Economia

Timori nei mercati all'ingrosso: il caro energia mette in crisi il settore

L'ittico e l’ortofrutticolo lamentano di aver subìto perdite a causa dell’impennata dei prezzi delle forniture energetiche

Il caro energia impatta sull'intera filiera italiana dei mercati all'ingrosso: i dati dell’Osservatorio di Italmercati

Il caro energia preoccupa l'intera filiera dei mercati all’ingrosso in Italia e scoraggia i 2.500 operatori attivi nel settore ittico e ortofrutticolo. L'83% nel caso dei mercati ittici, l'87% nel caso dell’ortofrutticolo sostengono di aver subìto importanti conseguenze in seguito all’impennata dei prezzi delle forniture energetiche.

Sono questi i dati che emergono dall’Osservatorio di Italmercati, la rete che riunisce i più importanti mercati all’ingrosso del Paese. L'indagine scatta una fotografia della situazione attuale del settore in Italia rispetto al 2022 e al periodo pre-pandemia.

Tanti i fenomeni che hanno influenzato l’andamento del business negli ultimi anni come il conflitto in Ucraina, l’aumento dei prezzi delle materie prime e del gasolio, il caro energia e non da ultimo la maggiore presenza di eventi climatici estremi. In questo caso, a risentire maggiormente dell’effetto dei cambiamenti climatici sono gli operatori dei mercati agroalimentari rispetto a quelli dell’ittico: il 33% degli operatori dell’agroalimentare risultano molto preoccupati dell’impatto contro il 16% dell’ittico.

Andando nel dettaglio riguardo al settore ittico, 1 mercato su 3 ha riscontrato un peggioramento del volume di affari rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Differenza che diventa ancora più marcata se si prende in considerazione il periodo pre-pandemia: il 50% degli intervistati ha infatti evidenziato un calo delle vendite rispetto al 2019.

I prodotti che hanno subito una minor commercializzazione sono il cefalo, l’acciuga, la sardina, la seppia, la trota, l’orata, la spigola di allevamento e le mazzancolle. Guardando al futuro i mercati continuano a mostrare un atteggiamento pessimista, il 40% delle imprese del settore agroalimentare, infatti, prevede un calo ulteriore del volume di affari da qui a giugno 2023. Al contrario, sono cresciuti i quantitativi di vendita di pesce spada, palombo, cernia, dentice, ricciola, coda di rospo, molluschi Bivalvi, cozze e calamari.

Nonostante l’80% dei rispondenti all’indagine abbia dichiarato di aver registrato un notevole aumento dei prezzi, c’è chi vede con positività i prossimi mesi: secondo il 33,3% degli intervistati, il primo semestre del 2023 vedrà aumentare le vendite.

Quanto ai mercati dedicati alla vendita di frutta e verdura, anche qui è stato rilevato un peggioramento sia rispetto allo stesso mese del 2021 sia rispetto al periodo pre-Covid. Il trend, rilevato dalla maggioranza degli operatori, è causato tanto dal caro energia quanto dall’impatto dei cambiamenti climatici.

Frutta esotica, zucchine, pomodoro, lattughe, agrumi, mele, carciofi e cavolfiori sono i prodotti che hanno registrato un calo delle vendite maggiore e ben il 40% degli intervistati pensa che i primi mesi del 2023 saranno caratterizzati da un trend decrescente.

"L’impennata dei prezzi delle risorse energetiche e delle materie prime sta continuando ad avere senz'altro un forte impatto sulle attività della maggior parte dei mercati all’ingrosso di tutta Italia", ha dichiarato il Presidente di Italmercati Fabio Massimo Pallottini.

"In questa fase così delicata e cruciale per l’intero comparto, dobbiamo rimboccarci le maniche per superare definitivamente gli ostacoli lungo il cammino. Questo ci permetterà, nel breve periodo, di continuare a offrire prodotti freschi e sani ai consumatori, mentre, nel lungo periodo, di lavorare per non interrompere il percorso di trasformazione per rendere la filiera efficiente e digitalizzata. Il tutto non disperdendo le importantissime risorse del Pnrr".