Economia
Tim, sindacati a Draghi: "No a spezzatino". Calaza nuovo direttore finanziario
Cgil, Cisl e Uil chiedono l'apertura di un tavolo a Chigi sul futuro della compagnia telefonica, "in gioco 42.000 posti"
Cgil, Cisl e Uil scrivono a Draghi: "Preoccupati per futuro assetto di Tim e per livelli occupazionali"
C’è grande preoccupazione tra le sigle sindacali per il futuro di Tim. Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri, rispettivamente segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, hanno preso carta e penna e indirizzato una lettera dai toni decisamente allarmati al presidente del Consiglio Mario Draghi.
L’occasione è il consiglio di amministrazione dell’ex-Sip appena terminato e il cui principale highlight sarebbe, secondo alcune fonti, l’idea di rinunciare all’offerta di Kkr, più che altro perché la valutazione dell’azienda è ritenuta troppo bassa. Il nuovo amministratore delegato Pietro Labriola sta presentando al board il piano industriale su cui si leveranno definitivamente le incognite il prossimo 2 marzo. Al momento però si sa che il ceo vuole provvedere alla divisione della parte dei servizi (costituendo una ServiceCo) da quella della rete (NetCo).
TIM, CALAZA NUOVO CFO/ E' in corso da oltre cinque ore il cda di Tim chiamato a discutere del nuovo piano e della valorizzazione degli asset. Le varie ipotesi sono state esposte ai consiglieri, in attesa del consiglio del due marzo chiamato ad approvare il piano. Nei giorni scorsi è stata veicolata l'ipotesi di scindere la società in due, ServiceCo e Netco, e si è anche discusso di un'altra ipotesi, quella di valorizzare Telsy (cybersecurity), Noovle (cloud) e Olivetti (IoT) a parte. Sullo scorporo della rete, e il possibile smembramento del gruppo, i sindacati Cgil Cisl e Uil, con una lettera dal presidente del Consiglio, Mario Draghi, sono tornati oggi a manifestare il loro disappunto, invocando l'apertura di un tavolo a Palazzo Chigi. Intanto procede l'accordo con Open Fiber sulle aree bianche, a fallimento di mercato, anticipato dal Messaggero. Intesa che, essendo di natura commerciale, non deve necessariamente passare per il via libera del cda. Non si e' arrivati ancora a una definizione che, pero', dovrebbe arrivare a breve. L'accordo vertera' sulle aree bianche, a fallimento di mercato, ma, secondo quanto risulta a Radiocor, si discute gia' sulla possibilita' di un'intesa in seguito anche su quelle nere e grigie, senza escludere l'ipotesi di arrivare in alcune zone proprio ad accordi di co-investimento. Intanto al cda di oggi e' attesa la nomina del nuovo cfo: al posto di Giovani Ronca arriverà Adrian Calaza. Al termine del consiglio è attesa una nota. |
In questo modo si vorrebbero costituire due nuove entità: la prima sotto il diretto controllo dei francesi di Vivendi che rimarrebbero il primo azionista dell’azienda; la seconda maggiormente vicina a Cassa Depositi e Prestiti che a quel punto diventerebbe il vero “arbitro” della rete unica, essendo azionista di riferimento anche in Open Fiber. Non è un caso che il mese scorso il presidente della Cassa, Giovanni Gorno Tempini, abbia dettato anche i tempi (non più di 18 mesi) per portare avanti il progetto di rete unica prima che tramonti e diventi irrealizzabile.
Ma i sindacati sono in allarme. “Il 2 dicembre 2021 – scrivono nella lettera indirizzata al Governo - incontrando i ministri Giorgetti e Colao, abbiamo avuto modo di esporre le nostre ragioni sulla necessità di scongiurare uno spezzatino delle attività del gruppo. Un’azione che mal si confarebbe con gli importanti interessi strategici e di sviluppo del Paese e che lascerebbe potenzialmente sul campo migliaia di esuberi. I ministri ci avevano assicurato, vista la rilevanza e la complessità della situazione, non solo il loro impegno, ma anche di realizzare un celere aggiornamento sulla evoluzione del contesto riconvocandoci a breve. Purtroppo ciò non è avvenuto”.
Calcolatrice alla mano, secondo le sigle sindacali sarebbero in gioco i posti di lavoro di 42mila persone, quelle che operano nel perimetro di Tim e che potrebbero essere oggetto di un piano di esuberi. Cgil, Cisl e Uil, d’altronde, hanno ben presente quello che è successo nel mondo bancario (Mps in testa) e quanto sta succedendo nell’automotive, con la fusione tra Psa e Fca che si sta tramutando in un pesante fardello sia per gli operai dell’ex-Fiat, sia per tutto l’indotto e le catene di fornitura.
Inoltre, come ricordano anche Landini, Sbarra e Bombardieri, fu proprio Draghi nella conferenza stampa del 22 dicembre dello scorso anno a sostenere che ci sono tre tasselli fondamentali in Tim che devono essere tutelati: l’occupazione, la rete e la tecnologia. “Noi dobbiamo vedere cosa sta succedendo perché ancora non è chiaro - si legge nella lettera inviata al premier - ma la configurazione societaria a cui si dovrà pervenire deve raggiungere questi obiettivi”.
La preoccupazione è massima anche perché lo stesso Labriola nell’ultimo incontro con i sindacati, avvenuto lo scorso 10 febbraio, non avrebbe dato particolari garanzie sul tema dell’occupazione. “Non è ancora stato in grado di fugare i dubbi circa la decisione di cessione della rete – si legge nella missiva indirizzata a Draghi -. Ha anzi evidenziato gli evidenti, a suo dire, vantaggi dell’operazione in termini di recupero di competitività commerciale dell’azienda. Per quanto ci riguarda questa eventualità continua ad essere sbagliata sotto ogni profilo. Non è con la costruzione di tante piccole reti in fibra che l’Italia si doterà di una infrastruttura inclusiva, aperta, capace di garantire a tutte ed a tutti il diritto alla connettività”.
Insomma, il progetto è bocciato su tutta la linea. E i sindacati chiedono a Draghi di aprire immediatamente un tavolo complessivo per risolvere la questione. È una nuova grana industriale per il premier, uscito malconcio dalla lotta per il Quirinale e ora bisognoso di ripartire in fretta. Ma i dossier sulla scrivania continuano ad ammonticchiarsi e c’è il rischio che qualcuno, prima o poi, caschi a terra.
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