della sicurezza e della difesa nazionale all'interno di Tim e delle altre società italiane del gruppo, in particolare Sparkle e Telsy'.
La scelta era caduta sul manager italiano anche per la decisione del Governo italiano di attivare i poteri speciali previsti nella normativa del "golden power" proprio relativamente agli asset strategici di Telecom. Intanto, un Cda lampo di Tim ha deciso di far partire il ricorso al Capo dello Stato sul golden power.
Si tratta, però, spiegano fonti vicine al dossier di una mossa procedurale che non pregiudica i rapporti con il governo (ripetuti gli incontri in questi mesi fra il Ceo Genish e il ministro per lo Sviluppo economico Carlo Calenda).
I termini del ricorso al presidente della Repubblica, infatti, sarebbero in scadenza domani mentre sono già scaduti quelli per il ricorso al Tar e, visto che il governo non ha ancora istituito il comitato per la sicurezza che avrebbe dovuto dare esecuzione al golden power (si tratta di un organo che dovrebbe essere coinvolto nei processi decisionali riguardanti asset rilevanti quali la rete), far partire il ricorso è solo una passaggio legale per tenersi aperta la strada in futuro di dar battaglia a Palazzo Chigi.
Approvato il 16 ottobre scorso dal governo, il provvedimento sul golden power è stato notificato a Tim il 2 novembre scorso. Le misure sono relative ai piani di sviluppo, investimento e manutenzione delle proprie reti e impianti e indicano anche l'obbligo di notificare ogni azione societaria che possa avere un impatto sulla sicurezza e funzionamento delle stesse infrastrutture.
Tim aveva mostrato subito una condivisione sulla linea dell'esecutivo comunicando dopo la notifica che le "misure adottate si pongono in linea con la strategia di Tim e rispetto ad esse la società manifesta la propria condivisione ed il proprio impegno". Intanto a Piazza Affari, il titolo continua a soffrire: a fine seduta il titolo Tim ha lasciato sul terreno l'1,2% a 0,726 euro per azione.