Economia
Tim, Vivendi scommette sulla rete. "Esercitiamo un'influenza notevole"

Sono passati sette mesi dall’ultima volta in cui Vivendi ha svalutato (di oltre 1 miliardo) la propria partecipazione, eppure sembra passato un secolo. Il colosso francese dell'enterteinment, infatti, “si è assicurato che non esistono indicatori suscettibili di lasciar pensare che la sua partecipazione in Telecom Italia abbia perso valore nel primo semestre”. Il che tecnicamente è corretto, visto che da inizio anno le quotazioni dell’ex monopolista telefonico italiano hanno recuperato circa l’8% e oggi salgono di un ulteriore 1,35% a 52,4 centesimi per azione contro i 48 centesimi di fine giugno.
Peccato solo che nel bilancio del gruppo francese che fa capo a Vincent Bolloré le azioni Tim siano iscritte a 1,0709 euro l’una, ossia il 104% in più dei livelli di borsa correnti. Stando così le cose sembrerebbe necessario un miracolo per evitare che, quando “Vivendi procederà al riesame annuale del valore della sua quota in Telecom Italia nel corso del quarto trimestre 2019”, la decisione non sia quella di un’ulteriore, robusta svalutazione.
Visto che i miracoli sono merce rara in borsa come nella vita reale, qual è la scommessa di Vivendi, oltre all’alleanza sulle torri di Inwit con Vodafone e il clima più disteso che da alcune settimane si respira all’interno del Cda di Tim tra i consiglieri (in minoranza) espressi dal gruppo francese e quelli (in maggioranza) legati all’alleanza tra il fondo Elliott Management e Cassa depositi e prestiti? Questi ultimi eventi in buona misura sono già scontati nelle quotazioni attuali e dunque difficilmente potranno fare da propellente ad un raddoppio delle quotazioni entro i prossimi 5 mesi.
Un’indicazione è stata fornita dal numero uno di Vivendi in persona, Arnaud de Puyfontaine che presentando la scorsa settimana i dati della semestrale del gruppo francese agli analisti ha avuto parole di apprezzamento per il Ceo di Tim, Luigi Gubitosi (che lo scorso novembre ha sostituito l’ex amministratore Amos Genish, indicato a suo tempo dai francesi) e la sua strategia. Una strategia che per de Puyfontaine riuscirà a far emergere il potenziale di Tim, “molto superiore” rispetto a quello che sconta attualmente la borsa.
Tutto molto bello e tutto molto in linea con le affermazioni del manager francese secondo cui impegno di Vivendi in Tim è “di lungo termine”. Di fatto, però, l’unica vera “scossa” che potrebbe venire alla valutazione di Tim in borsa è legato alla definizione del futuro della rete, su cui evidentemente Vivendi conta molto, ora che il pericolo di una guerra di logoramento tra soci pare tramontato. Del resto lo stesso Gubitosi qualche tempo fa, segnalando “indiscrezioni e ricostruzioni fantasiose” sul tema della rete unica tra Tim e Open Fiber aveva anticipato: “Ne parleremo con gli azionisti”, suggerendo di “aspettare la versione originale”, dopo che il Cda avrà approvato la proposta.
Cosa che potrebbe accadere a breve: a fronte di una struttura dell’accordo che pare ormai delineata, gli ultimi dettagli starebbero per essere messi a punto in questi giorni e un annuncio è atteso già a inizio agosto. Una valutazione “congrua” della rete di Tim (oltre che di Open Fiber) significherebbe dare maggiore visibilità ad un asset che a quel punto potrebbe anche ricevere una remunerazione delle sue Rab (Regulatory asset base, o Capitale investito regolatorio), migliorando dunque la propria redditività.
Non solo: unire gli sforzi pubblici e privati nello sviluppo della rete in fibra italiana “potrebbero accelerare il processo e far risparmiare denaro” ricordano gli analisti di Mediobanca Securities, per i quali il matrimonio Tim-Of sarebbe una buona notizia per entrambi gli operatori ma “anche per il Paese, a nostro avviso”. Con l’ulteriore pregio che l’eventuale quotazione del nuovo veicolo societario proprietario della rete potrebbe avere per gli azionisti di Tim e dunque per Vivendi, che “tenuto conto in particolare del 23,94% dei diritti di voto che detiene” considera dunque “di esercitare un’influenza notevole su Telecom Italia”.
Tale quotazione, infatti, consentirebbe a Tim di alleggerirsi di parte del proprio debito (oltre che di alcune migliaia di dipendenti), attraendo inoltre interesse da parte degli investitori in infrastrutture. Così se tutto andrà per il verso giusto, scommettono anche gli esperti di Piazzetta Cuccia, si potrà “sbloccare un valore significativo” e la valutazione della partecipazione di Vivendi in Tim potrebbe riavvicinarsi ai prezzi ai quali è attualmente iscritta in bilancio, dando ragione a de Puyfontaine e facendo tornare almeno in parte il sorriso a Bolloré, che da parte sua deve anche sperare che Mediaset riparte in borsa riavvicinandosi ai 3,7 euro per azione, livello a cui il 28,8% che i francesi possiedono è iscritto nel bilancio di Vivendi ma che è superiore di un euro alle quotazioni di borsa correnti. Ma questo è tutto un altro discorso.
Luca Spoldi