Economia

Tim senza rete: i tre assi (più uno) che Labriola ora può giocarsi

di Andrea Muratore

La cessione della rete alleggerisce di molto Tim. La strategia del Ceo Labriola tra clienti business, Brasile, 5G e cavi sottomarini. Vincerà la sua scommessa?

Tim senza rete: i tre assi (più uno) che Labriola ora può giocarsi

Tim ha ceduto la rete primaria e secondaria a Kkr scorporando gli asset contenuti in NetCo, e dal 1 luglio l’ex monopolista delle Tlc è dunque una compagnia alleggerita delle sue infrastrutture, della responsabilità di 20mila dipendenti e, soprattutto, di 14 miliardi di euro di debito. Fardello, quest’ultimo, a lungo pensato come potenzialmente bloccante per l’espansione delle attività del gruppo di via Negri. Scommettendo con la corsa alla sua riconferma sul completamento del deal con gli americani, il Ceo Pietro Labriola ha spinto con un nuovo piano industriale, “Free to Run”, che ora sarà messa alla prova del mercato. L’obiettivo: il ritorno all’utile con nuovi investimenti e core business che potranno essere sdoganati dal calo del debito. Essenzialmente su quattro direttrici principali.

Tim: ora rafforzare il servizio dell'area clienti per le imprese

Nel piano industriale di Labriola un primo punto è l’aumento del rafforzamento del servizio verso l’area clienti del mondo imprese. ServiceCo, la compagnia operativa del gruppo Tim che manterrà la vendita della connettività telefonica e Internet, non dovrà più sostenere i grandi investimenti infrastrutturali e di capex, da 1,3-1,4 miliardi di euro l’anno secondo i conti del gruppo, che ogni anno la rete imponeva ma potrà concentrarsi sulla marginalità della fornitura di servizi ai clienti privati, partendo soprattutto dal segmento enterprise.

La corsa all'innovazione di Tim, tra 5G e bando Pnrr

C’è poi il punto secondo, strettamente collegato al primo: quello della corsa all’innovazione. Tim mantiene la partecipazione nel business delle torri da socia di Inwit e può continuare a spingere sul 5G. La vittoria nel bando PNRR con Vodafone e Inwit fa ben sperare e in tal senso, oltre al 5G, la spinta potrà essere anche sulle tecnologie abilitanti. Tim si è di recente alleata con Google Cloud per sviluppare soluzioni di intelligenza artificiale funzionali a ottimizzare il business e sarà tutta da vedere come si svilupperà la partita dei data center e del cloud computing.

Tim, una gallina dalle uova... verdeoro

Terzo punto è quello dell’internazionalizzazione del business e della difesa delle fonti di entrate più promettenti, che contribuiscono a mantenere multinazionale Tim. La gallina dalle uova d’oro si chiama Brasile. Labriola lo ha ricordato di recente: “Deutsche Telekom, considerata un riferimento a livello europeo, genera il 75% dell’ebitda negli Usa e solo il 25% in Germania, che è un Paese per molti aspetti simile al nostro”, ha detto, facendo poi il parallelo con il caso del suo gruppo, ServiceCo, azienda “con il grosso del business che è generato all’estero, in Brasile, dove la nostra azienda è redditizia, perché agisce in un mercato con soli 3 operatori per un Paese che ha 310 milioni di abitanti ed è circa 30 volte più grande dell’Italia. E dove abbiamo pagato le licenze 5G una cifra equivalente a 300-400 milioni di euro, non 2,4 miliardi come in Italia”.

La via sottomarina: i cavi di Sparkle

Senza rete, del resto, Tim sarà meno dipendente dai flussi dati e servizi che sono generati dalle compagnie tecnologiche dominanti per traffico, accessibilità e occupazione della rete. Svincolandosi dai cosiddetti “Over the top” l’azienda di via Negri ha tre importanti linee di business a cui se ne può aggiungere una quarta, quella del consolidamento della costruzione di cavi sottomarini con Sparkle, partecipata dominante in questo settore strategico per la connettività e la geopolitica. Sempre che il Ministero dell’Economia e delle Finanze non decida di fare con il fondo spagnolo Asterion, interessato a Sparkle, ciò che ha già fatto con Kkr sostenendo un’operazione sistemica privata per capitalizzare il settore e sgravare Tim di un ulteriore fardello debitorio.

Via Negri ha comunque ben tre frecce, più una potenziale, al suo arco per fare business. Labriola ha puntato sul fatto che il gruppo non potesse più permettersi il peso della rete e dovesse guardare altrove. Dal secondo semestre di quest’anno capiremo se i risultati potranno dargli ragione.